30 maggio 2012
Tags : Giampiero Galeazzi
Biografia di Giampiero Galeazzi
• (Gian Piero) Roma 18 maggio 1946. Giornalista. Sportivo. Ex telecronista Rai. Opinionista. «Come diceva Lello Bersani: “In Rai tutto è permesso fuorché il successo”». Da ultimo visto in coppia con Maurizio Costanzo in Notti Mondiali (trasmissione condotta da Paola Ferrari nel 2010) e come ospite in Notti Europee (2012). È stato sia conduttore che commentatore della trasmissione sportiva 90°minuto. Aveva dichiarato: «Il mio canto del cigno saranno i mondiali di calcio del 2010 in Sudafrica». Poi le Olimpiadi di Londra: «Mi hanno chiamato solo per dare la voce al promo. Ma non voglio fare polemica. Solo che non mi aspettavo di rimanere fuori da tutto. Fossi stato la Rai uno come Galeazzi lo avrei clonato! Ma dove lo trovano un altro come
me... Quarant’anni di carriera... ».
• Campione mondiale juniores di canottaggio nella specialità del singolo (1964), campione italiano nel singolo e nel doppio (1967 e 1968), fu convocato per l’Olimpiade di Città del Messico (1968).
• Detto, per via della stazza, “Bisteccone” (1,95 m per 130 chili): «M’hanno rovinato dieci anni di Domenica In. Magnavo la sera e non venivo più al circolo a fare la partitella. Me so’ ritrovato in poco tempo addosso un set de valigie de 50 chili. Le scale? Le affronto come la mangusta attacca al serpente» (a Giancarlo Dotto).
• Laureato in Economia e commercio (Statistica): «Dovevo andare alla Doxa, invece finii alla Fiat, a Torino, come atleta. Qualche mese, poi er ghiaccio, er gelo, scappai a Roma. Me volevano mannà in Sudamerica. Me sarvò che i tupamaros ammazzarono dodici dirigenti della Fiat. Lo dissi a mia madre: vedi che succede da quelle parti? E così rimasi a Roma a fa’ er vitellone». Debuttò alla radio nel 1970, passò alla tv nel 1976. Cresciuto al fianco di Sandro Ciotti (1928-2003) e Paolo Rosi (1924-1997), inviato di punta, spesso in tandem con Beppe Viola (1939-1982), ha raccontato Mondiali, Olimpiadi, canottaggio, tennis: «La Rai a me e Beppe ci spedisce alle Olimpiadi di Montreal e ci chiedono dall’oggi al domani uno speciale da mandare subito in onda. Panico, ma io vado a dormì sperando che la notte porti consiglio. Beppe invece esce a fare un giro e alle 4 del mattino me bussa alla porta tutto eccitato: c’aveva 200 fogli di appunti scritti, erano i trenta minuti di speciale del giorno dopo. Io ce mettevo er fisico e la grinta de chi se buttava dentro un pullman in corsa per una dichiarazione de Bearzot. Beppe c’aveva la scrittura e le idee di uno di un’altra categoria: prendeva la stoffa grezza che je portavo e ce cuciva un abito perfetto, de classe» (a Massimiliano Castellani) [Avv 6/8/2013].
• Indimenticabili le sue grida per i fratelloni Abbagnale: «Alla fine, tanto avevo strillato che ero più stanco e sudato di Antonio e Carmine. Quel giorno, giuro che ero felice come se ce fossi salito io sul podio» (a Castellani cit.).
• S’è dato anche allo spettacolo (Domenica In, Quelli che il calcio) «Una sera in uno di quei locali jazz di Manhattan dove la portava Renzo Arbore, davanti a una bisteccona de carne vera Mara me fa: “Ti voglio a Domenica In con me!”. Pensavo me stesse a prenne in giro... Invece, assieme a lei per cinque anni alla domenica ho ballato, cantato e dato i risultati di 90° Minuto. Mara è un genio, capì prima di tutti che spettacolo e calcio so come due amanti che assieme stregano er popolo. Risultato? Facevamo 11 milioni di telespettatori, 40% di share. La gente me fermava per strada per l’autografo. La Wertmuller me voleva a teatro nella parte di un imperatore. Mi offrivano 20-30 milioni di lire per una serata in discoteca, ma a quel punto prevaleva il giornalista professionista e io alle marchette non me so’ mai prestato. (…) Me diedero del giullare. E io stavo per mollà tutto quando i miei figli me dissero che a scuola li prendevano in giro per colpa mia. Brando Giordani mi convinse a restare: “Ma dove vuoi andare? Non lo vedi che sei una bomba: quando ti sdrai sul letto con Mara tutti gli italiani ti invidiano”. So’ rimasto e ho fatto bene, mica dovevo intervista’ tutta la vita il centravanti dell’Inter. (…) Intanto però stava morendo anche il giornalismo sportivo. Oggi s’è ridotto a conferenze stampa con tutti appresso a un solo giocatore e tutti che mandano lo stesso filmato con le stesse identiche dichiarazioni. Io ho vissuto i tempi d’oro e ho imparato tanto dai “giganti: Ameri, Ciotti, Giubilo, Martellini. Quelli de oggi? So’ specialisti del sensazionalismo» (a Castellani cit.).
• «Sandro Petrucci mi ripeteva: “Tu c’hai tre anime, quella popolare degli stadi di calcio, l’aristocratica del tennis e poi quella romantica di uno sport povero e di fatica come il canottaggio”. E poi ci sarebbe la quarta anima, quella del tifoso laziale che lascia la postazione del tennis al Foro Italico e corre all’Olimpico per andare a festeggiare lo scudetto del 2000. “Mi stavo addormentando in telecronaca per un match di due spagnoli anonimi, quando sento la Juventus che stava perdendo e la Lazio che aveva già battuto la Reggina. Scappo allo stadio, salgo in tribuna Monte Mario e tutti che m’abbracciano... Non c’era un collega, stavano tutti a Perugia per lo scudetto della Juve e invece lo scudetto era lì, della mia Lazio. E io feci l’unico servizio Rai”. Ma alla Rai non gli perdonarono quel ‘buco del tennis’, un’ora di immagini a microfono spento» (Castellani cit.).
«Il più avaro? Lotito, il presidente della Lazio, perché non dà più da mangiare all’aquila Olimpia!
Infatti non vola più» (a Sette).
• «All’Avvocato [Agenlli, ndr] quella volta che lo incontrai la prima domanda è stata: ma secondo lei in Italia ci sono più juventini o democristiani? Agnelli sorrise e cortesemente rispose: “Mi documenterrrò e poi le farrrò saperrre”. Pensavo me liquidasse a calci e invece scortato da un esercito di guardie del corpo mi invitò a cena con Platini e tutta la Juventus...».
• «Non ho rimpianti ho dato l’anima per sto’ mestiere... M’hanno insegnato a trasmettere emozioni e per farlo devi stare dentro l’evento. La Rai mi ha dato tanto, ma sento che potrei dare ancora di più, se non altro in esperienza. Basta che me chiamano, magari “andiamo a vincere” anche in Brasile...» (Castellani, cit)
• Sposato con Laura, padre dei giornalisti Gianluca (Roma 12 marzo 1975, La7) e Susanna (Roma 14 marzo 1978, Tg5).