30 maggio 2012
Tags : Giancarlo De Cataldo
Biografia di Giancarlo De Cataldo
• Taranto 7 febbraio 1956. Magistrato. Giudice alla Corte d’Assise di Roma. Scrittore. Sceneggiatore.
• Autore di Romanzo criminale (Einaudi, 2002), ispirato alla storia della banda della Magliana, l’organizzazione malavitosa che tra il 1977 e la metà degli anni Ottanta si dedicò all’usura, alle scommesse clandestine, al traffico d’armi, al commercio di droga (per poi essere da lui giudicata). Elsa Vinci: «Non è soltanto un affresco sulla mala di Roma, senza romanticismo somiglia a un’epopea». Michele Placido ne trasse nel 2005 un film di grande successo, poi Sky produsse una doppia serie tv diretta da Stefano Sollima.
• «Il suo nome viene accostato a quello del geniale maestro del thriller americano James Ellroy: per la felicità assoluta con cui De Cataldo riscrive e declina in chiave noir la recente storia italiana» (Francesco Fantasia).
• «Io credo nella narrativa che racconta la realtà, non m’interessano i romanzi depressi, minimalisti, con un protagonista monologante in un interno borghese. Credo nelle storie d’azione, nelle passioni forti: i miei maestri sono Salgari e Sergio Leone».
• Risposte standard per chi gli chiede del rapporto tra scrittore e magistrato: «C’è quello che va rassicurato sul fatto che non condanno personaggi di fantasia e non assolvo colpevoli in carne e ossa perché mi sono letterariamente simpatici; quello che mi accusa di essere una specie di quinta colonna del crimine o l’ultimo nostalgico della III Internazionale e gradirebbe che si impedisse ai giudici di pubblicare libri; quello angosciato dal tempo, a cui dico che non so giocare a tennis e che, in definitiva, del mio tempo libero dispongo come più mi aggrada» (a Sara Cascelli).
• Altri libri, tutti pubblicati da Einaudi: Teneri assassini (2005), Nero come il cuore (2006), Nelle mani giuste (2007), Onora il padre (2008), Traditori (2010), romanzo sul Risorgimento italiano. Da ultimo: Io sono Libanese (2012), prequel di Romanzo Criminale, Int’allu Salento (2012) e Suburra (2013), scritto insieme al giornalista di Repubblica Carlo Bonini.
• Onora il padre era uscito la prima volta nel 2000 nei Gialli Mondadori. «Forse oggi un libro come questo non l’avrei potuto scrivere, almeno come lo scrissi allora. Tante cose sono cambiate. Allora, la paura era ancora un fatto letterario, piacevano i serial killer come Hannibal e altri mostri romanzeschi. Oggi invece la paura è una componente della nostra esistenza. Al punto che in cambio di una promessa di sicurezza accettiamo le limitazioni delle nostre libertà. Sarà stato l’11 settembre, non lo so, ma oggi molte cose sono diverse» (a Ranieri Polese).
• Nel 2010 ha debutto da attore nei Fatti di Fontamara, un progetto di Michele Placido. «Mi affascinano gli esperimenti, non ho paura di sporcarmi le mani con il cinema e la tv» [Sta 6/3/2010].
• Ha sceneggiato insieme a Mario Martone Noi credevamo, film sul Risorgimento in concorso al Festival di Venezia nel 2010.
• «Mi sono innamorato del Risorgimento perché è una storia di ragazzi, di avventura e passioni. (...) Oggi sono uno che va alle manifestazioni con un simbolo tricolore sul petto, uno che soffre a vedere il sole padano nelle scuole del Nord.» [Rep 7/10/2010].
• «Io sono un vecchio liberale, sotto questo aspetto: mi hanno insegnato che la giustizia è quel sottile diaframma che si frappone fra il desiderio di vendetta di chi ha subito un torto e l’ansia del responsabile di farla franca. (...) Il ricorso alla violenza è sempre e comunque da condannare. Ma che l’Italia di oggi sia incupita, incarognita, incattivita, cafona oltre ogni limite non è la suggestione di uno scrittore inacidito, ma la constatazione elementare della nostra realtà quotidiana. (...) Gli intellettuali non scrivono gialli, i giudici non devono avere colore e io non sono iscritto a nessun partito» [Rif 29/10/2009].
• «C’è da dire che come giudice De Cataldo ha sempre tenuto un profilo sobrio, riservando le sue piccole vanità al secondo mestiere di scrittore di noir (memorabile la foto che lo ritrae in cappotto nero e bavero rialzato, con uno sguardo minacciosamente vitreo, perfetto incrocio tra Bogart e Nosferatu)» (Guido Vitiello) [Fog 8/10/2011].
• «De Cataldo è il più sintomatico degli scrittori italiani. Letto in controluce offre un ritratto assai attendibile, purtroppo, del gusto e dell’ideologia del pubblico cui si rivolge» (Daniele Giglioli) [Cds 15/1/2012].
• Coautore e uno dei tre giudici di Masterpiece, (gli altri due sono Andrea De Carlo e Taiye Selasi), talent show letterario in onda su RaiTre nella stagione 2013/2014. «Il progetto è nato per caso, il giorno del mio compleanno, bevendo un bicchiere con Andrea Vianello, direttore di RaiTre. L’idea è venuta a mia moglie. A Vianello è piaciuta e l’ha realizzata. L’esperimento è interessante, ne sono esaltato. Non pensavo che la tv fosse così divertente» [Ogg 29/11/2013].
• Sposato con Tiziana Pomes, avvocato. Un figlio, Gabriele La scomparsa prematura di una figlia disabile ispirò a De Cataldo il romanzo Il padre e lo straniero, da cui Ricky Tognazzi nel 2011 ha tratto un film. «Le famiglie che hanno un disabile in casa, così come chi deve vedersela con la droga o la malattia, sono lasciate tragicamente sole in Italia. La nostra rete di sostegno sociale fa ridere» [Cds 31/10/2010].
• Tifoso della Roma.
• Suona la chitarra.
• Buon bevitore: «Fu nella cantina dello zio Antonio, a Sava, che avvenne la mia iniziazione al Primitivo. Avevo otto o nove anni: a quel tempo, nessuna regola di correttezza politico-alimentare vietava di organizzare una bevutina».