Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Gallinari Prospero

• Reggio Emilia 1 gennaio 1951. Ex terrorista. Delle Brigate Rosse. «Eravamo clandestini per lo Stato, non per le masse. Vi piaccia o non vi piaccia era così l’Italia di quegli anni, altrimenti un’organizzazione come la nostra non avrebbe potuto restare in piedi per tanto tempo». «Prospero Gallinari mi disse, e io gli credo, che i dirigenti dei sindacati delle fabbriche sapevano dove stavano i brigatisti. Nessuno di loro ha parlato, tranne uno, Guido Rossa; e l’hanno ammazzato. Secondo Gallinari, erano mille i militanti di sinistra a conoscere la prigione di Moro» (Francesco Cossiga).
• «Misera famiglia di mezzadri, svezzato nella Reggio comunista (a soli 9 anni “Gallo”, come lo chiamavano gli amici, partecipa ai funerali dei morti per gli scontri del luglio 1960), Gallinari cresce nel mito delle lotte operaie ascoltando i discorsi dei vecchi compagni sulla “Resistenza tradita”. “Ha da gnir sbafioun, ha da venire il baffone, Stalin, è la conclusione di molte discussioni... noi giovani le ascoltiamo con avidità”, ricorda Gallinari. In rotta con i responsabili del partito (quelli vicini a Pietro Secchia erano già stati allontanati) per aver issato in sezione le bandiere in morte del Che Guevara – “per loro era un trockista, un avventurista” - Prospero Gallinari viene espulso con il gruppo di ragazzi arrabbiati che, all’alba del 68, si ritrovano nella soffitta di via Emilia San Pietro dando presto vita al Collettivo Politico Operai-Studenti» (Chiara Beria di Argentine).
• Tra i fondatori delle Br, arrestato una prima volta il 30 ottobre 1974, fu processato per i molti sequestri compiuti fino a quel momento (in particolare Labate, Sossi) ma nel 1977 evase dal carcere di Treviso. Membro del commando che a Roma in via Fani rapì Aldo Moro trucidando i cinque uomini della scorta (16 marzo 1978), ebbe la responsabilità della «prigione del popolo» dove per 55 giorni, fino alla spietata esecuzione, fu rinchiuso il presidente della Dc: «Nella sua assurdità, è quasi liberatorio il momento in cui, il 9 maggio 1978, arriva l’ora. Non devi più attendere, devi fare... Moro sa benissimo cosa sta avvenendo e cosa lo aspetta, ma, nelle parole che gli rivolgiamo in quei momenti preparatori, abbiamo deciso di lasciare tutto nell’indeterminato...». Ultimamente si è scoperto che le famose lettere di Moro dalla prigionia venivano ribattute a macchina da Gallinari per poi tornare al prigioniero, vagliate corrette e approvate, per la stesura definitiva.
• Nuovo arresto il 24 settembre 1979 mentre in pieno giorno nel centro di Roma montava una targa falsa ad un’auto rubata (nel conflitto a fuoco fu colpito alla testa).
• Ha dichiarato e messo per iscritto più volte, dalla fine degli anni Ottanta, che le Br hanno perso e lo Stato ha vinto. Ha escluso qualunque collegamento tra le Br storiche e quelle attuali.
• Condannato a tre ergastoli, in libertà vigilata dal 1996 per motivi di salute (è cardiopatico), vive a Canalina (Reggio Emilia). Ha raccontato la sua storia nel libro Un contadino nella metropoli (Bompiani, 2006).