30 maggio 2012
Tags : Michele De Lucchi
Biografia di Michele De Lucchi
• Ferrara 8 novembre 1951. Designer. «Uno degli architetti di maggior successo, l’uomo a cui è stato affidato il progetto di costruire nella Triennale di Milano il primo Museo del Design» (L’espresso), dove ha concepito un pavimento in bambù. Ideatore nel 1986 della lampada più venduta del pianeta: la Tolomeo. Nel 2011, dopo 17 anni di commercializzazione, la casa produttrice Artemide ne aveva venduti tre milioni di pezzi, di cui 1,2 in Italia e 1,8 all’estero.
• Esperto di parquet «e soprattutto cultore del legno in tutte le sue forme che lavora persino in prima persona (famose le sue casette in miniatura, scolpite con la motosega)» (Silvia Nani) [Cds 15/10/2011]: il suo rarissimo libro d’arte 12 racconti con casette è custodito nella casa editrice-galleria di Maurizio e Marzia Corraini a Mantova; il parquet Medoc, realizzato con Listone Giordano, nel 2010 ha ricevuto il Premio dei premi per l’Innovazione e nel 2011 è entrato nella collezione d’onore del Compasso d’Oro.
• «Non credo che il design sia uno stile o la successione di diversi stili, ma l’idea stessa della vita dell’uomo. Della sua capacità di immaginarsi in un futuro più bello, più sano, più pulito».
• Studiò Architettura a Firenze, poi si trasferì a Milano dove prese subito contatti con Andrea Branzi, Alessandro Mendini ed Ettore Sottsass, collaborando con lo studio Alchymia e nel 1981 diventando socio del gruppo Memphis. Dal 1979 consulente della Olivetti per il design (mobili da ufficio, computer e arredamento di banche). Cattedra di Disegno industriale all’Università di Firenze. Lavora per Kartell, Artemide, Arflex, ecc. Per Frau ha progettato nel 2012 il Poltrona Frau Museum: 1400 metri quadrati collocati in un’area adiacente alla parte produttiva dell’azienda, a Tolentino. Vincitore, a pari merito con l’inglese Norman Foster, di un concorso dell’Enel per la progettazione di tralicci esteticamente compatibili col paesaggio, a cui parteciparono i più famosi architetti di design industriale.
• «Un designer e un architetto devono sempre nutrire entusiasmo e fiducia. Il loro compito è riuscire a unire i desideri degli uomini e la potenzialità della natura, ma guai a pensare di lasciare il mondo così com’è. Siamo qui per cambiarlo, dobbiamo sempre pensare che siamo agli albori della nostra storia. Ho avuto due maestri “omerici” perfino nel nome: Ettore (Sottsass) e Achille (Castiglioni). Non hanno duellato fisicamente ma hanno indicato due strade agli antipodi. E, nel mezzo, tutta la libertà e la grandezza del design italiano». [Lauretta Colonnelli].
• Attivo nel restyling di uffici pubblici e nella conversione di antichi edifici bancari in sale espositive. Corrado Passera gli affidò il progetto di risistemare architettonicamente la rete degli uffici postali: lui scelse il giallo, il blu e l’acciaio. «Sono uffici molto leggeri, alla moda, spigliati, famigliari, puntano a essere accoglienti. “Mai come nel caso delle poste Corrado ha insistito, chiedetevi: per chi lo facciamo? Ci ha chiesto di vederli come clienti e non come utenti”, dice De Lucchi. La ristrutturazione degli uffici è continuata anche dopo la partenza di Passera» (Marco Ferrante). In seguito lavorò al rimaneggiamento delle filiali di Banca Intesa. Roberto Dalla Valle: «Con Michele De Lucchi ho pavimentato le 750 filiali della Deutsche bank in Germania» (a Stefano Lorenzetto) [Grn 26/4/2009]. A Milano risistemò le Gallerie di piazza Scala: quattro palazzi interconnessi tra loro che ospitano le raccolte di opere d’arte dell’800 e del 900 italiano.
• A Venezia si occupò con Angelo Micheli del nuovo progetto interno di palazzo Rio Nuovo, scelto nel 2002 come nuova sede della Fondazione di Venezia, poi firmò anche la Nuova Manica Lunga della Fondazione Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, «a riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, dello slancio progettuale sempre ricercato e spesso perseguito in quella parte d’Italia» (Pietrangelo Buttafuoco) [Fog 3/8/2011]. In occasione della mostra Memorie di Roma (2010), il suo studio progettò la segnaletica e i nuovi supporti informativi nell’area della Basilica Emilia; l’anno seguente, alla Reggia sabauda di Venaria, realizzò un gioco di specchi per impreziosire la mostra di 200 abiti che raccontavano i 150 anni dell’Italia.