30 maggio 2012
Tags : Giancarlo Gentilini
Biografia di Giancarlo Gentilini
• Vittorio Veneto (Treviso) 3 agosto 1929. Politico. Antesignano della tolleranza zero verso clandestini e delinquenti. Ex sindaco di Treviso (1994-2003). Dal 2004 al 2013 vicesindaco (ma nel cuore si è sentito sempre il titolare). «Io farei il dittatore».
• «Ex avvocato in pensione, è “lo sceriffo”, una leggenda vivente nel Nordest, più popolare di Cacciari, più amato di Bossi, che con i sindaci ci va cauto dopo aver definito Formentini “il nostro De Gaulle”, più che mai cauto con questo stizzoso spaccamontagne che un giorno lo chiamò per dirgli che Pontida “xè una storia da mona”» (Giancarlo Dotto).
• «Non è mai uscito dalla sua città» (Marisa Fumagalli).
• «Sono anni che le spara grosse. Un giorno barrisce che i clandestini vanno deportati “con i vagoni piombati” (con un occhio benevolo solo per le prostitute “navi scuola della gioventù”), un altro sbuffa che lo scrittore Comisso “in fondo el gera reciòn”, un altro ancora avverte gli ulivisti che saranno fatti fuori come i conigli con “un colpo secco alla nuca per non farli soffrire”. E sono anni che, mentre le sinistre insorgono scandalizzate, le destre la buttano sullo scherzo: è fatto così, non va preso sul serio, fa solo delle battute...» (Gian Antonio Stella).
• Ha invocato una «pulizia etnica contro i culattoni» (poi ammorbidita in «tabula rasa»), ordinato alla polizia municipale di arrestare le donne con il burqa e ammesso che «il ventennio» di amministrazione leghista a Treviso gli ricorda «il passato, la maschia gioventù che lavorava, faceva il suo dovere e obbediva alle leggi».
• «Nel 1997 oltre tremila persone scesero in piazza per protestare contro il provvedimento di rimuovere le panchine dai giardini per “eliminare la presenza di extraomunitari”. A questa Gentilini fece seguire numerose altre decisioni inconsuete, come quella di disegnare sull’asfalto delle strade degli enormi teschi per segnalare gli incroci più pericolosi. E inneggiò alla rivoluzione contro i campi nomadi per “eliminare i bimbi che vanno a rubare agli anziani”» (Laura Mattioli).
• «Tutte le volte partono gli inviati dei giornali, escono titoloni in prima pagina, la sinistra e i filosofi si indignano. Senonché, nella realtà, a Treviso nessuno ha mai sparato a nessun immigrato, neanche dopo che due clandestini hanno sgozzato e seviziato i due vecchi guardiani della villa di Gorgo. E invece a Castelgarden, appena fuori dalla città, c’è la moschea, e Treviso dà lavoro a centomila stranieri e ha persino fatto il gemellaggio con Timisoara. Perciò Gentilini è come Bossi, le spara grosse perché se no non si diverte» (Dell’Arti).
• «La stampa nazionale tratta Gentilini come una macchietta, ma sbaglia: Gentilini è molto amato dalla popolazione, conquista la maggioranza da solo. Lui ha una precisa idea di Treviso: deve superare in ricchezza Verona, Vicenza, Padova, disoccupazione zero, stazione ferroviaria pulita come e più delle altre piazze, niente islamici in bivacco davanti alle chiese, gli alpini sono la nostra gloria militare, tutte le nostre battaglie, vinte o perse, sono il nostro onore, guai a chi tocca la tradizione, i lavoratori stranieri possono entrare ma senza portare con sé pezzi delle loro civiltà» (Ferdinando Camon).
• Nel 2010 ha rifiutato di candidarsi al Parlamento europeo «perché buttarsi in politica significa piegarsi a compromessi e io sono un uomo dalla schiena dritta».
• Si è ritirato dalla vita politica nel 2013, dopo la vittoria del democratico Giovanni Manildo a sindaco di Treviso. «L’ultimo giorno di mandato è rimasto nel “suo” ufficio in municipio fino a mezzanotte meno un quarto. Come se volesse restare aggrappato fino all’ultimo a quel suo pezzo di vita. Quando se n’è andato, dicono, ha spento la luce» (Gian Antonio Stella).