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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Matteo Garrone

• Roma 15 ottobre 1968. Regista de L’imbalsamatore, Gomorra, Reality e a ultimo di The Tale of Tales (Il racconto dei racconti) con Vincent Cassel e Salma Hayek. Due volte vincitore a Cannes.
• Figlio di Nico Garrone, critico teatrale di Repubblica, e di una fotografa. Giovane promessa del tennis, poi abbandonato per un infortunio. Diplomato nel 1986 al liceo artistico ha lavorato a lungo come operatore. Molti anni dedicati alla pittura «L’attitudine a organizzare mi è rimasta da quando giocavo a tennis. Da ragazzo avevo un quaderno in cui segnavo meticolosamente le caratteristiche dei miei avversari, le note temperamentali e persino i loro rapporti con i genitori, per capire come potevano affrontare la partita. Prevedevo eventuali reazioni inaspettate. Tutti i pomeriggi, dopo la scuola, andavo agli allenamenti in bicicletta e nel tragitto rivedevo gli errori del giorno prima. Il set per me è la partita, prima di girare Gomorra avevo ideato uno schema che corrispondeva a quello del tennis e, in tante tasche di plastica inserite sul tabellone, avevo messo dei cartoncini colorati per visualizzare l’andamento del film e le fotografie delle scene già girate». Per controllare tanta meticolosità ha trovato uno speciale accordo con il produttore: «Mettiamo da parte una quota del budget complessivo in modo che, se al termine delle riprese non sono soddisfatto, si può tornare a girare per altre tre settimane senza ulteriori investimenti. Se invece tutto funziona, allora risparmia il trenta per cento». Fino ad ora non è mai capitato.
• Esordio nel 1996 con il cortometraggio Silhouette vincitore del Festival Sacher di Nanni Moretti. Poi Terra di mezzo (1997), Ospiti (1998), Estate Romana (2000). Nel 2002 arriva al grande pubblico con L’imbalsamatore, noir che racconta la perversa storia d’amore fra il tassidermista Peppino (Ernesto Mahieux) e il suo giovane allievo (Valerio Foglia Manzillo). Primo amore (2004) scritto assieme a Vitaliano Trevisan, anche protagonista, è stato premiato a Berlino per le musiche della Banda Osiris «Garrone conferma il suo statuto di autore, rivelato con L’imbalsamatore di cui continua il discorso (lo squallore della provincia italiana profonda) e lo stile alto, prezioso e “firmato” persino con civetteria, ma non formalistico: fa da motore al racconto» (Il Morandini 2009).
• Le sue opere traggono spunto dalla cronaca: L’imbalsamatore era ispirato all’omicidio nel 1990 di Domenico Semeraro, detto il “nano” di Termini; Primo amore alla vicenda di Marco Mariolini, l’antiquario di Brescia che uccise la fidanzata dopo averla portata
• Nel 2008 esce Gomorra, dal libro di Roberto Saviano, Grand Prix al Festival di Cannes 2008 e scelto per rappresentare l’Italia all’Oscar: «Ho tentato di raccontare l’umanità dei personaggi e i loro conflitti interiori, di descrivere quella zona grigia in cui tutto si confonde e il bene sconfina nel male e il lecito nell’illecito».
• «Amarcord di Federico Fellini, Roma città aperta e Germania anno zero di Roberto Rossellini, Ladri di biciclette e Sciuscià di Vittorio De Sica, La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri, La grande guerra di Mario Monicelli, Il sorpasso di Dino Risi. Cos’hanno in comune questi film italiani? Nulla, a parte il fatto d’essere unanimemente considerati dei capolavori. Ecco, io credo che da oggi a questa lista bisognerà aggiungere Gomorra di Matteo Garrone» (Sandro Veronesi il 16 maggio 2008, giorno d’uscita nelle sale).
• «Con Gomorra Matteo Garrone ha costruito un’opera drammaticamente efficace per realismo e verità, con ottimo talento visivo, con un linguaggio perfetto a rappresentare quel girone dell’inferno, un micromondo dalle regole precise e orribili, con gesti, parole, luoghi, mercato, vita tutta, traducibili e comprensibili soltanto dall’interno (...). La parola sarebbe “docufiction”, qualcosa più del documentario, qualcosa meno del cinema. Comunque, va ribadito, di qualità alta» [Pino Farinotti, Storie di cinema, Morellini e Gelmini editori, p.260]. «È un film “senza”. Senza linearità, senza protagonista, senza attori noti (tranne uno, ma per pochi), senza scene-madri, senza sensazionalismi (tolto l’avvio), senza variazioni di tono, senza prediche, senza catarsi» [Il Morandini 2009].
• Nel maggio del 2012 viene convocato dalla Procura di Napoli in seguito alle dichiarazioni del pentito Oreste Spagnuolo, che in un’intervista era stato categorico: «Senza il pizzo alla camorra, il film Gomorra non sarebbe stato girato». Lo stesso Spagnuolo aveva riferito agli inquirenti di un incontro tra Garrone e Alessandro Cirillo, boss agli arresti domiciliari, all’epoca reggente del clan Bidognetti, e di aver saputo da Cirillo del pagamento di un pizzo da 20 mila euro perché le riprese girassero “lisce come l’olio”. Il produttore del film, Domenico Procacci, esclude da subito, e categoricamente, che ci sia stata una richiesta e tanto meno il pagamento di somme di denaro, mentre Garrone ammette di aver incontrato il boss «Sì, l’ho detto anche ai magistrati. Ma non sapevo che fosse agli arresti domiciliari. E comunque ci sarei andato lo stesso... eravamo nel 2007, prima di girare Gomorra. Dovevo documentarmi, dovevo capire quel mondo. Anche quando volevo fare un film su Fabrizio Corona ho passato dei giorni a casa di Lele Mora in Costa Smeralda. Non c’è niente di male» (a Ferruccio Sansa e Nello Trocchia) [Fat 16/5/2012]. Dopo Gomorra il regista aveva infatti annunciato un progetto di film, poi abbandonato, ispirato alla vicenda di Fabrizio Corona. Al suo posto uscirà invece Reality, Grand Prix al festival di Cannes 2012 «All’inizio mi interessava il legame tra personaggio e persona. Corona interpreta un personaggio e poi non riesce più a trovare il confine tra il personaggio che interpreta e quello che è. In lui tutto si mescola. Mi affascinava il tema dei corpi che si trasformano, delle Metamorfosi, come quelle di Ovidio (…). Ma non siamo riusciti a trovare calore in quei personaggi, e poi sentivamo che la cronaca era troppo invasiva e quindi rischiavamo di essere manipolati... Invece, con il personaggio di Luciano ho trovato subito un’intesa, anche se alcune cose di quel vecchio materiale mi sono tornate utili. In fondo il tema è lo stesso, ma è cambiato il punto di vista: con Reality guardiamo quel mondo da fuori, mentre il primo tentativo era di raccontarlo da dentro. A un certo punto mi sono imbattuto in una storia realmente accaduta, che è diventata la struttura di questo film» (a Emiliano Morreale) [Ven 21/9/2012].
• «Calano gli ascolti, l’edizione italiana del Grande Fratello si prende una pausa di riflessione. Per i registi resta la solita macchina che produce illusi. Chi si inganna sul proprio talento letterario è sulla via della Salvazione, chi partecipa alle selezioni per entrare nella casa è sulla via della Perdizione. Gli illusi esistevano anche quando Luchino Visconti girò Bellissima con Anna Magnani. Negli anni 50 il trampolino del successo era il cinema, complice il neorealismo e i suoi attori presi dalla strada. Aniello Arena invece è preso dal carcere di Volterra, giusto per introdurre un tocco di reality nel film che parla di reality. Ha la parte del pescivendolo Luciano, che nei ritagli di tempo organizza truffe con i robottini da cucina. Smanioso di entrare nella casa, si convince che i selezionatori stiano facendo un supplemento di indagine. Comincia quindi a comportarsi da persona onesta e caritatevole. Questa era l’idea buona per il film, purtroppo trascurata dagli sceneggiatori (che hanno dimenticato anche il finale, “pur avendone scritto più d’uno”). I matrimoni con colombe che si alzano in volo, la sposa e gli invitati sovrappeso, le cascate e i ponticelli smascherano l’intellettuale in visita alle classi popolari» (Mariarosa Mancuso) [Fog 6/10/2012].
• Nello stesso anno ha fatto parte della giuria della Mostra del cinema di Venezia. In seguito alle polemiche per la mancata premiazione del film di Marco Bellocchio Bella addormentata
(vedi scheda Marco Bellocchio), ha dichiarato «Per Gomorra ho preso un sacco di premi, ero stato scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar, poi è successo che non sono nemmeno entrato nella short list pre-cinquine. Che ho fatto? Niente. Mi avete sentito dire qualcosa? No. (…) Una cosa, al momento, è certa, anche se magari è dettata dalla stanchezza del momento: “Non voglio fare più il giurato, soprattutto in un festival italiano”» (Fulvia Caprara) [Sta 10/9/2012].
• Sempre nel 2012 produce Pranzo di ferragosto, esordio cinematografico del suo sceneggiatore e aiuto-regista Gianni Di Gregorio.
• Nel 2013 gira il suo primo spot pubblicitario del profumo da uomo Bulgari (Daniele Ciprì è il direttore della fotografia).
• «Si vorrebbe poter allontanare l’universo mostruoso ripreso da Garrone, chiudere gli occhi, voltare la testa. Ma non si può: eccolo lì, proprio davanti a noi, appena appena il nostro sguardo si sveglia, e la nostra coscienza sfugge al torpore innescato da spot e tv. È il cinema, bellezza, quello vero: quello che riaccende la mente, bucando la falsa superficie della realtà per tentare di arrivare, finalmente, alle cose stesse» (Luigi Paini).
• «Il cinema di Garrone è all’apparenza ricco di personaggi fuori dal comune, estremi. Un meticoloso orafo vicentino che costringe la sua amante a diventare anoressica (Primo amore); un imbalsamatore dalle sembianze ingenerose ossessionato dal suo aitante apprendista (L’imbalsamatore); due ragazzi che imitando Scarface rubano armi alla camorra “giocando alla guerra” (Gomorra); un pescivendolo che in attesa di una chiamata “certa” dal Grande Fratello sviluppa un misto di paranoia e schizofrenia delirante (Reality). Il loro habitat è descritto di conseguenza. Il Veneto inghiottito dalle ombre di Primo amore. Il casertano postatomico contrapposto all’uggiosa e lovecraftiana Cremona di L’imbalsamatore. La degradata ma a tratti sgargiante periferia napoletana, inquietante mix di postmodernità e arcaismo plebeo, di Gomorra e Reality. I luoghi, anche quelli minimi come un centro estetico, una piscina o l’interno involgarito di una casa del 700 (dove abita Aniello Arena in Reality, per intenderci) sono la proiezione architettonica, o urbana, del mutamento antropologico; per questo nel cinema di Garrone sono così pulsanti e vivi, diremmo organici come la materia biotecnologica di un racconto di fantascienza» (Mauro Gervasini) [mymoves 3/10/2012].
• «Un film è un viaggio e io lo faccio così, inserendomi nei luoghi, spiando le persone, le loro storie: le idee e le immagini vengono un po’ alla volta, si intersecano, ti inseguono. Mi piace il cinema visivo, il film è pittorico, le parole si modificano».
• Sul set di Gomorra ha conosciuto la sua compagna, dalla quale ha avuto il figlio Nicola: «Nunzia mi è stata molto utile nella scelta degli interpreti: io ero orientato verso facce forti, contadine, mentre lei mi ha spiegato: guarda che i camorristi erano così vent’anni fa, oggi sembrano ospiti televisivi, si depilano, portano l’orecchino, vogliono assomigliare ad un calciatore. Così ho cambiato il cast». Il 24 settembre 2008 il film è stato scelto come candidato italiano agli Oscar 2009. La notizia è arrivata a Garrone mentre stava giocando a calcio: «Me l’ha detto la mia compagna, ha capito che avevo quasi vinto l’Oscar».
• «Sono stato fortunato, sia con Gomorra che con Reality mi è capitato di trovare in giuria gente sensibile al mio modo di esprimermi» (Caprara cit.).