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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Giuseppe Gallo

• Rogliano (Cosenza) 16 marzo 1954. Pittore, scultore.
• «Io cerco un modo di lavorare che non sia finito. Mi sento come una madre che mette al mondo un figlio senza commettere l’errore di volerlo possedere, ma lasciandolo completamente libero; un quadro, quando lo realizzo, deve avere la possibilità di generare altre cose, altre idee».
• Ha sperimentato linguaggi diversi, ma rimanendo fedele alle tecniche e ai materiali classici, come la pittura ad olio della tradizione italiana e l’encausto (che si ottiene manipolando i pigmenti con la cera fusa, per poi applicarli a caldo sulla superficie). «Posso dire che sono nato con la cera, mio padre era architetto, ma anche apicultore, aveva un laboratorio di chimica e un altro di falegnameria. La cera è una materia che si purifica da sola, puoi inquinarla quanto vuoi, ma se la immergi nell’acqua torna pulita. Lavoro su due versanti, encausto e olio, e credo di avere scoperto un modo per legarli insieme» (ad Arturo Carlo Quintavalle).
• Mentre studiava Architettura a Roma, fece amicizia con Ceccobelli, Dessì, Bianchi e Nunzio e tutti insieme formarono il Gruppo di San Lorenzo. Nel 2007 Eccher gli curò un’antologica al Macro di Roma. «Tutte le figure ricorrenti del teatro allestito da trent’anni dall’artista di Rogliano, ma dal 1976 presente a Roma, compaiono in Memoria retrospettiva, 34 dipinti disposti sul muro a formare una costellazione. Ecco, dipinti, due degli Eroi, le sedie in bronzo, le foglie numerate, una sorta di tassonomia dell’autunno. Le lettere, come figure, a svelare che “Gallo è pazzo”. Fino alle filiformi, oscure, inquietanti, silhouette degli onnipresenti satiri. E alle 12 tavole, una per ogni mese, delle Dita della mente (paravento che si tiene in bilico su 24 uova) che dispiegano il tempo rallentato della sua pittura: astrazione e figurazione, geometria e natura, materia pastosa e segno appuntito, simbolo e forma muta, si rincorrono sul piano. E all’evidenza dell’immagine in primo piano fanno da contraltare le figure raschiate via in una pittura “per via di togliere”» (Carlo Alberto Bucci). (a cura di Lauretta Colonnelli).