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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Giorgio Diritti

• Bologna 21 dicembre 1959. Regista.
• Si è formato sotto la guida di registi italiani quali Pupi Avati, Federico Fellini ed Enrico Olmi. Il suo primo cortometraggio nel ’90, Cappello da marinaio; nel ’93 il film televisivo Quasi un anno. Esordio nel cinema con Il vento fa il suo giro (2005) che resta in programmazione al Mexico di Milano, dall’inizio del 2007, per un anno senza interruzioni. Il protagonista è un professore che a un certo punto si trasferisce con la famiglia nelle valli occitane del Piemonte e si dà all’allevamento delle capre. Dialoghi in dialetto stretto, con sottotitoli. La Rai, a suo tempo, s’era rifiutata di finanziare il progetto ritenendo impossibile una storia di capre. Invece, oltre all’anno milanese, il film ha fatto sei mesi a Torino, tre a Bologna, uno a Cagliari e ha vinto il premio “Bello & Invisibile” di Ciak. È costato 450 mila euro e ne ha incassati 500 mila. Autoprodotto. Attori e troupes hanno avuto vitto, alloggio e rimborso spese. Diritti: «È la storia che è avvincente, per via di un tema attualissimo: il rifiuto dello straniero, ma pure l’incapacità dello straniero di adeguarsi alla comunità che lo accoglie». Il film ha vinto numerosi premi fra cui quello del London Film Festival.
• Nel 2009 L’uomo che verrà, ricostruzione storica dell’eccidio di Marzabotto attraverso la visione corale di una comunità agricola. In dialetto «La sceneggiatura era già scritta, approvata. A pochi giorni dall’inizio delle riprese ho sentito un impulso che poteva sembrare folle: “Lo giro in dialetto”. Adesso chi lo vede ci dice che è stata una intuizione» [Luca Telese, Fat 22/1/2010]. La pellicola si è aggiudicata nel 2010 tre David di Donatello e tre Nastri d’argento.
• Da ultimo, nel 2013, Un giorno devi andare, che vede Jasmine Trinca protagonista di un viaggio in Amazzonia tra i villaggi Indios, fede, laicità e silenzi.
• A teatro produce e dirige vari spettacoli, tra cui Novelle fatte al piano, presentato per la prima volta nel 2010. Tra il 2010 e il 2011 cura la regia de Gli occhi gli alberi le foglie, una riflessione teatrale e cinematografica sul senso dell’educazione e dell’insegnamento.
• «Ci sono film in cui contano le parole, nei miei cerco di fare parlare il paesaggio e le parole non pronunciate. Vorrei essere capace di pulizia assoluta per evitare l’enfasi e la retorica. la ragione per cui giro tre battute per tenerne poi una sola. Al montaggio taglio le scene un attimo prima piuttosto che un attimo dopo».
• Ama camminare: «Mi piace più di tutto girovagare attraverso i mercati di quartiere, nei negozi e nei grandi magazzini, salire sugli autobus. Sono i luoghi che costituiscono la mia prima base di realismo. Sto in mezzo alle persone. Osservo come sono vestite, come gesticolano, come parlano o sono perdute dietro i loro pensieri e le loro preoccupazioni, come si nascondono agli sguardi di coloro che incrociano e come all’improvviso possono diventare cattive e violente» [Dario Cresto-Dina, Rep 21/2/2010].