30 maggio 2012
Tags : Donatella Dini
Biografia di Donatella Dini
• (Pasquali Rosso Zingone) Pozzaglio (Cremona) 18 ottobre 1942. Imprenditore (gruppo Zeta, 15 mila dipendenti). Moglie di Lamberto (che la chiama “Ape laboriosa”).
• «Papà Pasquale era medico condotto, la mamma campionessa di pattini a rotelle. A Vescovato dove vivevano, nei pressi di Cremona, c’era da morire di noia. Il bisogno di evasione arrivò presto. Dopo i corsi dalle orsoline a Milano, la ragazza gira il mondo come accompagnatrice sportiva. Nell’ambiente l’ha introdotta l’olimpionico Livio Berruti. Impara le lingue, anche un po’ di giapponese. Questa chicca la mette in luce in una ricerca di personale dell’immobiliarista Renzo Zingone. L’uomo ha una trentina di anni più di lei, quattro figli, ha costruito un quartiere a Milano e una new town presso Bergamo, Zingonia. L’incontro è galeotto. Prima delle nozze nascono due marmocchi. Per la femmina non c’è pietà e la chiamano Zingonia; il maschio, Cesare. Come imprenditore Zingone compra società con l’acqua alla gola, esporta oro e soldi, si fa nemici. A un certo punto non è più aria. Tra l’altro, in Italia imperversano le Brigate rosse. Nel 1976 la coppia vola in Costa Rica, dove aveva dirottato i capitali. Il matrimonio si celebra in Messico nel 1977. Zingone si lega alle grandi famiglie centroamericane, ai governanti di turno, diventa un personaggio potente. Donatella assimila e quando Renzo muore, nell’84, è pronta a succedergli. Eredita tutto» (Giancarlo Perna).
• «Bordeggiando l’universo della finanza, Donatella conosce quello che è allora un maturo leone del Fondo Monetario e poi una stella della Banca d’Italia, quindi il ministro dell’Economia di Berlusconi, insomma Lamberto Dini, e se lo sposa o si fa sposare. Condizione che di lì a poco, tra il 1994 e il 1995, fa di Donatella, nuestra señora del ribaltòn, la prima consapevole first lady della Seconda Repubblica. First lady, beninteso, all’italiana, nell’accezione sbilenca che la anglicizzante definizione si tira appresso, dall’ornamentale all’invasivo, un modello adeguato al genius loci e ai tempi, questi ultimi anzi ben decisa a precorrerli a colpi di sgargiantissimi Versace e compassionevole Unicef, vistosissima gioielleria e vibrante intimità rivelatoria, in una funzionalità autopromozionale, ma estesa anche a reclamizzare l’immagine di Lui, “il meglio fico del bigoncio”, ma quale rospo, “a me sembra un cocker spaniel, non bello ma tanto simpatico”. Dice Donatella: “Lavorerò per il paese”. Fonda e finanzia Rinnovamento italiano, anch’esso profetico bagliore del partito famigliare alla Mastella; manda il figliolo, Cesare, sveglio, ma con camicie dagli enormi colletti, a trattare le candidature ai vertici del centrosinistra. Comunque piace, ha successo, è ancora bella, è dinamica, è salottiera» (Filippo Ceccarelli).
• «Farò i nomi dei nemici politici di mio marito e miei nel libro che presto pubblicherò».
• Nel dicembre 2007 fu condannata a due anni e quattro mesi di carcere per bancarotta fraudolenta mediante falso in bilancio nel processo sul fallimento da 40 miliardi di lire della società Sidema, avvenuto il 13 marzo 2002: la vicenda non coinvolge il gruppo Zeta (una delle più potenti holding in Costa Rica). Pena condonata per effetto dell’indulto.
• La sera del 1° giugno 2008 partecipò alla festa nei giardini del Quirinale indossando un abito di fantasia di papaveri.