30 maggio 2012
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Biografia di Ottaviano Del Turco
• Collelongo (L’Aquila) 7 novembre 1944. Politico. Ex presidente della Regione Abruzzo (2005-2008).
• «Voi quando siete nel sindacato, siete dei rompicoglioni, quando uscite dal sindacato siete solo dei coglioni» (Bettino Craxi).
• Sindacalista, dal 1983 al 1992 fu segretario aggiunto della Cgil. Già segretario del Partito socialista (1993-1994), nel 1994 fu eletto alla Camera, nel 1996 e 2001 al Senato (Ulivo/Girasole), nel 2004 al Parlamento europeo. Presidente della commissione Antimafia nella XIII legislatura (1996-2001), ministro delle Finanze nell’Amato II (2000-2001).
• Figlio del bracciante Giovanni: «La casa della mia infanzia, a Collelongo, in Abruzzo, era anche Camera del lavoro e sezione socialista. In un angolo dello stanzone c’erano sacchi di grano, lenticchie e fagioli. I braccianti pagavano così la tessera del partito e della Cgil. Mio padre si definiva nennianostalinista. La mia famiglia era numerosa. Sono l’ottavo figlio, Ottaviano appunto. I primi ebbero nomi normali, Angelo, Francesco, Elvira, Fausto. Poi mio padre è impazzito: Quintiliano, Pratilina, Alfiere. Mi sono fermato alla terza media. Quando sono diventato ministro qualcuno ha storto il naso. “Non si vergogna? Ha solo la terza media”. Una volta l’autodidatta veniva ammirato. Oggi viene snobbato. Nenni era il mio mito politico. Io sono sempre stato un autonomista. Mi ha sempre infastidito essere definito “di destra”. Adesso poi che alcuni socialisti sono andati realmente con la destra!» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Nel 2008 indagato dalla magistratura di Pescara per abuso d’ufficio a causa di una delibera che autorizzava una transazione di 14 milioni di euro alla Deutsche Bank, soldi girati al gruppo sanitario Villa Pini (i fondi erano bloccati a causa del deficit sanitario regionale e per una controversia sulle prestazioni erogate).
• È stato arrestato il 14 luglio 2008 insieme ad altre nove persone, assessori e funzionari della regione Abruzzo, con l’accusa di associazione a delinquere, truffa, corruzione e concussione, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Pescara su presunte tangenti nella sanità abruzzese. Il principale accusatore è Vincenzo Maria Angelini (imputato e parte offesa nel processo), imprenditore nel campo della sanità, che ha raccontato che Del Turco avrebbe intascato tangenti per circa 6 milioni di euro «per spaccare lo Sdi di Boselli e per portare nel Pd otto senatori». «I soldi al governatore, 5 milioni e 800 mila euro pagati a rate fino al febbraio del 2008, li portava il re delle cliniche: un tipo accorto, questo Angelini, perché infilava sempre nel taschino un registratore digitale sul quale incideva i colloqui con Del Turco e con il suo entourage. Tutto schedato, compresi i tabulati del Telepass con i passaggi della sua auto al casello di Pescina. Il re delle cliniche, passato in pochi mesi dal ruolo del grande corruttore a quello della gola profonda, ha dunque rivoltato il tavolo facendo nomi e cognomi alla procura della Repubblica di Pescara, ha raccontato che dopo aver pagato la bellezza di 15 milioni di euro di tangenti a lui non era stato permesso di rientrare di tutto il credito vantato con la regione: 150 milioni di euro, maturati tra il 2005 e il 2007» (Dino Martirano).
• «Inutile girarci attorno. Una carriera così, passando indenne e anzi avanzando in mezzo a tante bufere, significa anche mediazioni di incerto profilo, compromessi non sempre commendevoli, magari pure una certa quantità di pelo sullo stomaco. Mai pensato che fosse una mammoletta, Del Turco, mai creduto che della sua immagine si potesse fare un santino. Nemmeno quando, al congresso di Rimini del Psi, correva l’anno 1987, fu il primo socialista di peso a conquistare i titoli dei giornali denunciando l’esistenza, nel partito, di una questione morale che non era possibile liquidare soltanto come odiosa propaganda nemica. Ma che, con tutta la sua dichiarata e sincera fedeltà di vecchio autonomista a Bettino Craxi, il personaggio fosse diverso, e parecchio, dal cliché a torto o a ragione incollato addosso al socialista cosiddetto rampante dell’età craxiana, questo lo riconoscevano un po’ tutti, avversari compresi. Uno così, vero o falso che fosse, ti dava e ha continuato a darti l’impressione di vivere di politica, sì, ma con un reddito non troppo distante dal tuo. Collelongo, per cominciare. Del Turco, buon frequentatore di salotti romani, avrà pure esagerato a rappresentare la sua famiglia come il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, e la sua casa avita come l’incrocio tra una modestissima abitazione familiare, una sezione socialista e una Camera del Lavoro, ma certo il fatto che ci andasse tutte le volte che poteva, e si portasse appresso compagni, amici e giornalisti a mangiare polenta, salsicce e spuntature di maiale, negli anni Ottanta una qualche impressione la faceva» (Paolo Franchi).
• Tre giorni dopo il suo arresto, si è dimesso da governatore dell’Abruzzo e si è autosospeso dal Pd. Dopo 28 giorni di carcere, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari a Collelungo. «Scaricato brutalmente dal Pd, il suo partito, Del Turco restò 28 giorni in cella d’isolamento, lui che era stato presidente della commissione parlamentare Antimafia, nella sezione del carcere di Sulmona destinata ai mafiosi. Da allora la sua carriera politica è finita in fumo, come la giunta che presiedeva» (Stefano Di Michele), [Fog 16/3/2013].
• Il 16 luglio 2009 la Procura di Pescara dispose il sequestro preventivo di 28 tra beni mobili e immobili, per un valore totale di oltre 10 milioni di euro, tra cui due suoi immobili, uno a Roma e l’altro in Sardegna.
• Il 22 luglio 2013 è stato condannato in primo grado a 9 anni e 6 mesi di reclusione, dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, «in stato di interdizione legale durante la pena e incapace di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la stessa durata della pena principale». Condannato anche Angelini a tre anni e sei mesi.
• Non sono mai stati trovati i soldi delle tangenti, pagate tutte rigorosamente in contanti. Il suo avvocato ha detto: «hanno dovuto confermare non solo di non avere trovato un euro, ma nemmeno la sua traccia. Eppure hanno passato al setaccio perfino i conti dei parenti e degli amici; e le persone che rubano, di solito, lo fanno per cambiare vita (…). Per comprare una casa al figlio Del Turco ha dovuto svendere alcuni quadri».
• Un ruolo decisivo nel processo, l’hanno avuto le fatture di Telepass, che attestano gli spostamenti di Angelini, e una foto scattata il 2 novembre 2007 a casa di Del Turco, al momento della consegna di una tangente. La famosa foto delle mele: Angelini consegna i soldi e Del Turco lo obbliga ad uscire da casa sua con una busta piena di frutta per non destare sospetti. «Che cosa si vede in quella foto? Nulla certo che possa documentare il passaggio di soldi contanti» (Alessandra Arachi) [Cds 23/7/2013]. «Del Turco cominciò a scrutare quella foto (…). Qualcosa nell’ombra appariva e si celava dietro le mele. Castagne, noci. Ma noci con il mallo - la parte carnosa, verde, che poi la noce perde. “Feci un salto: a novembre, in Abruzzo, non ci sono noci con il mallo attorno. Lo hanno già perso. Quelle non potevano essere le noci del 2 novembre”» (Di Michele, cit.).
• Da sempre si dichiara innocente. Dopo la condanna rivela di avere un tumore: «Domani andrò a Roma a chiedere al professor Mandelli di darmi cinque anni di vita, cinque anni per dimostrare la mia innocenza e riabilitare la giunta della Regione Abruzzo che ho guidato. Ho preso la stessa condanna di Tortora, e questo mi dà sgomento» [tgcom24 23/7/2013].
• «Scriveva, Del Turco. Dipingeva, Del Turco. E la sua casa è percorsa da questa passione, insieme alle opere (rivelatrici, si è visto) di Ventrone, un paio di coloratissimi Schifano, Vespignani, Guccione (…). E adesso Del Turco non dipinge, “serve una serenità che non ho”, e non scrive. Fatica a mettere in ordine i colori sulla tela. “E non mi vanno più in ordine le paro le. Una volta per me scrivere era facile, adesso… Questa storia ha cambiato il mio rapporto con la sintassi, commetto errori che non avevo mai fatto, perdo la consecutio temporum. Non so più scrivere, mi smarrisco. Questa storia mi ha come inaridito, reso una pianta secca, affaticata…”» (Di Michele, cit.).
• Delle sue opere Francesco Cossiga (1928-2010) diceva: «I suoi quadri sono belli. Uno, una natura morta, l’ho appeso in uno dei miei salotti, il salotto piccolo, in una grande parete. Lui pensa di essere molto bravo. E mi ha sempre detto: “Sono un ottimo pittore perché sono un pessimo politico”».
• Ammette di piangere «Piango spesso, non so perché, ma piangere è una risorsa, non è un danno» (Di Michele, cit.).
• Due figli (Manuela e Guido). Una compagna, Maria Cristina D’Avanzo.
• Due cani: Due e sua figlia Soutine. Un gatto, Miró.
• Tifa Lazio.