30 maggio 2012
Tags : Giorgio Gaslini
Biografia di Giorgio Gaslini
• Milano 22 ottobre 1929 – Borgotaro (Parma) 29 luglio 2014. Pianista. Compositore. Direttore d’orchestra. Circa quattromila concerti in tutto il mondo.
• All’età di 18 anni partecipò al primo festival jazz del dopoguerra, che si tenne a Firenze. L’anno successivo incise il primo album, Concerto riff (Emi). Successivamente ha collaborato con il cinema: colonne sonore per La notte (premiata con il Nastro d’argento), Un amore, La porta sul buio, Profondo rosso. Fu il primo titolare dei corsi di jazz al Conservatorio Santa Cecilia di Roma (1972-1973) e al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (1979-1980) «Quando ancora non c´erano cattedre di jazz nei Conservatori i miei corsi nel 1972-73 al Santa Cecilia sono diventati il vivaio di una nuova generazione jazz. E a fine anni Settanta a Milano, alla Sala Puccini, mi sono ritrovato con mille iscritti» (a Mario Serenellini) [Rep 3/6/2012].
• «La mia non era una famiglia di musicisti. Figlio di genitori separati, vivevo con mio padre e mio fratello. Un piano verticale troneggiava nel salottino e papà volle che il figlio maggiore prendesse lezioni. Ma mio fratello detestava sia la musica che l’insegnante. Avevo sei anni ed ero lì che m’intromettevo durante le lezioni, così mio fratello mi disse: “Chiedi tu a papà di studiare il piano”. E fu così che cominciai. Mio padre era giornalista, studioso dell’Africa. Quasi una premonizione: devo a questo l’estemporaneità del mio approccio alla musica, da Beethoven direttamente all’Africa. Avevo nove anni quando a Milano partecipai a un concorso per nuovi talenti. Pieno di paura, solo al piano, affrontai il pubblico e la commissione. Ma un giovane comico mi fece ridere. Era Walter Chiari, siamo diventati subito amici. Poi papà andò in guerra. Quando tornò, ci trasferimmo in un paesino della Brianza vicino Lecco. Dopo le lezioni, noi ragazzi andavamo sul lago nella casa vuota di un amico che un giorno mi sbalordì: “Quello che suoni tu si chiama jazz”. Così il mio viaggio musicale dall’Italia all’Africa passò all’America, per ritornare in Europa con un affascinante percorso. Avevo preso lezioni da Gino Negri, studioso di rango che lavorava con Fiorenzo Carpi. Negri mi disse che l’armonia l’avevo già dentro. Mi presentai in Conservatorio al primo corso di composizione. Un’aula buia con la luce che veniva dall’alto e quattro o cinque professori in commissione, conservatori e retrogradi, io timidissimo. Ma avevo già scritto cose piccoline che, dopo l’esposizione, presi a rielaborare improvvisando. “Non è roba tua questa!”, praticamente fui cacciato ed umiliato. Allora mi dissi: “Se jazz deve essere, che jazz sia”. Sono tornato in Conservatorio a 19-20 anni, ma in un momento magico con Claudio Abbado compagno di classe, Luciano Berio, Bruno Canino e insegnanti come Carlo Maria Giulini e Antonino Votto. In due anni e mezzo ho preso sei diplomi».
• «I miei amori musicali, da ragazzino, erano state le Sonate di Scarlatti interpretate da Carlo Zecchi alla radio e, mio primo acquisto d´un 78 giri, il mitico Earl Hines: era il pianista di Louis Armstrong, dalla tastiera traeva suoni di cornetta» (a Serenellini cit.).
• «Si è dimostrato capace di spaziare dal mainstream all’avanguardia più radicale, affiancando alle proprie composizioni una serie di riletture che vanno da Thelonious Monk a Lucio Battisti, da Robert Schumann a Patti Smith. Ha optato spesso per un’accorta contaminazione con umori popolari, classici e contemporanei. L’opera di Giorgio Gaslini rappresenta un momento centrale della musica contemporanea. Non solo, ma se oggi il jazz viene insegnato nelle università, se artisti come Paolo Fresu o Stefano Bollani suonano regolarmente nei maggiori teatri italiani, lo dobbiamo anche a questo lucido visionario che ha lottato per dare al jazz quella dignità che il conformismo accademico voleva negargli» (Alessandro Michelucci).
• «Fra le tante esperienze importanti che ho vissuto metterei senz’altro la prima esecuzione di Tempo e relazione (1957), la colonna sonora del film La notte di Antonioni (1960), il disco New Feelings (1966), realizzato insieme al Gotha dell’avanguardia mondiale, primo disco italiano votato sulla rivista statunitense Down Beat con il massimo punteggio, le fatidiche 5 stelle, le opere Colloquio con Malcolm X (1973) e Mister O (1996) e più recentemente il concerto-spettacolo U (Ulisse) che ho realizzato per il Festival Jazz di Terni (2003) con il mio quintetto, con il trio di Uri Caine, l’interpretazione di Marco Paolini e gli elementi scenici di Arnaldo Pomodoro. Un evento riconosciuto da tutti come tra i più unici e innovativi di questi anni, seguitissimo dai quotidiani, trasmesso in diretta dalla Rai (Radio3), ma irresponsabilmente ignorato dalle riviste specializzate. Misteri italiani. Aggiungerei il primo dei miei concerti in Cina (Pechino, 1985) e anche le prime esecuzioni al Teatro alla Scala del mio balletto Contagio e di altri due balletti e lavori sinfonici nelle principali stagioni musicali italiane».
• E poi il piano solo «È stato Oscar Peterson a incoraggiarmi, già una quarantina d´anni fa, a produrmi in concerti di piano solo: consuetudine, all´epoca, della musica classica, non del jazz. È così che sono stato invitato al festival di New Orleans, per due edizioni di fila, unico bianco ed europeo in mezzo a mostri sacri come Ella Fitzgerald, Count Basie, Sonny Rollins. Uno dei miei tanti espatri jazz, in novanta nazioni, Cina inclusa» (a Serenellini cit.).
• Tra i libri Tecnica e arte del jazz (Ricordi, 1982), Theleonious Monk. La logica del genio, la solitudine dell’eroe (Stampa alternativa 1994, ora Nuovi Equilibri 2003), Il tempo del musicista totale (Baldini & Castoldi 2002). Tre libri ne hanno raccontato la storia: Adriano Bassi in Giorgio Gaslini. Vita, lotte, opere di un protagonista della musica contemporanea (Franco Muzzio Editore 1986), Davide Ielmini nel libro-conversazione Giorgio Gaslini (Zecchini editore 2009) e Lucrezia De Domizio Durini in Giorgio Gaslini. Lo sciamano del jazz (Silvana 2009).
• Sposato con l’attrice di teatro Simona Caucia, vive a Borgotaro (Parma) con sette cani e altrettanti gatti. • Alla Biblioteca Manara di Borgotaro ha donato la sua collezione di musica jazz composta da cd, libri in tema e vinili (tra questi anche un Lp con dedica di Duke Ellington). Si è costituito così il Fondo Gaslini «Una collezione che è il risultato di una vita dedicata alla ricerca musicale» [Cds 4/1/2014].
• «L’opera di Giorgio Gaslini può senza dubbio considerarsi enciclopedica, non solo per numerosità (circa cento album e migliaia di concerti in tutto il mondo) ma soprattutto per importanza nel patrimonio culturale del jazz europeo. Il suo lavoro, mirato alla fusione tra musica jazz e musica classica, ha offerto vere e proprie pietre miliari che ascoltate oggi offrono ancora innumerevoli spunti verso un approccio contemporaneo praticamente immortale. (…) Gaslini non solo ha segnato un’intera epoca del jazz di casa nostra ma ha anche assunto quel ruolo, esattamente come è riconosciuto a Miles, di vero incubatore dei talenti nostrani» (Marco Losavio) [www.jazzitalia.net].