30 maggio 2012
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Biografia di Arturo Diaconale
• Montorio al Vomano (Teramo) 8 settembre 1945. Giornalista. Dal 4 agosto 2015 membro del Cda della Rai (in quota centrodestra). Dal luglio 2010 presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. Per 22 anni direttore de L’Opinione (fu nominato su proposta dell’allora segretario dei Liberali Renato Altissimo, che volle trasformare il settimanale del Pli in un quotidiano non più di partito ma di area). In precedenza al Giornale: «Arrivai al Giornale nell’85. Il primo servizio che feci fu sulla vicenda Sme-De Benedetti. Scrissi a favore di Berlusconi. Montanelli si incazzò e mi tolse il servizio. Non sopportava che si scrivessero cose filo-editore» (a Claudio Sabelli Fioretti). È stato anche redattore capo di Studio Aperto, il tg di Italia Uno.
• «Sono nato in Abruzzo. Media borghesia. Vado molto fiero del nonno di mio nonno che venne condannato a 19 anni di carcere duro dal governo borbonico come rivoluzionario. Era un democratico mazzinian-garibaldino». Si definisce «romano d’adozione»: infanzia e studi nella Capitale tranne una parentesi a Padova (dal 1955 al 1958). Per via dell’altezza (un metro e 85) fece il servizio militare nel Primo Reggimento Granatieri di Sardegna. Laureato in Giurisprudenza, tra i professori ebbe Giovanni Leone e Giuliano Vassalli; tesi sul “Partito nella democrazia contemporanea”.
• Alle elezioni del 1996 si presentò al Senato per il Polo delle Libertà nel collegio di Rieti (non eletto). Nel febbraio 2009 si candidò alla presidenza del Partito liberale, sconfitto dalla mozione del presidente uscente Stefano De Luca. Nel 2012 ha lanciato il laboratorio politico Gran Sasso per raccogliere i liberali di destra e di sinistra. Alle Regionali 2015 si è candidato in Campania con la lista delle Vittime della giustizia e del fisco, «impresa sfortunata che però ha procurato a Diaconale la gratitudine di Berlusconi» (Mattia Feltri).
• «È riuscito a tenere in vita per 22 anni un giornale che ha sempre venduto pochissimo: 2.500 copie, ma secondo i maligni non si andava oltre le mille copie, comprese quelle che finivano nelle mazzette degli amici. Nonostante questo è riuscito a incassare fior di contributi pubblici: poco meno di 2 milioni di euro ogni anno per un paio di lustri. La legge dell’editoria, infatti, prima era molto più generosa e ai giornali che si legavano a un movimento politico elargiva la metà delle spese sostenute. E l’Opinone, è stata legata al Movimento delle libertà dell’ex deputato di Forza Italia Massimo Romagnoli, arrestato nel dicembre 2014 in Montenegro per traffico d’armi. Chi ha lavorato all’Opinione ricorda come verso settembre il giornale andava sempre in sofferenza perché finivano i soldi e qualche stipendio saltava. Poi arrivava il denaro che le banche anticipavano in vista del contributo pubblico e la situazione tornava normale. Nonostante il quotidiano fosse spesso con l’acqua alla gola, Diaconale ci fa lavorare la moglie, Barbara Alessandrini, e pure la figlia. Ma con la diminuzione dei contributi il sistema va in tilt: nel 2013 il finanziamento pubblico si abbassa a 950 mila euro, nel 2014 saranno solo 120 mila» (Gianluca Rosselli).
• Ultimo libro: Per l’Italia – Un’idea nazionale, un’idea liberale (Rubbettino 2012), prima ha scritto Democrazia e libertà (sempre Rubbettino, con Davide Giacalone) e Iran, Israele, l’olocausto nucleare (Koinè).
• «Per quanto riguarda la mia vita privata, non posso rivendicare altro merito di avere tre splendidi figli. Due, Valentina e Claudia, dal primo matrimonio con Stefania. Il terzo, Alessandro, dal secondo con Barbara».