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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Massimo Donadi

• Venezia 11 febbraio 1963. Politico. Già senatore dell’Ulivo (eletto alle suppletive del gennaio 2005) e capogruppo alla Camera dell’Italia dei valori (eletto nel 2006 e 2008). Nel 2012 fonda il movimento Diritti e libertà, col quale si candida alle elezioni del 2013 (non rieletto).
• Madre veneziana e padre trevigiano, avvocato, consulente legale dell’Adusbef (associazione di consumatori contro l’anatocismo bancario). Esordio politico in una lista a sostegno di Massimo Cacciari sindaco di Venezia, in seguito è stato «il primo parlamentare eletto nelle file del movimento guidato da Antonio Di Pietro» (Marisa Fumagalli).
• Nell’Italia dei Valori fin dalla sua fondazione, per anni fedelissimo di Di Pietro: «Dipietreggia senza il talento del leader» (Maria Laura Rodotà) [Cds 4/7/2008].
• Tra le varie posizioni prese durante i suoi mandati: contrario alle ronde cittadine: «La sicurezza dei cittadini deve essere garantita dalle forze dell’ordine, cui vanno destinati più fondi. Le ronde sono inutili per tutelare i cittadini e pericolose» [Cds.it 13/6/2009]; favorevole alle dimissioni del ministro Scajola: «Una vittoria delle opposizioni ed una lezione per la casta: nessuno è intoccabile» [Rep.it 4/5/2009]; ha definito un fatto «di straordinaria gravità e immoralità» [Leandro Palestini, Rep 20/5/2010] il versamento da parte della Rai di 10 milioni di euro a Michele Santoro per risolvere il contratto; contrario all’idea di Tremonti di vendere le spiagge: «Una rapina ai danni di tutti i cittadini» [Gianmaria Pica, Rif 7/5/201]; a favore della liberalizzazione delle professioni, «purché riguardino tutti e non siano a macchia di leopardo» [Alessandro Trocino, Cds 23/1/2012]; negativo sulla spending review affrontata dal governo Monti: «Non si fa quello che serve davvero, ovvero, agire sul cuore improduttivo e parassitario della spesa pubblica di questo paese» [Rep.it 30/4/2012].
• Suscitò polemiche il paragone che fece tra il ministro Mara Cargagna e Monica Lewinsky: «Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro, la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica o no?» [Rossana Lacala, N20 22/10/2009]. Giorgio Dell’Arti: «Con questo dando per scontato che tra il quasi settantaduenne Berlusconi e le belle ministre del telefono siano passati commerci alla Lewinsky. Ma non ci sono evidenze di commerci, e non ci sono per il momento neanche le intercettazioni. Di Pietro dovrebbe spiegare a Donadi che non si fa così» (Giorgio Dell’Arti) [Gds 4/7/2008].
• Ha spesso difeso l’atteggiamento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei confronti dell’aggressione alla magistratura da parte del centrodestra o di leggi come il lodo Alfano: «In alcuni momenti molto delicati è stato parco di parole e a dir poco prudente. C’è chi in questo vede una debolezza, ma su questo punto io ho una mia idea che non coincide totalmente con quella del partito: credo che Napolitano abbia fatto bene così» [Lucia Annunziata, Sta 30/1/2009].
• Nel 2010 Susanna Mazzoleni, moglie di Di Pietro, l’avrebbe visto «bene come successore di suo marito alla guida dell’Idv» [Alessandra Longo, Rep 8/2/2010].
• Dopo l’affermazione del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo alle amministrative del 2012, che contendeva all’Idv il voto della protesta antipolitica: «Ha drenato il nostro potenziale di espansione: non ha provocato un nostro arretramento, ma una mancata crescita» [Francesca Schianchi, Sta 10/5/2012].
• Nello stesso anno la rottura con Di Pietro. Già in luglio minacciò di passare con il Pd se l’ex pm avesse rotto i rapporti con i democratici e non avesse convocato un congresso «per prevenire al massimo la possibilità di errori nelle scelte» delle candidature (a Fabrizio D’Esposito) [Fat 11/10/2012]. La goccia che fece traboccare il vaso fu l’indagine condotta su Vincenzo Maruccio, avvocato di Di Pietro ed ex capogruppo alla regione Lazio, accusato di uso privato di fondi pubblici. A ciò si aggiunse una puntata di Report in cui l’ex Pm veniva incalzato sulla destinazione dei fondi pubblici percepiti dall’Idv, e in particolare sull’acquisto e il restauro di alcuni immobili con i soldi del partito: «Con la puntata di Report non è morta l’Idv ma Di Pietro» [Rep.it 1/11/2012]. «Quando ho visto che Di Pietro si era ristrutturato l’appartamento di via Merulana con i soldi del partito sono saltato sulla sedia (...) A me non risulta infatti che in quella casa ci sia mai stata una sede dell’Idv» (a Sabrina Giannini) [Cds 8/11/2012]. Si dimise da capogruppo il 6 novembre e dal partito pochi giorni dopo.
• Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio: «Massimo Donadi? Quando lo vedo mi viene in mente Scilipoti. Ne è il degno successore» (a Renato Pezzini) [Mes 5/11/2012].
• «Massimo Donadi, un bravo signore che per anni ha predicato il verbo del signore di Montenero, ora lo paragona a Silvio Berlusconi e gli rimprovera di avere creato un partito personale. Viene da domandarsi: dove è stato il Donadi finora, forse nell’Idv a sua insaputa» (Giuseppe Cruciani) [Pan 8/11/2012].
• A fine 2012 ha fondato con Nello Formisano il movimento Diritti e libertà, alleato del Centro Democratico di Bruno Tabacci alle politiche del 2013, e ha ricominciato a picchiare su Berlusconi: «È rimasto al secolo scorso. Quando parla ripete sempre le stesse cose, dal ’94 ad oggi (...) [ignorando] di essere il principale responsabile politico della crisi sociale ed economica italiana. Non fa più paura, ma quasi tenerezza» [Rep.it 12/12/2012]. Non è stato rieletto nonostante la denuncia, poi rivelatasi infondata, di errori di calcolo del Viminale che lo avrebbero penalizzato.
• Sposato con Valentina Lorenzin.