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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Klaus Dibiasi

• Solbad Hall (Austria) 6 ottobre 1947. Ex tuffatore. «I tuffi prima di lui erano un’altra cosa. Klaus li ha cambiati, come i Beatles hanno cambiato la musica» (Giorgio Cagnotto).
• Tre vittorie olimpiche consecutive nella piattaforma 10 metri (Città del Messico 1968, Monaco 1972, Montreal 1976), specialità in cui vinse la medaglia d’argento a Tokyo (1964): il padre Carlo, decimo nella stessa prova ai Giochi di Berlino del ’36, trentino arruolato nell’Afrika Korps di Rommel durante la seconda guerra mondiale, poi prigioniero negli Stati Uniti, infine in Austria dove è nato Klaus («abbiamo sempre avuto la cittadinanza italiana»), in quell’occasione promise: «Ora mio figlio insisterà nella specialità dei tuffi dove ha avuto una soddisfazione così grande. Per le Olimpiadi del Messico avrà soltanto 21 anni. Potrà ancora partecipare a parecchi Giochi olimpici, con speranze di altre medaglie. Il coraggio l’ha certamente. I voli dal trampolino lo emozionano». Argento anche dal trampolino 3 metri ai Giochi del 1968, campione del mondo della piattaforma nel 1973 e 1975 (secondo in entrambe le occasioni dal trampolino).
• Nel 2012 il Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Londra lo inserì tra gli italiani (con Mennea, Berruti, gli Abbagnale, Sara Simeoni ecc.) nella rielaborazione della cartina del metropolitana battezzata «Olympic Legends Map» (costo 3,99 sterline, 5 euro), destinata a essere stampata anche sulle magliette: le 361 stazioni della Tube presero il nome di altrettanti atleti che hanno vinto un oro olimpico oppure che hanno inciso nella storia dei Giochi (Fabio Monti) [Cds 6/4/2012].
• Simbolo dell’età dell’oro dello sport: «I Giochi (dopo il 1992, ndr) sembravano un doppione dei vari campionati mondiali e non più quell’unicum pieno di sorprese e scoperte. Ma non poteva continuare a essere come prima, quando ogni quattro anni ti ricordavi che c’era un Klaus Dibiasi nei tuffi, e lo vedevi vincere l’oro per tre edizioni di fila, e tutte le volte un po’ ti esaltavi e un po’ ti vergognavi per averlo dimenticato tra un’Olimpiade e l’altra. Ora i Giochi sono diventati una gigantesca manifestazione non solo sportiva, in cui gli altri interessi spuntano fuori apertamente» (Enrico Mentana) [Pan 13/6/2012].
• «Era vissuto sin da bambino nella piscina gestita dal padre, ex ginnasta e tuffatore: a 10 anni poi aveva cominciato a salire anche lui, a fare sul serio. “E mio padre si metteva le mani nei capelli. ‘Ecco un altro tuffatore fallito’, mi diceva, perché cominciare a 10 anni è tardi”. Il talento fu chiaro subito già da allievo e cominciò la sua inarrestabile progressione. A Roma, come tecnico federale, c’era Goerlitz Horst, tedesco detto romanamente Oreste, che aveva perso una gamba in guerra per una scheggia. “Dovevamo molto a lui. Lavorava nell’aeronautica e applicava ai tuffi le leggi meccaniche ed aerodinamiche che conosceva”. La prima vittoria fu a Città del Messico. “C’era attesa su di me, dovevo vincere. L’avversario più pericoloso fu il messicano Gaxiola, temevamo che il tifo del pubblico potesse influenzare i giudici”. Ma Dibiasi vinse con grande distacco. “Sbagliando anche un tuffo, il doppio e mezzo rovesciato. In ogni mia finale ho sbagliato un tuffo, ma avevo sempre un tale margine di sicurezza da potermelo permettere. Solo con Louganis, molti anni dopo, non me lo sarei potuto permettere: e infatti non sbagliai”. A sorpresa era venuto anche l’argento dal trampolino dei 3 metri. “Quella era la gara di Cagnotto ma sbagliò un tuffo. Io gareggiai tranquillo, alla fine mi dissero: sei secondo”. L’oro dai 10 metri gli portò un premio di un milione e una 500 regalata dalla Fiat. Ma quali erano le virtù di Dibiasi? “La freddezza in gara, per esempio, saper fare il tuffo giusto al momento giusto. Cagnotto si arrabbiava con me e mi diceva: sbagli in allenamento e fai bene in gara. E poi dal punto di vista tecnico l’entrata in acqua”. Da fare con le palme delle mani in avanti (e non con le mani a preghiera “come ancora raccomandava un manuale federale del ’32”): lo scopo era di evitare la sollevazione degli spruzzi, indicatore chiave sulla qualità del tuffo. “Entrando in acqua, si formava una depressione all’altezza del polso, con un effetto risucchio, che faceva sparire gli spruzzi”. La seconda vittoria dalla piattaforma arrivò a Monaco 1972, mentre Dibiasi era ormai il dominatore della specialità. “Mi davano favorito, e io sentivo la responsabilità. Ma non era così semplice, eppure vinsi, e sempre con un tuffo sbagliato. Fu il podio più bello, con Cagnotto terzo, che perse una grande occasione per battermi sbagliando un tuffo rovesciato. Mi ricordo che c’erano pochi controlli, mettevamo addosso agli amici la tuta della Nazionale italiana e così li facevamo entrare nel villaggio olimpico. Il che spiega molto anche di quello che successe dopo, con l’assalto palestinese” (il 5 settembre 1972 otto terroristi palestinesi fecero irruzione nel villaggio Olimpico, uccisero due atleti palestinesi e ne sequestrarono altri nove. Il tentativo di liberazione da parte delle forze dell’ordine si risolse in un massacro: i nove atleti, cinque terroristi e un poliziotto restarono sul terreno). L’Italia era fiera di questo biondino bolzanino nato in Austria, quasi una replica di Gustav Thoeni, e che nelle riprese in bianco e nero sembrava quasi un atleta longilineo. “Ma non era così. Eravamo atleti con una grande preparazione fisica. Io saltavo a piedi uniti una cancellata di un 1 metro 40. Per riscaldarci facevamo dei salti oltre un tavolo di un metro di altezza per un metro di profondità. I tedeschi, molti anni dopo, ci rivelarono che avevano filmato i nostri tuffi e che noi italiani eravamo i più potenti”. Quattro anni dopo lo sport italiano si affidò a lui per vincere qualcosa a Montreal e gli affidò la bandiera all’inaugurazione. Alla fine ci furono solo due ori per gli azzurri: il suo e quello di Dal Zotto nel fioretto» (Corrado Sannucci).
• Dal 2000 è consigliere (Atleti) della Federazione italiana nuoto, responsabile del Settore tuffi.
• Sposato con Laura Schermi, ex azzurra dei tuffi.