30 maggio 2012
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Biografia di Roberto Donadoni
• Cisano Bergamasco (Bergamo) 9 settembre 1963. Allenatore del Parma dal 2012. Ex calciatore. Ex ct della nazionale, che ha guidato nel biennio 2006-2008 fino all’eliminazione nei quarti di finale degli Europei ai calci di rigore contro la Spagna poi campione (bilancio totale: 13 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte). «Faccio fatica a ricordare quanti scudetti ho vinto. Non so dire qual è il mio gol più bello perché non me ne viene in mente uno. Non ricordo i nomi di tutti quelli con cui ho giocato, né quelli degli arbitri che mi hanno diretto. Al Milan ho vinto molto e ogni volta azzeravo tutto, pensavo alla prossima. Non mi piacevano i riflettori allora, non mi piacciono adesso».
• Vita Ala, esordio in Serie B con l’Atalanta (stagione 1982-1983), con gli azzurri fu vicecampione del mondo nel 1994, bronzo nel 1990 (in tutto 63 presenze, 5 gol), con il Milan vinse due coppe dei Campioni (1989, 1990), una Champions League (1994), due coppe Intercontinentali (1989, 1990), tre supercoppe Uefa (1989, 1990, 1994) e sei scudetti (1988, 1992, 1993, 1994, 1996, 1999). Concluse la carriera in Arabia Saudita con l’Al-Ittihad (1999-2000) dove vinse il campionato. Diventato allenatore, nel 2002 guidò il Livorno (serie B), nel 2003-2004 il Genoa (B, esonerato dopo tre sconfitte), dal gennaio 2005 di nuovo al Livorno (A), nel febbraio 2006, con la squadra sesta in classifica, si dimise a causa delle ingenerose critiche del presidente Spinelli. Dopo la parentesi con la nazionale allenò il Napoli (subentrò a Reja nella stagione 2008-2009 e venne esonerato in quella successiva) e il Cagliari (stagione 2010-2011, confermato anche per la successiva fu poi esonerato in estate per disguidi sul mercato).
• Tra i primi calciatori italiani ad andare negli Stati Uniti, ha giocato nel 1996-1997 nei Metrostars di New York.
• A Parma dal 2012: «Mi piacerebbe che diventasse una piccola fabbrica di talenti, come l’Ajax. Servono tempo e una grande organizzazione, ma il presidente Ghirarsi e il direttore Leonardi hanno le idee chiare».
• «Interpretare il ruolo di allenatore è più faticoso di essere giocatore. Quando un calciatore smette di pensare al lavoro, un tecnico inizia» (a Malcom Pagani) [Unt 15/1/2009].
• A Napoli stabilì «pene severissime per chi sgarrava: 2.000 euro di multa se si superavano i 10 minuti di ritardo agli allenamenti, 100 per ogni trillo di telefonino durante le sedute tecniche (raddoppiate in caso di risposta), 100 se l’abbigliamento in allenamento non era adeguato, 50 se le scarpette da gioco venivano messe nel posto sbagliato» [Esp 30/7/2009].
• L’arrivo sulla panchina della nazionale fu per molti una sorpresa: «Per i maligni raccomandato in Figc dal suo ex compagno di squadra Albertini» (Maurizio Crosetti) [Rep 10/1/2012]. La moglie Cristina Radice: «L’estate l’abbiamo passata a Milano. Roby aveva varie offerte tra cui la Juve e il Lecce. Improvvisamente sui giornali è spuntato il suo nome per la panchina della Nazionale. Nel giro di una settimana è arrivata la chiamata. È partito in tutta fretta per Roma per incontrare i vertici della Federcalcio. Dopo aver firmato il contratto ha incontrato stampa, tv, amici. Mi ha chiamato quando la notizia aveva fatto il giro del mondo».
• Per tutta l’avventura azzurra ha dovuto sopportare l’incombente presenza del ct campione del mondo, cui ha infine restituito il posto: «Due anni di lavoro battuti da un rigore. Le valutazioni andrebbero fatte in modo diverso, non solo in base al risultato». Massimo Gramellini: «La sua nazionale non ci ha mai divertito. Ma, se è per questo, neanche quella che vinse l’ultimo campionato del mondo. Ricordate la finale di Berlino contro i francesi? Fu una partita abbastanza orrenda, esattamente come il “quarto” di Vienna contro gli spagnoli. L’unica differenza è che in Germania l’ottimo De Rossi aveva segnato il suo rigore, mentre in Austria lo ha sbagliato».
• Ultimo di quattro figli. «Forse non programmato, ma questo l’ho capito dopo. Ci sono tre anni d’intervallo tra Giorgio e Maria Rosa e tre fra Maria Rosa e Gigliola. Solo uno tra Gigliola e me. Il mio paese, Cisano Bergamasco, è a 16 km da Lecco e 18 da Bergamo, nella Bassa. Cinquemila abitanti, qualche azienda importante come la cartografica Pozzoni. Mio padre è il primo di undici figli, mia madre Giacomina ha cinque sorelle. Le cascine dei miei distavano 500 metri. In mezzo, campi di granturco e qualche vigna. Ricordo l’eccitazione prima della vendemmia e l’orgoglio di fare il chierichetto. Ero milanista perché mi piaceva Rivera» (da un’intervista di Gianni Mura). Suo padre, Ercole, è morto nel aprile del 2013
• «Fui uno dei primi colpi di Berlusconi. All’epoca, l’Atalanta fungeva da succursale della Juventus, Cesare Bortolotti, il presidente, era già in parola con Boniperti. Arrivò il Cavaliere e cambiò la storia: mia, del Milan, del calcio» (a Roberto Beccantini).
• Nel 2012 condannato a pagare 45mila euro per abuso edilizio relativo al restauro di masseria Monsignore, un’antica tenuta in Puglia.
• Cristina Radice, sposata in seconde nozze, fa la broker nell’agenzia di assicurazioni della sua famiglia: «È un grande amore. Siamo due persone diverse. Roby è puntuale, ordinato, preciso (...) Io molto naïf. Ci completiamo» (a Giancarla Ghisi) [Cds 5/11/2006]. Due figli: Andrea (15 settembre 1988) , avuto dal primo matrimonio, e Bianca (20 novembre 2013).
• Era molto amico di Stefano Borgonovo, l’ex calciatore malato di Sla morto il 27 giugno 2013: «Era un ragazzo d’oro, misurato, anche spiritoso. Provo tanto dolore e amarezza» (a Alberto Costa) [Cds 28/6/2013].
• Critica «Roberto Donadoni è il miglior giocatore italiano degli anni Novanta» (Michel Platini).
• «Lo strano dribbling di Donadoni allenatore è un inspiegabile garbuglio (...) Non ha mai fatto proprio male, ma non ha mai fatto benissimo. Lo hanno mandato via senza crolli o tracolli, ma quasi sempre in modo inspiegabile» [Crosetti, cit.].
• Frasi «Io avevo il pregio e la forza di sapermi adattare a tutto, mettevo qualità e quantità. Magari ogni anno arrivavano giocatori più quotati di me, ma alla lunga il campionato lo giocavo io, proprio perché sapevo adattarmi, sacrificarmi, fare».
• «Gli interpreti prevalgono sempre sul modulo. Poi – la frase è di un mio allenatore delle giovanili – conta la voglia di correre» [Enrico Currò, Rep 5/1/2011].
• «Milan, Juve e Inter e in genere le grandi società, non si dovrebbero mai lamentare degli arbitri» (a Roberto Perrone) [Cds 11/3/2012].
• Politica È dato per vicino al Pd: quando, alla vigilia delle primarie 2007, gli chiesero «andrebbe a votare?», in trasferta con la nazionale rispose: «Il problema non si pone, perché sono impegnato». Molti ci videro un sottinteso se-fossi-in-Italia-ci-andrei. Berlusconi: «Credo che non volesse dire quello che avete dedotto».
• Religione «Sono cattolico praticante. Vado a messa la domenica. E non ho mai scordato che i primi calci a un pallone li ho tirati all’oratorio» (a Claudio Pollastri) [Sca 6/2008]. L’udienza privata con Papa Wojtyla è forse l’incontro che considera più significativo nella sua vita.
• Sulle nozze gay: «Ciascuno può amare chi vuole. Fare il genitore invece è un ruolo difficilissimo. Che va affrontato con serietà. E per me, la famiglia è composta da un padre e una madre. Ma si sa che la normalità non fa notizia» (ibid.).
• Vizi Ama le auto di lusso (Porsche Carrera 4, Aston Martin, Range Rover ecc.) e l’arte (Salvatore Fiume), detesta il caffé. Gioca a golf (handicap 7): nel 2007 fece da caddie a Emanuele Canonica al Maiorca Classic.
• Non un gran chiacchierone, si considera una persona normale: «Rifiuto che questa etichetta possa penalizzare la carriera» (a Roberto Beccantini) [Sta 1/8/2010].
• Non è scaramantico: «Non credo neanche all’oroscopo, anche se leggo sempre cosa prevede per la Vergine. Non si sa mai» [a Pollastri, cit.]. Ama la natura, non gli piace la città.
Attori preferiti: Robert De Niro, Al Pacino, Monica Bellucci, Jodie Foster; scrittori preferiti: Paulo Cohelo, Andrea Camilleri e Carlo Lucarelli; canzone preferita: Ricordati di me (Antonello Venditti). Non ama la lirica, nonostante una cognata ballerina alla Scala.
• Negato ai fornelli, va «matto per i primi, la pasta col ragù soprattutto» (ibid.). Va spesso al ristorante giapponese. È socio insieme a Mauro Tassotti del ristorante Dac a trà di Castello di Brianza (Lecco).