30 maggio 2012
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Biografia di Guglielmo Gatti
• Brescia 21 luglio 1964. Studente. Condannato all’ergastolo ( in Corte d’Assise a Brescia, poi in appello il 20 giugno 2008, infine in Cassazione il 12 febbraio 2009) per aver ucciso a mazzate sulla testa gli zii Aldo Donegani e Luisa De Leo, scomparsi il 30 luglio 2005 (teste ritrovate in un bosco a Provaglio d’Iseo il 22 gennaio e il 25 novembre 2006).
• «Studioso, capace di eccellere in tutte le materie» (la maestra Domenica Tassi della scuola elementare “Colombo”), primo della classe al liceo («il punto di riferimento per tutti, soprattutto in matematica», raccontò un compagno), interruppe gli studi di ingegneria per volontà del padre, che gli impose di fare il militare (alpino in Alto Adige). Madre gravemente malata e padre non in ottime condizioni, finita la naja prese ad accudire i genitori per riprendere gli studi solo dopo la loro morte (giugno 2005).
• “Mani di forbice” il soprannome affibiatogli in carcere, prima del delitto appariva «un uomo ordinario. Educato. “Quando andavo dagli zii portavo il Ramazzotti o le paste”. Metodico: “Mangiavo sempre a mezzogiorno e alle sei di sera. Alle undici ero già a letto”. Magari un po’ incolore con quella camicia azzurrina che spunta dal golfino di lanetta grigia» (Fabio Poletti).
• Dopo l’arresto fu messo in isolamento nella struttura di Caston Mombello: leggeva «praticamente un libro al giorno», rifornito dal cappellano, e non usufruiva mai del quarto d’ora d’aria cui aveva diritto (Il Giornale di Brescia).
• Ha ammesso: «Una volta ho visto mia zia dalla finestra dare un bacio in bocca a un’altra donna... Un bacio come nei film. Non si preoccupavano di nascondersi. Ospitavano altre coppie, mi facevano squallore e tristezza».
• Si dichiarò innocente: «Lo scontrino trovato appallottolato sulla sua libreria, per tre confezioni di sedani rinvenuti accanto ai resti degli zii in fondo al passo del Vivione? “Non è mio e poi io non compro certa verdura”. L’avvistamento da parte di una famigliola in vacanza sui tornanti del Vivione? “In quel posto non ci sono mai stato. Si tratta di mitomani”. Le tracce di sangue in casa? “La prima volta che sono venuti i carabinieri non c’erano, poi sono saltate fuori. Magari le hanno portate con le loro stesse scarpe”» (Enrico Bonerandi).
• Sul suo cellulare i carabinieri riscontrarono solo cinque chiamate in un anno (Rep).
• La mansarda all’interno della villetta degli zii fu messa all’asta: unico erede, il nipote non potè ereditarla per indegnità di successione a causa del delitto, lo Stato ha invece mantenuto la proprietà dell’appartamento degli zii (Petenzi, cit.).
• Possiede anche un appartamento all’Aprica, in via Italia, e alla sua morte il padre gli lasciò un discreto quantitativo di denaro (Il Giornale di Brescia).