30 maggio 2012
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Biografia di Alessandro Del Piero
• Conegliano (Treviso) 9 novembre 1974. Calciatore. Attaccante. Al Sydney Fc dal 2012 al 2014 (47 presenze e 24 gol). Con la Juventus ha collezionato, dal 1993/1994 al 2011/2012, 478 presenze in Serie A segnando 188 gol (capocannoniere nel 2007/2008) e vincendo sei scudetti (1995, 1997, 1998, 2002, 2003, 2012, più quelli del 2005 e 2006, revocati causa Calciopoli), una Coppa Italia (1994/1995), la Champions League 1995/1996 (finalista nel 1997, 1998, 2003), la Coppa Intercontinentale del 1996 (suo il decisivo gol dell’1-0 a Tokyo contro gli argentini del River Plate) ecc. In Nazionale 91 presenze e 27 reti, vinse i Mondiali del 2006, secondo agli Europei del 2000. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1995 e 1996, 10° nel 2002, 13° nel 2003, 16° nel 1998, 20° nel 1997. «Sul caminetto di Coverciano ci sono due liste: i quindici giocatori con più presenze in nazionale e i quindici che hanno segnato in più, e io sono l’unico ad essere presente in tutte e due».
• Vita Figlio di Gino, operaio dell’Enel che gli mise l’impianto di illuminazione nel campetto dietro casa in cui giocava da bambino, e della casalinga Bruna: «A 7 o 8 anni, quando gli amici venivano a chiamarlo, lo facevo scendere solo con la promessa che avrebbe giocato in porta per non sudare troppo. Lui non lo faceva. Mi misi il cuore in pace quando Stefano, suo fratello più grande, mi disse che il portiere non era proprio il ruolo più adatto a lui».
• Il fratello Stefano (Conegliano 29 ottobre 1965), che gli fa da manager, giocò nella primavera della Sampdoria: «In paese spiegano che a marcare la differenza sia stato il carattere: “Bravi tutti e due, però Stefano camminava mentre Alex divorava il campo”» (Antonio Barillà).
• «Da San Vendemiano vola al Padova e poi all’Under 21, non ancora diciottenne, e infine alla Juve. Consigliato da Causio, soffiato da Boniperti al Milan con 5 miliardi ed esaltato da Trapattoni, a suo modo: “Se chiudo gli occhi, mi sembra di rivedere Paolo Rossi”. Avendo gli occhi chiusi, non aveva visto benissimo. Altri paragoni, nel tempo, si sono rivelati appena più vicini al vero: Platini, Baggio... ma i fuoriclasse assomigliano solo a se stessi. Lui, bianconero a 18 anni e qualche mese, confessava la sua passione sfrenata per Michel: “L’ho studiato in tutti i suoi movimenti. Un giorno lascerò la maglietta fuori dai pantaloncini e magari gli assomiglierò un po’”. Il 12 settembre 1993 Alessandro Del Piero fa il suo esordio con la Juve a Foggia: un quarto d’ora per Ravanelli. Tre giorni dopo, il piccolo genio mette il piedino in Europa: giusto 60 secondi perditempo in Juve-Lokomotiv Mosca. Quattro giorni dopo, contro la Reggiana dispone sempre di una manciata di minuti ma stavolta li sfrutta: passaggio del suo amico del cuore dai tempi di Padova, Angelo Di Livio, palla che rimbalza e tiro al volo di sinistro. Inizia così la sua serie di prodezze in bianconero, che così lunghe, nel calcio della rincorsa al soldo, pochi avrebbero pronosticato» (Fabio Bianchi).
• Nel 1995, in Champions League, fece una serie di gol con tiri a rientrare (Borussia Dortmund, Steaua Bucarest, Rangers Glasgow), tanto che ancora oggi si parla di “gol alla Del Piero”. Un grave infortunio a un ginocchio subìto l’8 novembre 1998 a Udine lo tenne per molti mesi lontano dai campi di gioco costringendolo a un faticoso recupero (per un paio d’anni fu considerato un giocatore finito).
• Massimo Moratti ha confidato che a un certo punto pensò di portarlo all’Inter: «Me lo consigliò Ronaldo, lo voleva al suo fianco: inutile comprare tanti giocatori, basta prendere Del Piero e saremo fortissimi. Però non fu possibile imbastire la trattativa».
• Ha vinto la classifica cannonieri in B e in A (doppietta riuscita l’ultima volta a Paolo Rossi nel 1977/1978), trascinando nel 2006/2007 la Juventus dalla serie cadetta dove era precipitata causa Calciopoli alla Champions League.
• Ha partecipato agli Europei del 2008 riprendendo una tradizione di delusioni azzurre che sperava fosse finita con la vittoria ai Mondiali 2006: subentrato sullo 0-2 contro l’Olanda, titolare contro la Romania (1-1), non combinò nulla e vide dalla panchina tutta la sfida con la Francia. Entrato ai supplementari nel quarto di finale contro la Spagna, sarebbe stato il quinto rigorista ma l’errore di Di Natale e la trasfomazione di Fabregas posero fine al match prima che arrivasse il suo turno dal dischetto. Carriera azzurra che sembrava a quel punto conclusa, fu invece convocato da Lippi, primo capitano della sua seconda avventura sulla panchina della nazionale. Ultima partita in azzurro il 10 settembre 2008, contro la Georgia per le qualificazioni dei Mondiali 2010.
• Tra il 2009 e il 2011 iniziò ad avere qualche acciacco fisico e a giocare e segnare meno con Juventus. All’inizio della stagione 2011/2012 i bianconeri assunsero come allenatore Antonio Conte, ex giocatore della Juventus negli anni di Lippi e del miglior Del Piero, ex capitano della Juventus prima di Del Piero. Il presidente della squadra, Andrea Agnelli, annunciò che sarebbe stato l’ultimo anno di Del Piero alla Juventus. Del Piero non la prese bene e spiegò che cose del genere di solito si fanno «in maniera diversa». Un anno prima Del Piero e la Juventus avevano firmato un nuovo contratto annuale al termine di una trattativa complicata: a un certo punto Del Piero aveva diffuso un video in cui diceva di essere pronto a firmare un nuovo contratto «in bianco». Qualcuno disse che la Juventus lo interpretò come un tentativo di forzare la mano alla società, e per questo il contratto non gli fu rinnovato l’anno successivo. Durante la stagione 2011/2012 non fu quasi mai titolare e segnò pochissimo (tre gol in campionato, due in Coppa Italia). «Alla sua ultima partita in campionato, il 13 maggio 2012, segnò un gran gol al 26esimo del primo tempo – a giro, di interno, da fermo – e dopo fu abbracciato a lungo dai suoi compagni. Al 56esimo fu sostituito e moltissimi spettatori dello Juventus Stadium rimasero in piedi ad applaudirlo per quasi due minuti; Del Piero mimò il gesto “dell’inchino” rivolto a tutti tifosi, salutò i compagni vicino a lui, l’arbitro Gabriele Gava, il portiere Gianluigi Buffon, e se ne andò in panchina camminando lontano da Antonio Conte. Quel giorno la Juventus vinse il suo 28esimo scudetto» (Luca Misculin) [Pst 10/3/2014].
• Nel settembre 2012 firmò con il Sydney Fc un contratto annuale con un’opzione per il secondo anno da circa quattro milioni di dollari australiani per entrambe le stagioni, cioè 2,6 milioni di euro in tutto.
• A fine aprile 2014 ha fatto sapere che la sua esperienza a Sydney era ormai conclusa. È stata una scelta non facile anche perché la mia vita dentro e fuori dal campo è stata bellissima, e insieme con la mia famiglia abbiamo trascorso due anni fantastici: l’Australia ci rimarrà per sempre nel cuore. Ho imparato a conoscere un Paese incredibile e anche se ho vissuto dall’altra parte del mondo, mi sono sentito a casa fin dal primo giorno».
• Da qualche anno festeggia i gol facendo la linguaccia.
• È sposato con Sonia Amoruso (Torino 16 agosto 1975, sorella dell’ex calciatore Nicola Amoruso): «Un bar del centro, lui che entra e tutti lo riconoscono, chiaro. Lei che è lì, pausa di lavoro. Perché a due passi si guadagna da vivere facendo la commessa in un negozio di abbigliamento “firmato”. Lei che guarda il calciatore famoso, come tutti, come tutte. Lui che incrocia lo sguardo curioso di quella morettina dolce e un po’ vergognosa. Beh, si sa come va a finire. Si scambiano i numeri di telefono, si incontrano. Una specie di favola dei tempi moderni, il principe del calcio che va a prendere la sua Cenerentola in Ferrari, mica sul cavallo bianco. Lui comincia a portarla in trasferta, in Champions. Sonia Amoruso è simpatica, semplice, la ragazza acqua e sapone che Ale il tranquillo sognava da sempre. È premuroso, mai oppressivo. In aereo si siedono uno lontano dall’altra, perché funziona così. Ma gli sguardi volano. Il 12 giugno 2005 si sposano. Don Ciotti officia la funzione in una chiesetta sperduta sulla prima collina torinese» (Paolo Forcolin).
• Tre figli, Tobias (22 ottobre 2007), Dorotea (4 maggio 2009) e Sasha (27 dicembre 2010) «So che dai 5 anni in poi per me è esistito solo il calcio. Con i miei figli cerco di essere più presente: uno dei miei sogni è che un giorno pensino di me quello che io penso di mio padre. Sarebbe un trionfo».
• Nel 2007 ha pubblicato l’autobiografia 10+ (Mondadori), nel 2012 insieme a Maurizio Crosetti Giochiamo ancora (Mondadori).
• Successo dello spot per un’acqua minerale in cui compare insieme alla miss Italia Cristina Chiabotto, alla “suora” Pia Velsi, a un passerotto (voce di Jacopo Sarno).
• Nel 2013 ha fondato, insieme all’attore americano Patrick Dempsey, il team automobilistico Dempsey/Del Piero Racing, che ha esordito nello stesso anno sia nella 24 Ore di Le Mans che nel campionato American Le Mans Series.
• Critica «La gente immaginava di veder crescere con lui un fuoriclasse immenso come Maradona, mentre appartiene a una categoria meno raffinata, i campioni che quando sono al 100 per cento inventano cose che non riescono a tutti, altrimenti faticano a brillare. Lo hanno fregato gli inizi. Non segnava moltissimo ma i gol erano capolavori degni di Raffaello più che del Pinturicchio, cui lo accostò l’avvocato Agnelli. Quel tocco al volo per battere la Fiorentina in una storica rimonta nell’inverno del 1994. La rete storica di Tokyo per l’Intercontinentale contro il River Plate. “Se fa queste cose a vent’anni, che gli vedremo fare a 25?” ci chiedevamo. Prima che arrivasse a quella età lo bloccò l’infortunio, a Udine. Un giorno ne parlammo con un chirurgo. “Non lo scriva ma non sarà mai più lo stesso, è già molto se tornerà a correre senza zoppicare”. Si sbagliò. È tornato a giocare con sprazzi dei vecchi tempi. Pretendono una continuità di mirabilie, lo confrontano con l’attaccante che segnò 21 gol nel 1997/98, senza interrogarsi se l’anomalia non fosse in quel campionato, perché prima non aveva toccato i dieci gol. L’attesa è rimasta quella di quando l’Avvocato disse che era come aspettare Godot e Umberto Agnelli lo definì “cocco di mamma”» (Roberto Beccantini).
• «Quando si era bloccato in campionato, quando gli era venuta per due anni l’allergia al gol e tutti dicevano che era finito, al massimo poteva diventare un grandissimo fornitore di assist, se ne uscì fuori con un gol di testa al Parma. E il 18 febbraio 2001 a Bari, gli era appena morto il padre, di tumore, dopo una lunga malattia, lui fece una corsa lunga e rabbiosa, piena di pianto, quasi da invasato. È stata l’unica volta che ha fatto uscire un po’ di dolore. Forse è questo il suo problema, lui non suda, trattiene. Calpestatelo pure nell’anima. Vi risponderà che preferisce “stare solo”. E che la sua rinascita interiore è cominciata proprio dopo gli Europei del 2000, quando si mangiò due gol in finale. “Ci rimasi molto male e mi assunsi la responsabilità di quella disfatta. È lì che ho cominciato a pensare che dovevo concentrarmi più sulla Nazionale e riuscire a riprendermi quello che avevo perduto”. Non si ricordano sue reazione bestiali. Bottiglie scagliate? Sedie rotte? Lui è così, gentile e civile» (Emanuela Audisio).
• «È un esempio, è come vorremmo fosse il fidanzato di nostra figlia, è quello che non sa gestire la pace della squadra, ma va comunque a portarla» (Mario Sconcerti).
• «Il calcio non mi fa più sognare; a volte penso che nemmeno mi piaccia più. Però Del Piero mi fa sognare, e io sogno, e so che molti di quei sogni si avvereranno, perché è un fuoriclasse, è un eroe» (Sandro Veronesi).
• «È un genio nel fare scene madri con la dirigenza: ma come, un tale affronto a me, la proposta di un contratto risibile all’uomo della fedeltà assoluta, alla bandiera juventina, all’uomo zebra! Sicché alla fine i dirigenti bianconeri cedono sempre e gli allungano il contratto» (Edmondo Berselli).
• «Non è vero che se la tira. Non è vero che è troppo serio. Non è vero che è timido. È vero che è circospetto e magnetico. Ha ritenuto opportuno trincerare il suo mondo interiore dietro al filo spinato; ma se avverte vibrazioni positive, come è generoso di partite e gol, è generoso di sé. Del Piero è un uomo misterioso per sua stessa ammissione» (Gaia Piccardi).
• Frasi «Il Mondiale mi ha lasciato una serenità disarmante, ha chiuso un cerchio, è stato il lieto fine del mio kolossal».
• «Tra Pelè e Maradona scelgo l’argentino, aveva un modo di giocare più simile al mio».
• «In campo sono un figlio di buona donna: la furbata, il colpetto, faccio di tutto per vincere. Poi vado a casa e mi sciolgo con i miei figli. Ho protetto la mia vita privata per poter esprimere il lato più vero di me pienamente. Di quella sono molto geloso».
• «Capita di sbagliare, l’importante è capirlo. Ho tifato vent’anni per i cowboy dei film western e solo ora mi rendo conto che forse invadere gli indiani e sparargli contro non era una bella cosa».
• Politica Secondo Il Foglio politicamente è «un Dc veneto doc», «tendenza Casini».
• Vizi Gioca a golf.