Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Riccardo Garrone

• Genova 23 gennaio 1936 – Grondona (AL) 21 gennaio 2013. Petroliere. Laurea in Chimica industriale all’università di Genova. È dottore honoris causa in Ingegneria chimica. Maturità classica al liceo Doria. Dal 2002 è stato presidente della Sampdoria.
• Figlio di Edoardo che fondò la Erg, il maggiore gruppo petrolifero italiano. Sponsor della Sampdoria di Paolo Mantovani dall’88 al 1994, quando i blucerchiati conquistarono uno scudetto (1991), una coppa delle Coppe (1990) e arrivarono a disputare la finale di coppa dei Campioni (sconfitta 1-0 ai supplementari contro il Barcellona nel 1992 a Wembley).
• «Papà è stato il primo laureato in Chimica industriale a Genova. Ha cominciato prestissimo, ha fatto la campagna saccarifera come dottore chimico nello zuccherificio di Porto Tolle, in Polesine. Poi nel 1938 ottiene dal podestà di Genova la licenza per il commercio di prodotti derivati dalla lavorazione del petrolio e del catrame».
• «Edoardo Garrone ha il senso dell’impresa e fonda la Erg, acronimo di Edoardo Raffineria Garrone. Ditta individuale, in località San Quirico, via Romairone, senza numero. Dice Riccardo: “Papà ci ha insegnato il rigore e la severità. Soprattutto con noi stessi”. Racconta una piccola storia di Natale: “Ero bambino, mi regalò un arco e le frecce. Mi disse: ‘Vai a giocare fuori’. Io dissi: ‘Sì, papà, subito’. Ma fuori faceva molto freddo e io volevo tirare lo stesso. Allora andai in cucina e di nascosto disegnai un cerchio sullo scuro della finestra. Papà se ne accorse, prese arco e frecce e li fece a pezzi davanti a me. Non dico quanto piangere. Ma lui disse: ‘Avevi dato la tua parola e non l’hai rispettata’. Ho raccontato spesso questo episodio: la lezione mi è servita. Le etichette non contano. Contano la serietà e la parola data. I miei figli, i miei amici, i miei collaboratori lo sanno. Conta l’impegno, il dovere. Sono stato anche candidato al Senato per il Partito repubblicano, ho ottenuto buoni consensi, mancavano solo mille voti per essere eletto. Meglio così...”. Diventa il numero uno della Erg a 27 anni. Nel 1963, in Norvegia, durante una battuta di pesca al salmone, muore Edoardo e il giovane Duccio, laureato in chimica industriale come il papà, prende in mano la grande azienda» (Germano Bovolenta).
• Il suo più grande cruccio sportivo fu, probabilmente, il rapporto con Antonio Cassano «accolto alla Sampdoria nel 2007, divenuto quasi un nipote adottivo secondo un rapporto di grande affetto, il 26 ottobre 2010 ebbe a ripagare Garrone con la peggiore “cassanata” di sempre: una sfuriata inaccettabile, al campo di allenamento, per il rifiuto a partecipare a una festa di club. Il presidente prima chiese la rescissione al collegio arbitrale di Lega, poi lo cedette al Milan. Di lì a poco, la retrocessione, mitigata dall’immediato ritorno in A. La riconciliazione è arrivata l’estate scorsa: in tempo, ma sempre troppo tardi rispetto ai sogni di entrambi. Tanto che ieri il campione ha voluto commentare con un messaggio rivolto direttamente al suo ex presidente: “Un dolore straziante, oggi è uno dei giorni più brutti e tristi della mia vita. Rimarrai per sempre nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre”» (Stefano Rissetto) [Sta 22/1/2013].
• «Fino all’ultimo, non aveva rinunciato a nessuna delle sue passioni e, soprattutto, a dire la sua su tutti e su tutto, senza mezze parole. Il che, a Genova, città dai toni eternamente bassi e dagli scontri più sotterranei che aperti, è sempre stato vissuto come una bizzarria. Eppure, in quel suo essere innamorato di Genova, ma mai veramente ricambiato da Genova, quasi in una ricerca continua dell’amore della sua città, di cui è stato fino all’ultimo un vero mecenate, c’è una delle chiavi di lettura di uno degli ultimi, veri, imprenditori del Ventesimo secolo. Uno di quelli alla Adriano Olivetti. Un imprenditore a tutto tondo, capace di spaziare dal petrolio – il core business – alle banche, dalle attività culturali allo sport, dalla lirica alla scienza, fino alla politica quando si candidò nel Pri. Gli è rimasto, fino all’ultimo, il carattere di un bambino: capace di entusiasmarsi per l’ultimo gioco di cui si è appassionato – dalla caccia, amore della vita, al calcio che gli ha regalato grandissime gioie e grandissime delusioni negli ultimi anni – e di battere i pugni per quello che non gli piaceva, dicendo e quasi urlando che il re era nudo. Senza risparmiare e risparmiarsi nulla. A volte anche eccedendo, fino all’ingenerosità. Capace però di riconoscere gli errori, mentre i suoi avversari non sono praticamente mai stati capaci di riconoscerne i meriti» (Massimiliano Lussana) [Grn 22/1/2013].
• Sposato con Anna Maria Campi. Sei figli.