30 maggio 2012
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Biografia di Enrico Deaglio
• Torino 11 aprile 1947. Giornalista. Laureato in Medicina (esercitò per breve tempo all’Ospedale Umberto I di Torino). Fino al settembre 2008 direttore di Diario, periodico (prima settimanale, poi quindicinale, dal 2009 mensile monografico, ha chiuso nel dicembre dello stesso anno) «che ha fatto delle inchieste giornalistiche (“vecchio stile”, come le chiama lui) il suo tratto caratteristico» (Santi Urso). Dal 1976 al 1982 (anno della chiusura) direttore del quotidiano di Lotta continua, poi del quotidiano Reporter. Ora collabora con Repubblica. «Il giornalismo provoca in genere disastri, come è ovvio che sia».
• Debutto in tv alla fine degli anni Ottanta con Mixer, poi Milano Italia, I ragazzi del 99, Così va il mondo, Vento del nord, L’elmo di Scipio. Tra i libri: La banalità del bene - Storia di Giorgio Perlasca (Feltrinelli, 1991), da cui è stato tratto un film per la tv interpretato da Luca Zingaretti (Raiuno 2002), Raccolto rosso. La mafia. L’Italia. E poi venne giù tutto (Feltrinelli, 1993), Besame Mucho (Feltrinelli, 1995), Patria, 1978 – 2010 (Il Saggiatore, 2010), Il vile agguato. Chi ha ucciso Paolo Borsellino (Feltrinelli, 2012), La felicità in America (Feltrinelli, 2013).
• Autore con Beppe Cremagnani dei film inchiesta Quando c’era Silvio, Uccidete la democrazia!, Gli imbroglioni (gli ultimi due sui presunti brogli del Polo alle elezioni del 10 aprile 2006. La Procura di Roma li accusò di aver diffuso «notizie false, esagerate e tendenziose finalizzate a turbare l’ordine pubblico»: sui pretesi brogli nelle politiche del 2006 vedi anche BERLUSCONI Silvio). • «Ama i dettagli, i piccoli indizi, i particolari. Da quelli parte, ragiona, stringe, passando dal minimo al minore e accompagnandovi per fatti successivi alla questione generale, importante. Sa che un delitto rivive sul tavolo dell’anatomopatologo meglio che sulla scrivania del magistrato competente, tra le stoviglie dell’osteria dov’è sprizzato il sangue più che nella tenenza dei carabinieri. Lui approda allo sbarco in Normandia partendo dall’abete del Quebec con cui, non a caso, costruirono il timone di un anfibio qualsiasi; può svelarvi il mistero del Gattopardo scovandolo nella trama della tovaglia che Burt Lancaster piazzò, non a vanvera, sotto l’unico albero del latifondo» (Pietrangelo Buttafuoco).
• Fratello di Mario.
• Vive a Milano.