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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Christian De Sica

• Roma 5 gennaio 1951. Attore e regista. Figlio del grande Vittorio (1901-1974) «Mio padre è De Chirico e io sono un pittore della domenica» e di Maria Mercader «Una donna d’altri tempi, molto simpatica e spiritosa, completamente incosciente. I fascisti le hanno buttato giù la casa in Spagna, è andata in Francia a recitare, aveva più successo di mio padre, era molto bella, elegante. Poi mio padre l’ha chiusa in casa e lei ha vissuto tutta la vita innamorata di lui, tra il parrucchiere, le partite a carte coi miei zii e noi figli. È stata un po’ vittima. In parte è stata lei a spingere mio padre a diventare regista, anche per allontanarlo dal teatro e dalla prima moglie» (ad Arianna Ravelli) [Cds 3/10/2014].
Vita «Non ho mai sentito il peso di questo nome. Mio padre, nonostante avesse due famiglie, perché aveva una prima moglie e una figlia e poi me e mio fratello nati dal matrimonio con mia madre, non aveva il coraggio di dircelo. Quando avevo diciotto anni, mi chiamò mia sorella Emi, che è più grande di me e di Manuel, e mi disse: “Vogliamo conoscerci?”. Mio padre era un uomo semplice. Quando io sono nato aveva già cinquant’anni e i capelli bianchi e quindi non era un padre che con noi giocasse a pallone. Voleva che mi laureassi in Storia dell’arte. Tra parentesi, io ero un bravo studente e prendevo molti trenta. Dato che lavoravo, mi comperai una Rolls-Royce. Lui non ci salì mai perché si vergognava. Andava a rovinarsi ai tavoli verdi. Abbiamo spesso cercato di interdirlo, ma non fu possibile».
• «Ho avuto la fortuna di avere un padre così e la sfortuna di essere figlio di un vecchio, frustrato nel bisogno di averlo vicino quando ho intrapreso il suo stesso mestiere. Ma ho conosciuto proprio tutti: da Chaplin in avanti (...) Basti solo la possibilità di frequentare Cesare Zavattini: non può immaginare che gioia, da adolescente, trascorrere pomeriggi interi in casa sua quando mi insegnava che l’unico libro da leggere era Il capitale» (a Paolo D’Agostini) [Rep 23/10/2008].
• «A 12 anni pesavo 105 chili (...) È stato mio padre a rovinarmi, un uomo d’altri tempi, si mangiava tutti insieme e in tavola doveva esserci tanto cibo, dall’antipasto al dolce» [Ok Salute].
• «Avevo 23 anni quando è morto. So bene quello che pensavano di me: “Ma che vuole questo ciccione, che si è messo in testa?”. Da ragazzo ero grasso, ho sofferto moltissimo. Poi un giorno ho deciso che dipendeva solo da me cambiare. Devo molto ad Aurelio De Laurentiis che mi ha dato fiducia e a Carlo Vanzina, che mi ha scelto per Sapore di mare. Per il resto, devo tutto a me. Il pubblico l’ho sempre sentito vicino, anche nei momenti difficili, anche quando la critica mi attaccava. Il cognome devi fartelo perdonare» (a Silvia Fumarola).
• Nell’anno di Sapore di mare (ingaggio da 600 mila lire) arrivò anche l’offerta per Il conte Tacchia, con Enrico Montesano e Vittorio Gassman (ingaggio da 14 milioni di lire). Scelse il primo: «L’agente mi dice che sono pazzo. Rispondo: “La pazza sei tu, quello non farà una lira, questo avrà successo”» (ad Arianna Finos) [Rep 4/1/2014].
• «Io non mi sono mai montato la testa. Sono sempre stato severo con me stesso. Ma so di avere una notorietà molto forte in Italia. Molto più di tanti attori che credono di essere famosi. Dalle indagini di mercato risulta che io sono secondo, come popolarità, dietro a Sofia Loren. Ho cercato ogni tanto di migliorare. Ho fatto film come regista che mi hanno dato molte soddisfazioni, magari meno al botteghino. Uomini, uomini, uomini oppure Tre. Ho fatto per due anni teatro con un musical su George Gershwin. Di Vittorio De Sica non ne nascono tantissimi. Papà ha vinto quattro Oscar. Come mi posso paragonare? Ho fatto quello che sapevo fare. A 18 anni facevo il cantante, poi la comparsa, le feste di piazza, i night, i Festival di Sanremo, la televisione. Non sono mai volgare. La parolaccia che fa ridere non è volgare. In Tutti pazzi per Mary c’è Cameron Diaz che si pettina con lo sperma. Questo è “rinnovamento comico”. Woody Allen che fa fare un pompino a una banana. Questa è “arte”. Se lo facciamo io e Boldi è terrificante volgarità. Spesso si è spinto l’acceleratore sulla cosiddetta volgarità. Ma il Paese è così. Il Paese parla in questa maniera, i ragazzi, gli impiegati, la borghesia. Tutti. E io ho sempre fatto dei personaggi che non mi appartengono, ricchi, vigliacchi, prepotenti, arroganti. L’alta borghesia è la classe peggiore nel nostro Paese. I ricchi strafottenti sono tremendi. Farli diventare simpatici è stata la mia impresa storica. Scalfari l’ho fatto piangere. A una cena gli cantai una canzone e lui si commosse fino alle lacrime. A me l’intellighentia mi ha sempre fatto vomitare, come diceva Roberto Rossellini. Ma molti intellettuali andavano a vedere i miei film e si divertivano moltissimo. Quando andavo nel cinemino di Cortina d’Ampezzo ci trovavo un sacco di intellettuali a vedere i miei film. Sono contento che una parte della critica si sia accorta che non siamo così cani. La maggior parte dei critici non capisce nulla di cinema. Ci sono dei critici di una rivista terrificante, FilmTv, che fanno sempre “pollice verso” ai miei film. Ma anche a quelli di mio padre, compreso Il giardino dei Finzi Contini. Il Mereghetti? Me ne hanno regalato uno una volta. C’era una serie incredibile di improperi. L’abbiamo aperto una sera con tanta gente di cinema, ricordo Abatantuono, e ridevamo a crepapelle. Ci trattava malissimo tutti. Proprio tutti» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Grande successo in coppia con Massimo Boldi: «Maurizio Porro sul Corriere della Sera ha scritto che abbiamo fatto incassare più di mille miliardi in venti anni. O il Paese è completamente idiota, oppure i due idioti De Sica e Boldi non sono tanto idioti». I due hanno rotto il sodalizio dopo Natale a Miami (2005) e De Sica ha fatto coppia per alcuni anni con Massimo Ghini: «È bravissimo, capace di passare dal film sulle morti bianche alla farsa, il genere più difficile» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 28/12/2009].
• Con Boldi ci sono stati iniziali scambi d’accuse, anche a causa di un David vinto per i cinepanettoni dato al solo De Sica nel 2009 (Boldi: «Un abile salottiero. Sono stato io, quando lui era un ragazzo grassottello e sconosciuto, a dargli per primo una mano»). Dopo un periodo in cui i rapporti sembrano sereni («Con lui ricordo momenti straordinari, mai mi sono divertito come ho fatto con lui»), nel 2013 sono tornati freddi: «Mi sembra che se la canti e se la suoni da solo: è lui che ha rotto la coppia, formando con un altro produttore perché guadagnava di più (...) Poi si è pentito e adesso vorrebbe che tornassimo insieme. Ma a fare che?» (a Paolo Mereghetti) [Cds 20/8/2013].
• Il regista Carlo Vanzina sulla rottura: «Boldi ha rotto una coppia di grande successo senza motivo, parlando male di Christian, che invece si è comportato da grande signore» (a Giancarlo Dotto) [Sta 29/12/2007].
• Come regista ha diretto tra gli altri: Ricky e Barabba (1992), Tre (1996), Simpatici e antipatici (1998) e The Clan (2005). Quest’ultimo «non è andato male: è andato malissimo. Da allora nessuno mi ha più dato fiducia come regista» (a Mereghetti, cit.).
• Nel 2006 in teatro protagonista di Parlami di me, spettacolo firmato da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime da cui nel 2008 è tratto l’omonimo film per la regia del figlio Brando (vedi).
• Sempre nello stesso anno l’autobiografia Figlio di papà (Mondadori), «un libro strepitoso, che riscatta un’esistenza e una carriera, se c’era bisogno di riscattarle» (Edmondo Berselli) [Esp 18/12/2008]. Il libro è concepito come un varietà «ma con pagine acute e struggenti sul padre Vittorio, Zavattini, Rossellini (...) Sordi (...) e la grande Italia che c’era una volta» (Curzio Maltese) [Rep 15/3/2011].
• In tv ha recitato, tra le altre, nella fiction Rai Lo zio d’America (di Rossella Izzo, due stagioni 2002-2006 con Lorella Cuccarini).
• Per due anni (2009-2011) ha fatto coppia con Belén Rodriguez in una serie di spot televisivi della Tim.
• Da ultimo visto al cinema ne Il principe abusivo (2013, di e con Alessandro Siani, che nel 2015 è diventato anche uno spettacolo teatrale), in Colpi di fortuna (Neri Parenti, 2013) e ne La scuola più bella del mondo (Luca Miniero, 2014). Nel 2015, dopo una pausa di un paio di anni, è tornato al cinepanettone con Vacanze ai Caraibi (Neri Parenti): «Quando il regista Neri Parenti me l’ha proposto, ho gridato al telefono: “Sì!”». In tv nella miniserie diretta da Pupi Avati Un Matrimonio. Nel 2012 e per quattro edizioni è stato giurato del programma Tale e Quale Show di Raiuno; nel 2015 conduttore di Striscia la notizia accanto a Michelle Hunziker.
• Il film Vacanze di Natale a Cortina (Neri Parenti 2011), ventiseiesimo cinepanettone consecutivo e a detta di molti l’ultimo della serie storica, gli è valso l’entrata nel Guinness dei primati per la longevità. Altri premi vinti: un David in coppia con Boldi (2000), un Nastro d’argento nel 2010 come migliore attore protagonista per Il figlio più piccolo (Avati 2010), Telegatto come miglior attore (2007) e svariati Biglietti d’oro, i premi del botteghino.
• Con Colpi di fortuna è scaduto il contratto con il produttore Aurelio De Laurentiis: «Per trent’anni ho fatto sempre lo stesso film, con le stesse battute» (a Paolo Mereghetti) [Cds 20/8/2013].
• Altri film negli ultimi anni (eccetto i cinepanettoni): Il figlio più piccolo (Pupi Avati 2010, il suo primo ruolo drammatico); The tourist di Florian Henckel von Donnersmarck (2010, con Johnny Depp e Angelina Jolie); il prequel del capolavoro di Monicelli Amici miei – Come tutto ebbe inizio (Carlo Vanzina 2011); Buona giornata (Neri Parenti 2012).
• Nel gennaio 2013 ha debuttato in Cinecittà, musical dedicato al cinema, e ha trattato i diritti del film francese Quasi amici, che vorrebbe fare a teatro con Alessandro Siani: «Io sarò il ricco paraplegico e lui il mio inaffidabile badante».
• È sposato con Silvia Verdone (sorella di Carlo): «Io e Silvia siamo sempre stati come un bulldozer e abbiamo superato tutto insieme». Due figli: Brando, attore e regista (vedi), e Maria Rosa, amante dell’arte e proprietaria di un atelier di moda. Otto cani. Quattro grandi amici: l’attore Paolo Conticini («era un giocatore di pallone del Pisa e aveva una palestra. Gli feci un provino e capii che funzionava benissimo»); Antonio Gallo, «mio compagno di banco dal ’58 e ora direttore di produzione»; il cognato Carlo Verdone, conosciuto ai tempi del liceo; il cantante Renato Zero, che lo conosce da quando aveva 17 anni: «Gli riconosco una grande qualità: è sempre stato Christian; non è mai stato De Sica» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 23/9/2010].
• «Vorrei una famiglia larghissima, un castello dove abitare tutti quanti, un sacco di soldi, niente preoccupazioni» (a Berselli, cit.).
• Nel 2000, durante i festeggiamenti del capodanno a Cortina, la scheggia di un petardo gli finì nell’occhio: «Mi è parso di morire, ho avuto nove interventi, il distacco della retina, un nodo di plastica nel cavo oculare, il taglio del trigemino, non avevo più il canale lacrimale (…) Mentre mi somministravano la morfina per operarmi, ho provato un gran piacere muovendo i piedi sulla lettiga, una sensazione quasi di orgasmo. Strana la vita, eh?» (a Rodolfo Di Giammarco) [Rep 14/6/2009].
• Nel 2015 ha perso il fratello Manuel, morto di infarto.
Critica «Come regista De Sica manca di ritmo e di idee; come sceneggiatore di coraggio, come attore dimostra soprattutto una somiglianza col padre» (il Mereghetti recensendo Tre).
• «È Walter Chiari, più bravo ed eclettico di lui, ma rimasto egualmente prigioniero del personaggio del vitellone» (il Giornale).
• «Ormai maschera del moderno, molto riconoscibile cialtrone all’italiana con le sue storie di corna» (Maurizio Porro).
• Marco Giusti: «De Sica è tutto tranne che cafone, però conosce le mosse, i segreti, la grandiosa bassezza utile a rendere sullo schermo un coatto indimenticabile» (a Malcom Pagani) [Fat 24/7/2010].
• «Nessun attore ha raccontato la neo borghesia italiana come Christian De Sica. Quasi cento film, fra belli, brutti e orrendi. Ventisette cinepanettoni, per un incasso totale di seicento milioni, dove interpreta lo stesso personaggio d’italiano cialtrone, ignorante, mediocre e narciso, indifferente e bugiardo (...) La più lunga serie di successo della storia del cinema (...) Nella vita è l’opposto. Intelligente, colto, gentile, curioso, dai molti talenti» (Maltese, cit.).
Frasi «Il film di Natale è uno dei più difficili da fare. Intanto perché se reciti l’Amleto ne vieni fuori anche se sei un attore modesto, perché dietro hai Shakespeare. Qui no: se c’è un cane, il film proprio non funziona».
• «Non basta essere figlio di De Sica per saper fare Ladri di biciclette. Se avessi seguito quel filone sarei stato un fallito».
• «Ho una faccia padronale, da stronzone. Non a caso ho cominciato a lavorare con i dialetti. Quando arriverò ai 60, e ormai non manca molto, mi resteranno, come diceva papà, solo due ruoli: il generale in pensione e il cardinale».
• «Ho festeggiato i miei primi 18 anni, gli altri 42 sono solo di esperienza» (al suo sessantesimo compleanno).
• «Io faccio il borghese, anche perché fisicamente devo fare per forza il borghese. Non posso fare l’operario. Ho questa faccia qua, sono alto. Posso fare l’architetto, il dentista. Poi da vecchio farò l’aristocratico, il cardinale, come faceva mio padre» (a Michele Masneri) [Stu nov/dic 2013].
• «Sono passato da ricco vero – di quelli che la gente ammirava quando giravano con i macchinoni in centro – a povero. (...) Una volta ci mandavano a prendere in automobile per portarci in tv, adesso a Tale e Quale Show vado in Lambretta» (a Marina Cappa) [Vty 5/11/2014].
• «Pensate che c’è perfino un Christian De Sica fan club alla Bocconi di Milano, non scherzo, esiste davvero e ha 1.500 soci. Quando l’ho detto alla mamma, lei ha borbottato: saranno 1.500 deficienti».
• Sui cinepanettoni: «Sono manifestazioni d’affetto che dal pubblico ho visto riservare solo a mio padre e a Totò».
• «Massimo (Boldi ndr) è la mia Mondaini e torneremo a lavorare assieme se ci vorranno ancora».
• «Una volta le star erano la Loren e la Lollobrigida. Oggi è lo zio di Avetrana» (Valerio Palmieri) [Chi 22/12/2010].
• «Non so se sono un grande attore, però mi sento amato».
• «La più grande soddisfazione è entrare in una sala dove proiettano un tuo film e senti scoppiare le risate, quelle ciclopiche, che ti fanno spalancare la bocca» (a Mereghetti, cit.).
• «La cosa che mi infastidisce di più è aspettare. Io sono molto puntuale» [N20 17/6/2010].
• «Vorrei morire giocando con il trenino elettrico. Mi sento giovane» (a Carola Uber) [Chi 4/3/2009].
Donne «Ava Gardner si invaghì di me. Avevo 17 anni, lei 40, ero a casa sua (...) Ubriaca mi portò nel suo ufficio, voleva ballare per me. Che donna meravigliosa» [Cds 2/11/2008].
• «So’ stato in Venezuela a fare il cameriere. Ho conosciuto la figlia di un presentatore televisivo, il Mike Bongiorno del Venezuela, che poi stava per diventare presidente, ma l’hanno ammazzato (...) Mi fidanzai con la figlia, firmai un contratto e dopo 5 mesi avevo una villa con le guardie del corpo, ero ricchissimo» (a Carlo Antonelli) [Rol 3/2010].
Politica «Quando ho fatto la pubblicità col vigile Persichetti, su un giornale mi hanno dato del fascista. A me, che sono sempre stato di sinistra, con un padre di sinistra, culo e camicia con Zavattini» (a Berselli, cit.).
• «Io sono nazionalpopolare. Un attore davvero amato non dovrebbe dichiarare il proprio voto: appartiene a tutti» (ad Aldo Cazzullo) [Cds 28/12/2009].
• «Non è che io sono fascista e rappresento il berlusconismo, io li prendo per il culo» (a Masneri, cit.).
• «Ho votato Grillo. Non per convinzione ma non avevo mai votato in vita mia perché avevo la cittadinanza francese. Era la prima volta, e ho votato lui perché gli altri mi facevano paura. Ma non mi ha fato ridere» (ad Alessandra Mammì) [Esp 7/3/2014].
• Suo zio Ramón Marcader, zio di sua madre, fu l’agente segreto spagnolo che uccise Lev Trotsky: «Era zio di mia madre. Non proprio il tipo che inviti al pranzo di Natale. Era un aristocratico che a un certo punto è andato in Russia ed è diventato comunista. Poi l’hanno mandato in Messico ad ammazzare Trotsky. Ci hanno fatto anche un film: con Richard Burton che faceva Trotsky e Alain Delon nella parte di mio zio. Dopo l’omicidio in Russia prima gli hanno fatto tutti gli onori, poi volevano ammazzare pure lui. Mia madre ci rideva su, diceva: “Non mi contraddite perché c’ho uno zio assassino”...» (a Ravelli, cit.).
Vizi «Siccome ho le mani bucate io i soldi neanche li vedo e mia moglie mi dà la paghetta».
• Ex fumatore, ha smesso nel 2010 ingrassando «di 12 chili. Il costume per Amici miei pesava 40 chili» (intervistato da Daria Bignardi a Le invasioni barbariche, La7 19/3/2011).
• Di scarpe porta il 44.
Tifo Laziale dai tempi di Vacanze in America, film diretto dai Vanzina nell’85 in cui interpretava don Buro, arbitro di un Roma-Juve in terra straniera, «imparzialissimo, so’ daa Lazio, ve odio a tutte e due»: «Quando il film uscì nelle sale, si convinsero tutti che fossi un tifoso laziale. In realtà a me del calcio importava poco, ma la cosa mi fece ridere e col passare degli anni sono diventato un simpatizzante. Pure del Napoli, per colpa di De Laurentiis».
• Oggi vive a Roma, zona San Saba, al primo piano di un villino con «molti quadri, da collezionista non improvvisato». Per muoversi in centro utilizza un’auto elettrica Renault, modello Twizy.