30 maggio 2012
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Biografia di Ilvo Diamanti
• Cuneo 4 settembre 1952. Sociologo. Professore ordinario di Scienza politica e di Comunicazione politica a Urbino, dove dirige il Laboratorio di Studi politici e sociali (LaPolis), dal 1995 tiene un corso di Régimes politiques comparés presso l’école Doctorale di Paris II, Panthéon-Assas. È presidente della Società italiana di studi elettorali (Sise). Scrive su Repubblica e Le Monde.
• «È uno dei più accreditati scienziati politici italiani, ed è il primo scopritore e depositario della “questione settentrionale”. Con alcuni suoi libri (La Lega, Baldini & Castoldi 1993, Il male del Nord, Donzelli 1996) ha studiato in profondità il cataclisma che ha mandato a catafascio la Repubblica dei partiti. Soprattutto, è uno studioso che tiene vivo il legame fra l’analisi e la ricerca empirica» (Edmondo Berselli). Altre pubblicazioni: La generazione invisibile (Ed. Sole 24 Ore, 1999), Mappe dell’Italia politica. Rosso verde azzurro e tricolore (il Mulino 2009), Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche (il Mulino 2012), Gramsci, Manzoni e mia suocera. Quando gli esperti sbagliano le previsioni politiche (il Mulino 2012) e Un salto nel voto (Laterza 2013, con F. Bordignon e L. Ceccarini). Con Feltrinelli ha pubblicato Sillabario dei tempi tristi (2009), Tempi strani. Un nuovo sillabario (2012) e Italiani. Chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo (2014). Ospite in tv di diversi talk politici.
• Le sue “Mappe” della politica e della società italiana caratterizzate anche da uno stile personale e assai poco accademico: frasi brevissime e spezzate, spesso senza verbo, talvolta di un solo aggettivo. La rubrica, pubblicata quasi sempre il lunedì è diventata un appuntamento fisso, spesso abbinata a un sondaggio Demos-Coop. Sul sito web di Repubblica è un blog: “Bussole”.
• Il 27 febbraio 2007, presentando l’Indagine Luiss sulla classe dirigente italiana, ha detto: «Non conta la conoscenza, contano le conoscenze. Da noi un dirigente con spirito pubblico non è considerato un buon dirigente. Siamo però bravissimi a costruire un’opposizione. Ma la classe dirigente è lo specchio della società civile e la caduta della Prima Repubblica ha facilitato l’avanzata dei “nuovi”, dei “localisti”, degli “anti-Stato”, degli “anti-politica”» (Andrea Garibaldi).
• Abita a Caldogno (Vicenza), «a un paio di chilometri dall’aeroporto Dal Molin. Dove avverrà l’ampliamento della base militare americana, secondo la richiesta degli Usa, accolta (senza impegni scritti) dal precedente governo, approvata dal Comune di Vicenza (21 voti su 40) e ora accettata da Romano Prodi» (gennaio 2007 su Repubblica). Contrario al progetto: «Insediare una base al Dal Molin è come costruirla a Campo Marzio. Se fossimo a Roma, direi a Villa Borghese» (a Marisa Fumagalli).
• Nel gennaio 2008 il suo nome fu tra quelli della “black list” dei 162 docenti universitari italiani appartenenti a una presunta lobby ebraica pubblicata su internet da un blogger firmatosi col nome del virus dell’aviaria, H5n1: «Non sono ebreo, mio nonno era un trovatello nato forse da una famiglia ricca, anche se lo lasciarono povero, e da qui il mio cognome».
• Ebbe un malore nella primavera 2011: «L’ho sentito arrivare che stavo a casa mia, pronto a recarmi a un incontro, dove mi attendevano molte persone. (…) L’infarto è un’occasione, se lo accogli senza fingere. Che nulla sia cambiato. Che tutto continuerà come prima. Se non ti fai prendere dal panico e dalla paura. Dalla paura della paura. L’infarto è l’occasione per ri-cominciare. Se ne sei capace. Per guardarti dentro e intorno. Perché domani, certo, è un altro giorno. Ma anch’io, oggi, sono un altro. Diverso da prima. E non sarò più lo stesso. È il motivo per cui ho scritto queste cose. Non me le sono tenute dentro, per pudore e con paura. Ho raccontato i fatti miei. Ho esibito me stesso. (Sfidando il fastidio di molti a cui, sicuramente, dei fatti miei non interessa molto). Ma l’ho fatto - anzitutto e soprattutto - per me. Per non dimenticare. Per impedirmi di ritornare. Indietro» [Rep 19/4/2011].