30 maggio 2012
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Biografia di Manuela Di Centa
• Paluzza (Udine) 31 gennaio 1963. Ex campionessa di sci di fondo. Medaglia d’oro nei 15 e 30 km, argento nei 5 km e nell’inseguimento, bronzo nella staffetta 4x5 km alle Olimpiadi di Lillehammer (1994), bronzo nella staffetta 4x5 km anche ad Albertville (1992) e Nagano (1998). Carriera poi oscurata dall’accusa di aver fatto ricorso al doping (mai provata). Nel 2006 e 2008 eletta alla Camera (Forza Italia poi PdL). Sorella di Giorgio.
• «Ha sempre salutato vittorie e sconfitte con uno splendido sorriso. Ha conquistato sette medaglie alle Olimpiadi, sette ai Mondiali e due coppe del mondo con la grinta di una “regina di ferro” (questo era il suo soprannome) e la leggerezza di un elfo» (Valeria Gandus).
• «La Belmondo ha attraversato a denti stretti anche la rivalità sempre angolosa, spesso urticante con Manuela Di Centa, la primadonna del nostro fondo negli Anni Novanta, culminata a Lillehammer nel ’94: cinque medaglie di cui due d’oro per la Di Centa; due bronzi per la Belmondo. Manuela più morbida con i media, diplomatica, più sorridente, quasi pin-up. Stefania che sorrideva solo dopo il traguardo, con un lampo accecante, dopo aver indossato maschere di tormento per tutta la gara» (Stefano Semerarro).
• «Il rigore, la tradizione a casa Di Centa li conoscono bene. Sono all’antica, papà Gaetano (il fornaio “Tane” per gli amici) e mamma Maria Luisa. Le prime lezioni di sci date da “Tane” alla figlia. La passione per lo sci nordico è la stessa che fa dire a Manuela: “A me piace correre nella natura, cercare di migliorare, correre quando gli altri dicono: ‘oggi è brutto tempo’. Sciare può diventare un momento dolcissimo. Il sacrificio è un’altra cosa”. È un po’ tutta la Carnia a stringersi attorno alla campionessa per cercare di capire come si può sfondare partendo da qui, da questi boschi di pini e abeti, da queste terre di forte disoccupazione. “Ci sono due posizioni dentro di me: c’è la Manuela tutta spontaneità e voglia di fare, e c’è la Manuela tutta pensiero e logica. Se fosse per me andrei avanti venti anni”» (da un’intervista di Mattia Chiusano).
• Scrisse Gianni Mura nel 1994: «Mi sono innamorato di Manuela Di Centa, che mi rifiuto di chiamare Manu. Mi sono innamorato per un paio di frasi. “Mi sento giovane, dunque sono giovane” e “Ho dentro tutta la forza della mia terra”. La sua terra la conosco bene da quando Luigi Veronelli mi disse che il suo sogno era quello di essere seppellito a Pradumbli, vicino Prato Carnico, paese d’anarchici. Il suo sogno valeva il mio viaggio. Veronelli s’è innamorato pure lui di Manuela. La seconda volta che Manuela ha vinto ho pensato ai cjarsons. Sono dei grossi ravioli con un ripieno che può arrivare a 20 ingredienti, la ricetta varia da paese a paese, è forse l’unico piatto ricco di una cucina povera, e infatti nel Friuli benestante si parla di “cjargnel cence Diu”, senza Dio perché negli ultimi secoli la storia e il cielo sono stati avari. Ho pensato che Manuela aveva dentro un sacco di cose, era una gran donna-cjarson».
• «Tempo di bilanci anche per l’ex sciatrice Manuela Di Centa: “A gennaio compio 50 anni. A me piacerebbe continuare, ma certo, mi ha chiamata direttamente Berlusconi. Chissà. Mi ricordo quando a 35 anni ho smesso lo sport agonistico. Mi son guardata intorno e ho detto: oddio, e ora? Ma poi ho fatto la dirigente sportiva e la conduttrice tv. Per me la politica non è una passione, ma un impegno. Mi impegnerei ancora, se si può. Ma la televisione la amo pazzamente, ho fatto otto puntate per una tv satellitare sulle aree montane invernali”» (Alessandro Trocino)[CdS 10/11/2012].
• Alle politiche del 2013 si candida nuovamente con il Pdl, ma il risultato del suo partito nella sua regione non le permette di ottenere un seggio alla Camera dei Deputati.
• «Manuela Di Centa si candida alla presidenza della Federazione Sport Invernali. La guerra per la poltrona della Fisi è partita: l’ex campionessa di sci nordico, che è membro onorario del Cio, lo comunica ufficialmente a Sochi: “Metto a disposizione la mia esperienza”. Corre in soccorso del fondo, il suo sport, quello per il quale ha faticato una vita. (…) Grande comunicatrice, ex atleta di punta della Nazionale, sarà un osso duro. Sarà, in buona sostanza, uno scontro sci alpino contro sci nordico. Si vota il 12 aprile a Modena. “Se non ci provo dopo tutte le esperienze, sarebbe come lavarsene le mani” ha detto la Di Centa» (Manuela Cotto) [Sta.it 23/2/2014].
• «“Quanta tristezza. I ragazzi d’oggi abbandonano lo sport, e così rinunciano a una possibile educazione alla fatica e ai valori di tolleranza e amicizia».
• «La campionessa di fondo Manuela Di Centa (Pdl) ha investito su un settore decisamente alternativo, comprando boschi e prati in provincia di Udine» (Alberto D’Argenio) [Rep 16/3/2010].
• «Scrivere la mia autobiografia è stato come andare in psicanalisi per dieci anni. Ai giochi di Nagano del 1998 decisi che non avrei mai più indossato gli sci se non per divertimento: ho detto basta e ho promesso» [Fulmini 27/10/2011]. Dopo il ritiro, la Di Centa iniziò, nel 1999, la carriera di conduttrice televisiva, su Rai 3, presentando la trasmissione Cominciamo Bene. Nel 2000 passò a condurre su Rai 1 Linea Bianca, un nuovo programma invernale dedicato alla scoperta delle bellezze della montagna.
• Sposata con la guida alpina/skyrunner/scialpinista Fabio Meraldi (Valfurva, Sondrio, 5 agosto 1965). Per il fatto di non avere avuto figli, ha ottenuto l’annullamento del suo primo matrimonio.
• «Mettere su famiglia era un altro dei miei obiettivi, figli non ce ne sono ancora e non certo perché non ci proviamo, però accettiamo il disegno del Signore in armonia, senza stress. Non mi sento certo vecchia per avere bambini».
• «Vegetariana quasi integrale (“Mangio soltanto un pochino di pollo”) ma soprattutto orgogliosamente “contadina”, l’ex pluri-campionessa di sci di fondo e ora deputata Pdl, Manuela Di Centa, non ha smesso la sua dieta di atleta che si fonda su un piatto base: “Pasta, olio e grana”. Sapori semplici, cibi grezzi: “Lenticchie, fagioli, nocciole, broccoli, rape rosse, un mangiare povero, legato alla mia terra”. Anche alla buvette della Camera, anche fuori a cena: “Al ristorante mi faccio leggere tutto il menù, ascolto, poi ordino la mia pasta al grana”. Sta rientrando a casa, spesa appena fatta: “Una pagnotta pugliese di grano duro, formaggio molle, le marmellate fatte in casa da mio papà, ribes o mirtillo. Poi un bicchiere di vino rosso. E non chiedo davvero di più”» (Giovanna Cavalli)[CdS 12/2/2009].
• «Sono stanca, sempre di corsa anche per stare vicina a Fabio, non faccio sport, non mangio mai e sono dimagrita, ma passerà, perché se quando compii 40 anni avevo detto che una donna a quell’età esplode nella sua bellezza e maturità, oggi vado oltre e dico che a 50 anni mi sento ancora più femmina, felice di come sono» (a Maria Rosa Quario) [Gio., 1/2/2013]