30 maggio 2012
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Biografia di Remo Gaspari
• Gissi (Chieti) 10 luglio 1921 – Gissi (CH) 19 luglio 2011. Politico (Dc). «Noi sì che sapevamo come governare un Paese e un territorio, sapevamo chi aveva bisogno di aiuto, di una spintarella, sapevamo, insomma, “fare del bene”».
• «È un pezzo del panorama abruzzese come il Gran Sasso» (Alberto Statera).
• Conobbe il padre Achille, emigrante in America, che aveva già dieci anni «Faceva il sarto, aveva un atelier sulla Fifth Avenue, serviva clienti come Clark Gable, tornava ogni dieci anni, faceva un figlio e ripartiva. Tre ritorni, tre figli. Quando a Gissi non ce n’era uno, lui volle cinque bagni. L’unico lusso. Io non me ne sono mai presi. Mai avuto una barca, mai andato alle Barbados, la casa di Roma l’ho ereditata da mio suocero» (Gian Antonio Stella) [Cds 20/7/2011].
Avvocato, iscritto alla Democrazia cristiana dal 1945, fu eletto deputato nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972, 1976, 1979, 1983, 1987. Svariate volte sottosegretario (alle Poste, all’Industria, agli Interni). Ministro dei Trasporti nel Rumor II (1969-1970), per la Riforma della pubblica amministrazione nel Colombo e nell’Andreotti I (1970-1972), della Sanità nell’Andreotti II (1972-1973), per i Rapporti con il Parlamento nel Cossiga II (1980), delle Poste nello Spadolini I e II e nel Fanfani V (1981-1983), per la Funzione pubblica nel Craxi I e II (1983-1987), della Difesa nel Fanfani VI (1987), per la Protezione civile nel Goria (1987-1988), per il Mezzogiorno nel De Mita (1988-1989), per la Funzione pubblica nell’Andreotti VI e VII (1989-1992).
• «27 volte sindaco di Gissi, paese del chietino con 3000 anime e uno svincolo autostradale costruito ad hoc. Oltre a “Zio Remo”, “Don Re”, “Duca degli Abruzzi” e “San Remo” venne definito l’inventore delle raccomandazioni» (Virginia Piccolillo).
• «Io aiutavo la collettività. Portavo lì le aziende. La società italiana vetro erano 3000 posti, c’era pane per tutti. Non raccomandavo, creavo occupazione».
• «Il mio Abruzzo ha avuto una cospicua crescita economica: strade e ponti, fattorie e grandi aziende, sviluppo, benessere. Un po’ di merito, forse, è del sottoscritto. Non una lira dello Stato è stata distratta a mio beneficio. In tutti i ministeri dove sono stato chiamato non ho mai intaccato e nemmeno aperto il fondo riservato. Altri se lo saranno messo in saccoccia. Io no. Io pagavo di tasca mia anche le cene degli autisti. Loro dormivano dove io dormivo, il conto d’albergo lo saldava Gaspari con i suoi soldi. Io proposi persino di andare all’opposizione. Si era al tempo del governo Spadolini e la situazione era così caotica che erodeva il nostro insediamento, la nostra forza. Nel mio Abruzzo ho usato sempre questa tecnica: quando i voti per governare sono risicati, via all’opposizione. L’opposizione rigenera e non ti fa fare pastrocchi. Non concordarono con la proposta di lasciare il governo e le poltrone perché c’era il benedetto problema dei comunisti. Io e Andreotti eravamo noti per essere i migliori conoscitori dell’apparato. A volte Craxi mi chiedeva consiglio per capirne di più. Mia moglie mi ha lasciato dopo 52 anni di matrimonio. L’ho persa, e sono convinto che il male l’abbia aggredita durante Tangentopoli, quando anch’io fui trattato come un delinquente» (da un’intervista di Antonello Caporale).
• «Il “colosso di Gissi” non è stato solo l’uomo politico italiano (secondo solo ad Andreotti) dal più lungo palmares: 10 legislature e 41 anni in Parlamento, 16 volte ministro in 10 dicasteri diversi, mai di primissimo piano ma sempre di grande peso elettorale. È stato per decenni il “faro” della Dc dal Conero al Gargano. Un faro monumentale, a righe orizzontali blu e bianche, come le leggendarie magliette che indossava, la panza che debordava di sotto, accasciandosi nelle sue arroventate estati sulle sdraio della mitica pensione “Sabrina” di Vasto, nel cuore del suo feudo. Un albergo alla buona (menù fisso, rigatoni, fritti di mare, pecorino) dove Remo Gaspari si muoveva come un barone alla mano tra modeste famigliole di operai veneti e coppie di pensionati piemontesi. Si svegliava alle sette, faceva colazione, si piazzava sulla terrazza a tenere ambulatorio con i suoi elettori, i suoi sindaci, i suoi consiglieri comunali, i suoi presidenti delle municipalizzate... Quando a un certo punto decideva ch’era l’ ora di andare in spiaggia, il codazzo lo seguiva dando vita a uno spettacolo indimenticabile quanto le cascate sull’ Iguaçu. Lui, sdraiato in canottiera a righe con un berrettino da marinaretto e i sandali da cui spuntavano dita polpacciose, i questuanti in fila sotto un sole furibondo, talvolta in giacca e cravatta, imbarazzati dal sudore che, per colpa dell’ emozione e dell’afa, inzuppava il colletto» (G.A. Stella cit.).