30 maggio 2012
Tags : Luciano De Crescenzo
Biografia di Luciano De Crescenzo
• Napoli 20 agosto 1928. Scrittore. Tra i suoi molti libri: Così parlò Bellavista (1977), Storia della filosofia greca (1983), Panta rei (1994). Da ultimo Gesù è nato a Napoli (tutti Mondadori 2013). «Se un autore è divertente, per ottenere un giudizio positivo deve almeno morire».
• Vita «Mia nonna aveva dieci figli. Qualcuno si era creato una famiglia, ma nubili e scapoli, ovvero zio Luigi, zio Alfonso, zia Maria e zia Olimpia, vivevano con noi. E poi c’era la balia, la mia buonissima Rosa».
• È cresciuto nel quartiere Santa Lucia di Napoli, con Carlo Pedersoli-Bud Spencer che lo difendeva dai pugni degli altri ragazzini: «Sono nato in una casa piena di gente. Quando ci riunivamo per il pranzo sembrava sempre che ci fosse una festa. A capotavola, a impartirci due volte al giorno la benedizione con l’acqua santa, si piazzava la nonna materna. Ci guardava per un attimo con l’occhialetto, per vedere se eravamo tutti attenti, e poi biascicava qualcosa in latino che non sono mai riuscito a capire. (...) Alla sua destra si accomodavano mio padre, mia madre e mia sorella Clara, e sulla sinistra i miei tre zii single: zio Luigi, zia Olimpia e zia Maria. All’altro capo della tavola stavamo seduti io e Rosa, la mia balia ciociara. (...) Chi invece non mangiava mai con noi, ma in cucina, era la cameriera numero due, continuamente sostituita perché sempre sospettata di aver rubacchiato." (Luciano De Crescenzo)
• «Negli anni Cinquanta lavoravo in una casa chiusa. All’epoca ero studente universitario e mi guadagnavo da vivere portando i conti alla Pensione Gianna, casa di tolleranza situata a Napoli, in via Sedile di Porto, nei pressi dell’università».
• Ingegnere per vent’anni all’Ibm, nel 1977 guadagnava 700 mila lire al mese (che era molto): «Ma m’annoiavo, così scrissi Così parlò Bellavista. Maurizio Costanzo a una festa s’appassionò alla storia e disse: “Perché non la racconta in tv?”. Fui il primo autore la cui copertina fu mostrata alla telecamera».
• Ha fatto anche l’attore in molti film (tra questi: Il pap’occhio (1980); Così parlò bellavista (1984), tratto dal suo romanzo, da lui diretto e sceneggiato insieme a Riccardo Pazzaglia; Sabato, domenica e lunedì (1990) di Lina Wertmüller con Sofia Loren) e ha presentato programmi televisivi di successo. Ha raccontato per la tv tutta la mitologia greca, imponendo le riprese su pellicola in modo da diminuire il rischio di deterioramento.
• Amori «Il primo incontro con l’erotismo avviene all’età di 10 anni, quando Luciano frequentava la prima media all’Umberto 1 di via Carducci con il ritrovamento in palestra di un preservativo, tra le urla e le imprecazioni del professore Carosone, insegnante di ginnastica ed amante delle parolacce che per lui, memore dell’etica fascista erano indice di virilità. E poi dopo aver appreso la parte meccanica del sesso, il primo amore; anzi i primi, perché Luciano confessa candidamente di aver avuto quattro primi amori uno per età: bambino, adolescente, giovanotto ed infine adulto. E di essere ancora in attesa di quello da vecchio. Lilly, Gisella, Gilda e Irene le quattro fortunate mortali» (Achille Della Ragione) [Scena Illustrata giugno 2000].
• Nel 1961 si è sposato con Gilda ma «mia moglie non solo mi lasciò, ottenne anche l’annullamento dalla Sacra Rota». Una figlia Paola e un nipote Michelangelo.
• Critica «Che l’uomo sia molto simpatico può immaginarlo soltanto chi lo abbia visto e sentito parlare in qualche talk show televisivo. Coloro che lo conoscono di persona, compresi quelli che più gli vogliono bene, sanno invece che per sopportarlo ci vuole molta pazienza. Giacché lui, ogni volta che incontra un amico, non riesce mai a parlare che di se stesso e dei propri libri, dei quali non manca mai di evocare, con raffiche di cifre favolose circa le copie vendute in Italia e all’estero, la strepitosa carriera nel mondo. Che come scrittore valga poco è invece un’idea scaturita dall’efficacia congiunta di due micidiali passioni: l’invidia, che intossica il vasto popolo di quegli autori di ogni genere e lignaggio che i dispettosi numi del mercato letterario si ostinano a torto o a ragione a escludere dall’eldorado delle tirature miliardarie; e lo snobismo, che istiga al disprezzo legioni di scrittori che, essendo al tempo stesso grossolani e schifiltosi, non possono sottrarsi al pregiudizio secondo il quale successo e qualità sono per definizione» (Ruggero Guarini).
• Frasi «Per me i tre esseri umani più importanti sono, nell’ordine: Fellini, Socrate e Gesù».
• «L’epicureismo non è, come generalmente si crede, perseguire il massimo del piacere, ma minimizzare il dolore. Detto ciò, sono pronto a definirmi epicureo».
• «Lo studio non è lavoro ma la forma più gloriosa di gioco».
• «Il mio funerale si terrà minimo alle ventidue... alle undici di mattina i miei amici dormono tutti».
• Religione «Una sera ero a Porta a Porta. L’argomento era la fede. Margherita Hack disse: “Sono atea”. Un pochino lo sono pure io, però non lo dissi. Avere fede fa vivere meglio. Se uno magari mi ascolta e si lascia convincere che Dio non esiste, finisce che gli faccio del male e, quindi, compio peccato».
• Vizi Non usa i soldi: «Non ho nemmeno la carta di credito. Entro nei negozi, compro e non pago. Dico: “Passerà Edoardo”. Edoardo è il mio assistente. Ma ci potete provare anche voi, basta usare il tono giusto. Bisogna comprare molto e uscendo, disinvolti: “Passerà Edoardo”».
• «Avaro io? Dipende dalla cifra: sotto le 100mila lo sono, sopra i dieci milioni no» (quando ancora c’era la lira).
• È afflitto da una patologia che gli impedisce di riconoscere i volti delle persone, la prosopoagnosia (nei casi più gravi si può addirittura non identificare il proprio volto riflesso nello specchio): «Se sono invitato in casa di amici e ci sono altri ospiti, cerco di arrivare prima degli altri per sapere i nomi di chi incontrerò. In questo modo, quando gli ospiti arrivano sono in grado di riconoscerli» (a Rita Pomponio).
• Quando aveva poco più di vent’anni, Isabella Rossellini ebbe una storia con lui, allora quasi cinquantenne. «Il suo editore, che era anche il mio, mi pregava: “Isabella, fallo soffrire”» (pensava che le pene d’amore ne facessero esplodere la creatività come nient’altro). «Da giovane e crudele quale ero allora, ho contribuito alla sua fuga verso la stratosfera degli interrogativi filosofici. Gli dissi: “Luciano, sei l’amante più vecchio che abbia mai avuto”. Mi rispose: “Anche tu”».
• «Per me la peggior cosa è un rivale di pari grado. Se la mia donna mi tradisce con Totti, soffro di meno che se va con Bevilacqua lo scrittore».
• Tifo Napoli: «La mia prima partita fu contro l’Ambrosiana, perdemmo 1-0: piansi per quella sconfitta».