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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Marta Dassù

• Firenze 8 marzo 1955. Giornalista e saggista. Dal 27 marzo 2013 viceministro agli Esteri. Studi storici con Giuliano Procacci (1926-2008), nel dicembre 1979 partì per Roma per alcuni mesi di lavoro al Cespi, il Centro di politica internazionale allora collegato al Pci. Dopo un anno si iscrisse al partito «Ma per me quel partito in cui pure avevo deciso di entrare, praticamente fuori tempo massimo, è sempre rimasto così, un confine freddo». Cominciarono i suoi frequenti viaggi di studio all’estero e la consapevolezza di avere viaggiato molto per lavoro senza quasi vedere niente: «Dove erano i paesi, al di là delle mura del potere politico e delle garrite dei nostri militari? (…) Questo modo di andare in giro, il modo degli incontri ufficiali, deve avere abbastanza a che fare con i ripetuti fallimenti della politica internazionale».
• Direttore della rivista Aspenia e del Programma di studi politici dell’Aspen Institute. Ex direttore del Centro studi di politica internazionale. È stata consigliere personale di Massimo D’Alema (da premier e da ministro degli Esteri). Insegna Politica internazionale alla Sapienza di Roma. Curatrice di libri, editorialista sporadica del Corriere della Sera e Sole 24 ore, dal 2010 collabora con La Stampa. Dal novembre 2011 è stata sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri nel Governo Monti. Il 27 marzo 2013 è stata nominata, insieme al collega Staffan de Mistura, Viceministro degli esteri, in seguito alle dimissioni del ministro Giulio Terzi. Il 3 maggio dello stesso anno diventa Viceministro degli affari esteri sotto il ministero di Emma Bonino nel Governo Letta. Alla fine 2013 ha presentato un piano per ridisegnare la mappa dei consolati italiani all’estero «“Il nostro paese vive sull’estero, esiste un’Italia fuori dall’Italia, perché il nostro paese dipende fortemente dall’import di energie e materie prime e possiamo rilanciarci solo guardando ai nuovi mercati” (Giancarlo Salemi) [Fog 28/9/2013].
• Nel 2009 ha pubblicato Mondo privato e altre storie (Bollati Boringhieri), un taccuino poco diplomatico dove le vicende di politica estera si intrecciano con quelle personali: «i ricordi della famiglia di origine - che lei continua a considerare quella "vera" - il padre, la madre, il fratello, la sorella - e poi quella che si è costruita, una famiglia che "sembra l’Unione europea, un’Unione per modo di dire", figlia nottambula, marito mai sposato, una casa in cui ognuno ha la propria stanza, con la propria tv, la propria poltrona, il proprio computer, il proprio telefono. Così diversa da quella originaria da farle venire il dubbio se in fondo, nella vita adulta, non abbia in realtà cercato di liberarsi di quella che credeva di amare tanto» (Vanna Vannuccini) [Rep 10/4/2009].
• «Marta Dassù è una che scrive veloce. Ha una grafia minuta, senza fronzoli, spesso illeggibile, indice di una costituzione nervosa che sa andare dritto al sodo, senza girare troppo intorno alle cose. E infatti, pur essendo capace di ascoltare, e di muoversi come un’anguilla nei meandri più infidi, è un’impaziente; una che può alzarsi d’improvviso nel bel mezzo di una conversazione se decide che è ora di chiuderla, e senza il minimo senso di colpa lascia l’interlocutore appeso alle sue circonvoluzioni. Gode di un’intelligenza sintetica, provvista di un senso dell’umorismo un po’ sardonico e controllato, ma efficacissimo quando si tratta di freddare le sparate dei pretenziosi. Oltre ad essere una sportiva che ama misurarsi con l’avversità e prima di tutto con se stessa, è animata da una forma di vigile timidezza che se le impedisce di strafare, la spinge a usare nei confronti del mondo grande accortezza diplomatica» (Marina Valensise) [Fog 18/3/2009].
• «Penso che gli Stati, dopo tutto, non si comportino in modo molto diverso dalle persone. Hanno interessi e valori, ma in genere prevalgono i primi. Fanno dei calcoli, compiono delle scelte, commettono degli errori, hanno dei sensi di colpa e, quando possono o viene loro permesso, rimuovono» [Mondo privato e altre storie cit.].
• Giudicata una delle 30 donne più influenti dell’economia italiana. «Fra le migliori tenniste d’Italia quand’era studente, golfista d’eccezione, difficilmente si fa sfuggire un punto (...) Tremonti e D’Alema sono accomunati nell’apprezzarla anche quando dà loro torto (Corriere della sera). «Mi chiedo spesso per quale diavolo di ragione mi sia trovata a lavorare per entrambi, per D’Alema e per Tremonti. (…) Li trovo due persone coraggiose: il coraggio di non voler piacere a tutti i costi, in politica, è davvero coraggio. E li trovo in fondo abbastanza simili: l’arroganza è solo un volto esterno, il volto interno è quasi opposto, direi fragile (…) Fragile in tutti e due i casi. Sono persone che possono trattare in modo arrogante solo un potente loro pari, anzi, si divertono a farlo; ma non li ho mai visti trattare nello stesso modo uno dei loro collaboratori. l’opposto della regola odiosa – forti coi deboli, piacevoli in pubblico – che vale per tanti politici».
• Condivisione. «Per me la politica estera dell’Italia ha una chance solo quando è sufficientemente condivisa, quando diventa una politica nazionale. Sarà per questo che non mi sento trasformista. E che, pur sapendo che sarò sempre di sinistra, qualunque cosa ciò voglia ormai dire, collaboro volentieri con gli uomini intelligenti del centro-destra italiano» [Mondo privato e altre storie cit.].
• «È la più intelligente donna italiana, gran lavoratrice e gran signora» (Lucia Annunziata). «Ti serve un contatto con un grande think tank, uno di quei pensatoi internazionali dai nomi tutti uguali (attenzione a non confondere Aspen Institute con Acton institute)? Marta conosce tutti e tutti la conoscono» (Marianna Rizzini).
• «Siete delle donne per caso e dovete diventare delle persone, non un genere femminile. E quindi non sognatevi di giocare in qualche modo una carta sessuale, nella vita: perché vuol dire barare e perché sarebbe di pessimo gusto» (così un insegnamento della madre).
Tra i suoi portafortuna una Lacoste bianca «ci ha giocato la prima finale di tennis, affrontato il primo esame all’università, il primo convegno internazionale a Parigi, e partorito».
• «Preferirei dire che ho lavorato per passione, non per agitazione. Ma non sarebbe la verità».