30 maggio 2012
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Biografia di Mauro della Porta Raffo
• (Mauro Maria Romano della Porta Rodiani Carrara Raffo Dandi Gangalandi Savelli) Roma 17 aprile 1944 «lo stesso giorno di Nostro Signore Gesù Cristo. Posso documentarlo» [a Stefano Lorenzetto, Grn 13/12/09].
• Figlio di Manlio Raffo e Anna Maria della Porta. «Mio padre era direttore dell’Ente provinciale per il turismo. Quando avevo due anni, si fece trasferire da Catania a Varese per far contenta mia madre, che odiava il clima della Sicilia. Siamo romani da diecimila anni» [ibid].
• Laureato in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano. È presidente onorario della Associazione culturale Varese può. Dall’ottobre 2013 è online il periodico Dissensi & discordanze che ha ideato, dirige e edita. Ha cambiato più volte mestiere: direttore dell’Azienda di soggiorno, patrocinatore legale, giocatore professionista di carte, consulente commerciale, agente di telemarketing in Svizzera, agente di assicurazioni ecc. A Varese, dove abita, anima un salotto culturale al Caffè Zamberletti. Ha avuto per 15 anni un bel sodalizio con Piero Chiara che l’ha introdotto alle carte, al biliardo, ai casinò ecc. Una discreta carriera politica nell’ex Partito liberale. Nel 2011 si candita a sindaco di Varese con una lista civica (contro il leghista Attilio Fontana) e ottiene il 2,64% dei suffragi.
• Gran pignolo. Il suo talento di meticoloso scopritore di errori e di approssimazioni è stato valorizzato da Giuliano Ferrara che, dopo aver pubblicato alcune sue puntigliose lettere di rettifica sul Foglio, gli ha affidato una rubrica che curerà per 13 anni (1996-2009) e sarà la sua fortuna.
• Le sue giornate cominciano alle 6.30, quando scende di casa ancora in pigiama, d’inverno col cappotto e d’estate con l’impermeabile, e va all’edicola ad acquistare Prealpina, Corriere della Sera, Giornale, Repubblica, Stampa, Foglio. «Poi risalgo, metto su una pentola di tè e comincio...». Caccia all’errore, lettura critica, dissezione, sevizia, chiamatela un po’ come vi pare. Dopo che s’è fatto sbarbare, la scuoiatura dei giornalisti prosegue nel suo pied-à-terre dalle parti di piazzetta Liala, dal momento che persino la moglie, per quanto comprensiva, preferisce non averlo fra i piedi [Lorenzetto, cit.].
• È stato columnist de La Stampa e de Il Tempo. Ha collaborato con Corriere, Il Giornale e La Gazzetta dello Sport (era Il Rompiscatole sotto la direzione di Pietro Calabrese). È apparso su Oggi, Vanity Fair, Gente, Il Giornale del Popolo di Lugano, Capital e su Il Sole 24 Ore all’epoca di Ferruccio de Bortoli. Per Panorama ha redatto la celebre rubrica, The Other Place, dedicata agli errori del concorrente L’Espresso. Collabora assiduamente col mensile Studi Cattolici diretto da Cesare Cavalleri.
• Massimo conoscitore europeo della storia politica degli Stati Uniti e del loro sistema elettorale, nel 2012 ha seguito la campagna presidenziale americana per la Fondazione Italia/USA.
• «Ho collaborato con tutti i quotidiani, tranne quelli di sinistra che non mi hanno mai citato. Solo La Repubblica con Beniamino Placido che, dopo aver visto una mia intervista alla tv svizzera, scrisse che ero come il lanciatore di lenticchie di Johann Hebel. (…) Voleva dire che è un mestiere che non serviva a niente. E in effetti devo dire che, guardando oggi i giornali, aveva assolutamente ragione» [Francesco Borgonovo, Lib 2/1/2012].
• «Ho sempre letto tanti giornali, constatando che, in genere, quelli che scrivono non sanno nulla di quello che scrivono» [Claudio Plazzotta, Iog 19/3/2010].
• «Penso di avere dei doni naturali, come la grande memoria. Poi acculturarsi. Se uno mi dovesse chiedere: lei che cosa fa? Io risponderei: studio» [Borgonovo, cit.].
• «Conservo precisa memoria perfino di cose che devono ancora accadere».
• Il suo obbiettivo: sapere tutto. «Di scienza non so quasi niente. Sono preparato in letteratura, storia, cinema, istituzioni. Ma ho fatto un calcolo: per sapere veramente tutto in questi settori dovrei vivere 450 anni. E non so se ce la faccio» [Claudio Plazzotta, Iog 19/3/2010].
• Dicono di lui «Niente sembra sfuggirgli, una data storica o il titolo di un film, un incontro di boxe o l’etimologia di una parola. Come un revisore d’altri tempi, questo romano cresciuto a Varese si diverte a fare le pulci a mezzo mondo giornalistico» (Michele Anselmi).
• «Un uomo colto ed erudito, dunque competente, elegante, ironico e gentile, altruista, determinato, intransigente, inesorabile e, ovviamente, onesto» (Cesare Lanza).
• «È il terrore di chi scrive e la delizia di chi legge» (Roberto Gervaso).
• «Come in un dramma di Pirandello, esistono almeno due Mauro della Porta Raffo. Il primo è l’implacabile custode della precisione storica, lo spietato fustigatore delle approssimazioni, il cacciatore di errori, l’uomo che dovrebbe iscrivere sul suo stemma il motto ‘errata corrigo’. Il secondo è l’umorale, passionale, irascibile testimone dei suoi tempi. Il primo è freddamente oggettivo. Il secondo appassionatamente soggettivo. Se mi è permesso esprimere un giudizio personale preferisco il primo. Ma non escludo che molte delle sue vittime optino per l’autore quando parla di se stesso piuttosto che delle loro sviste» (Sergio Romano).
• Tra i libri: Mi dia del lei. 2005-2006 (Macchione 2007), Dieci anni di pignolerie (Ares 2006), Piero Chiara (Macchione 2005). Negli ultimi anni si è dedicato alla realizzazione di un’enciclopedia dedicata interamente a se stesso: dieci tomi robusti pubblicati dalla Legatoria Carravetta di Varese.
• Sposato. Suo fratello minore è il poeta e traduttore Silvio Raffo.