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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Ferruccio De Bortoli

• Milano 20 maggio 1953. Giornalista. Direttore del Corriere della Sera dal 1997 al 2003 e dal 9 aprile 2009 al 29 aprile 2015. Già amministratore delegato di Rcs libri fino al 2005 quando torna al giornalismo diventando direttore de Il Sole 24 Ore.
• Laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano, nel 1973 cominciò a lavorare per il Corriere dei Ragazzi, rimanendovi come praticante per un paio d’anni. Fino al 1978 al Corriere d’Informazione, nel 1979 passò al Corriere della Sera per occuparsi di economia, sindacato, attualità politica. Caporedattore dell’Europeo e del Sole 24 Ore, nell’87 tornò al Corriere come caporedattore dell’economia e commentatore economico, nel 1993 divenne vicedirettore. La sua direzione al Corriere fu tra le più lunghe degli ultimi decenni, una longevità che secondo molti fu possibile per lo speciale rapporto con l’avvocato Agnelli. «Gli chiedo se il declino dell’Italia è cominciato con la morte di Gianni Agnelli. E lui fa un cenno d’assenso con la testa, poi lo sguardo gli si fa improvvisamente remoto, come assalito da un’immagine, un ricordo, un pensiero lontano. “L’Avvocato è oggetto di un eccessivo revisionismo storico”, dice stringendo le labbra. “Aveva un attaccamento all’Italia che altri imprenditori, oggi, non hanno”» (a Salvatore Merlo).
• Alla guida del Sole lo volle con determinazione Luca Cordero di Montezemolo, all’epoca presidente di Confindustria.
• Al Corriere «De Bortoli ha retto l’assalto di Repubblica, irrobustito il carattere nazionale della testata (che da sempre vende oltre tre quarti delle copie in Lombardia) aprendo dorsi locali ben fatti e ben diretti, guidato con fermezza la redazione senza provocare un giorno di sciopero. È stato corretto ma fermo con la proprietà come con il cdr. Soprattutto, è stato fermo con Berlusconi, senza snaturare il giornale, senza portarlo a sinistra (cosa non difficilissima, basta chiedere di tanto in tanto un fondo a Galli della Loggia)» (il Riformista).
• «Per indole, De Bortoli è stato un direttore “di macchina”, nel senso migliore del termine: attento all’artigianato, alla fattura delle pagine, alla vivacità cronistica di un giornale che deve stimolare gli intellettuali e piacere anche ai commercianti e ai taxisti, soprattutto a Milano. Ma spesso ha scritto, lasciando il segno: come quando, con un suo fondo, ha schierato il Corriere contro la guerra in Iraq. Senza teorizzarlo, De Bortoli è stato un “terzista”, com’è di moda dire per indicare chi non ama intrupparsi in uno schieramento, di sinistra o di destra» (Giulio Anselmi).
• «De Bortoli possiede la disinvoltura e la leggerezza dei gesti, che talora diventano quasi autorità, senza mai indulgere alla crudeltà o alla malizia nei giudizi» (Salvatore Merlo).
• Nell’ottobre 2007 sporse querela per molestie telefoniche: qualcuno che si spacciava per lui aveva contattato in due mesi 200 imprenditori e manager fissando appuntamenti che ovviamente poi disertava (fra le vittime dello “scherzo” Salvatore Ligresti, Sergio Pininfarina, Marcellino Gavio, Luigi Zunino, Flavio Cattaneo, Giovanni Arvedi, Roberto Poli, Alfio Marchini ecc.).
• Nel gennaio 2008 ha ricevuto una busta con due proiettili, mittente la mafia, indispettita per la battaglia di Confindustria in Sicilia; altri proiettili, nello stesso mese, dalla Calabria per via di una cartiera chiusa («Se non verrà riaperta ci faremo giustizia da soli», stesso avvertimento ai colleghi Ezio Mauro di Repubblica e Paolo Mieli del Corriere della Sera).
• Nel 2013 compare nel libro intervista del faccendiere Luigi Bisignani (L’uomo che sussurra ai potenti, Chiarelettere), «uno degli uomini più informati e meno trasparenti delle due Repubbliche» (Stefano Feltri), implicato nell’inchiesta sulla cosiddetta P4 e condannato per la maxi tangente Enimont. «Molto risentito il ritratto che Bisignani fa di Ferruccio De Bortoli, che per anni lo ha chiamato e usato come fonte, e poi si è vergognato di quel rapporto una volta esploso lo scandalo P4: “Quella con De Bortoli è una storia personale che mi ha umanamente amareggiato. Sempre compassato, dotato di una camaleontica capacità di infilarsi tra le pieghe del tuo discorso e di non avere quasi mai un’opinione troppo discorde da quella dell’interlocutore: democristiano con i democristiani, giustizialista con i giustizialisti, statalista o liberista a seconda di chi ha davanti. Quando veniva a Roma (...) non mancava mai di salire nel mio vecchio ufficio. Quando invece mi trovavo a Milano, era mio ospite al Westin Palace”. Stoccata finale: “Mi sono sempre chiesto come mai il destino abbia voluto che in nessun giornale sia mai uscita una sola conversazione o un sms tra me e il direttore De Bortoli”» (Franco Bechis) [Lib 29/5/2013]. È lui Il direttore protagonista dell’omonimo romanzo, sempre di Bisignani, uscito per Chiarelettere nel 2014. «Il bersaglio del suo romanzo è, come dichiarato fin dal libro precedente, il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, appena mascherato dal personaggio di Mauro De Blasio. Bisignani non ha gradito che il Corriere abbia raccontato con un’attenzione che lui ha giudicato eccessiva lo scandalo della P4, aveva minacciato, con il suo stile allusivo e malizioso, di rifarsi rivelando retroscena e intercettazioni mai trascritte tra lui e De Bortoli. Chi si aspettava retroscena (...), rivelazioni sul ritorno di De Bortoli al vertice di via Solferino nel 2009, deve accontentarsi di un intrigo internazionale che mescola riferimenti a fatti e persone reali con un intreccio di fantasia, ma per le notizie o le confessioni bisognerà aspettare, forse, il prossimo libro» (Stefano Feltri) [Grn, 25/4/2014]. Intanto nuove polemiche e cancellazione della presentazione del volume al salone del libro di Torino, con solidarietà all’autore di Vittorio Feltri che, pur invitato, non parteciperà: «Al Salone si operano delle censure mascherate da ragioni di opportunità».
• Il 30 aprile 2015 sul Corriere la lettera di commiato. Un "Resoconto" della sua seconda direzione in cui non fa sconti a nessuno. Parla dei «troppi e litigiosi» soci di Rcs, di quanto un quotidiano debba essere scomodo e temuto «per poter svolgere un’utile funzione civile», di Renzi che altro non è che «un maleducato di talento». E si auspica che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non firmi l’Italicum: «È una legge sbagliata».
• «“Mangio solo verdure bollite e pasta scondita”. Fai sport? “Bicicletta quando posso, a casa viene a trovarmi un istruttore di yoga”. Il direttore si sveglia alle sette, legge i giornali sull’iPad, poi va al Corriere. E la sera, come tutti i giornalisti, fa tardi. Se gli si chiede quale quotidiano sfoglia per primo dopo il suo, risponde di non aver un ordine preciso. Ma la mattina non hai la curiosità di vedere cosa ha fatto Ezio Mauro? “Quello lo vedo subito, la sera prima”. È Repubblica il giornale degli italiani, gli dico provocatoriamente. “Leggo Repubblica con attenzione, ma il giornale degli italiani è sempre stato il Corriere”, risponde (...). “Noi siamo primi per vendite totali. Loro vincono in edicola, noi andiamo più forti con le copie digitali. Noi un po’ scontiamo le liti tra i nostri azionisti (…). Se litigassero meno sarebbe meglio. Rcs non è un terreno di battaglia, è un’azienda importante” (…). Se c’è una cosa che il direttore del Corriere della Sera invidia ai rivali di Repubblica è che un editore ce l’hanno, Carlo De Benedetti. “Due direttori di grandissimo livello in quarant’anni, un solo editore. Chapeau”» (Salvatore Merlo) [Fog 19/2/2014].
• «Cosa guardi in televisione? “Devo confessare che la guardo pochissimo. Forse non la guardo per niente”, dice. Poi sussurra, metà per scherzo e metà sul serio: “Forse però questo non dovevo dirlo, visto che molti anni fa stavo per diventare presidente della Rai”» (Merlo, cit.).
• Sposato con Elisabetta, due figli, Filippo e Anna.
• Tifa per il Milan.