30 maggio 2012
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Biografia di Emma Dante
• Palermo 6 aprile 1967. Regista. Autrice. Attrice.
• Il padre, messinese, dirigeva una filiale di tessuti. La mamma, palermitana, la spinse a fare teatro sul serio. «Il teatro mi ha folgorato a Siracusa, dov’ero con la scuola a vedere l’Antigone. Era quello il mio primo spettacolo teatrale: i miei non frequentavano teatri né chiese. Il desiderio della scena è stato immediato e tremendo, un bisogno divorante, una voglia irrazionale. E io, che fino a quel momento non avevo mai viaggiato, mi ritrovai su un treno per Roma, dove avrei studiato all’Accademia d’arte drammatica. Per me l’approdo nella capitale fu un’iniziazione, un risveglio di primavera. Non solo per lo svelamento del teatro, ma perché uscivo di casa ad esplorare il mondo» (a Leonetta Bentivoglio) [Rep 12/12/2010].
• Tra i suoi spettacoli la «trilogia della famiglia siciliana» Carnezzeria, Palermu, Vita mia (pubblicata nel 2007 da Fazi) e la «trilogia degli occhiali» Acquasanta, Ballarini, Castello della Zisa (edita da Rizzoli nel 2011). Nel 2008 ha portato in scena Il festino, Mishelle di Sant’Oliva. Da maggio 2008 si è stabilita con la sua compagnia “Sud costa occidentale” nel laboratorio per il teatro di ricerca de La Vicaria a Palermo, dopo tanti anni passati a provare nel centro sociale di un ex carcere.
• Nel 2009, l’allora sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala Stéphane Lissner affidò a lei la regia de La Carmen di Bizet, diretta da Daniel Barenboim, come apertura della stagione 2009/2010. La Dante ammise candidamente di non essere “mai entrata prima d’ora alla Scala” e “di non aver mai visto un’opera”. La sua prima regia lirica, al solito antitradizionale, scatenò proteste fuori e dentro il teatro: i critici più morbidi parlarono di “eccesso di regia” (così l’architetto Vittorio Gregotti), quelli più duri l’accusarono di aver profanato il tempio sacro della musica. Molti i fischi e i buuu provenienti dal loggione alla chiusura del sipario.
«Carmen è una creatura nuova per me, e mi sento più vicina a quella di Mérimée che a quella di Bizet: le donne dei miei spettacoli sono scimunite che un contesto di furia, dolore e sottomissione ha rincoglionito. Carmen invece non è una vittima, è una ribelle che trasgredisce ogni regola, che diserta ogni perbenismo: conosce da sempre il suo destino di morte e per sete di libertà, è lei ad andarle incontro» (a Natalia Aspesi) [Rep 24/11/2009].
• «Io credo nel diavolo e ieri sera alla Scala ho visto in scena proprio il diavolo. Quello spettacolo è il frutto di una scelta sbagliata, pericolosa soprattutto per i giovani. Immaginiamo un ragazzino che non è mai stato all’opera e va alla Scala, meraviglioso scrigno di bellezza, per vedere quella Carmen» (Franco Zeffirelli) [Cds 8/12/2009].
• «Dopo la Carmen alcuni hanno scritto che non capisco niente di musica soltanto perché avevo detto che non ero mai stata alla Scala. Io adoro la musica classica e la ascolto da sempre. Come amo il rock e anche un certo neo-melodico. La musica ha sempre accompagnato il mio percorso artistico. Le scene nascono quasi tutte con la musica, poi magari alla fine la tolgo, ma è un elemento della drammaturgia che mi aiuta a costruire lo spettacolo» (a Serena Danna) [S24 20/2/3010].
• Nel 2010 mette in scena Le Pulle (in palermitano, Le puttane). Ambientata in un bordello gestito dalla regina Mab, omonima della fata di Romeo e Giulietta, questa pièce a metà tra il musical e l’operetta racconta alcune prostitute transessuali che, seppur additate dalla morale cattolica come peccatrici, credono in Dio.
• Nel 2013 il suo romanzo Via Castellana Bandiera (Rizzoli, 2008) «rappresentazione di un’umanità spaventosa che lascia trasparire le smanie di una città vista nei suoi margini di prevaricazione, solitudine, vizio, avventurosità» (Osvaldo Guerrieri), è diventato un film, da lei diretto e interprestato. In concorso a Venezia, Elena Cotta ottennte la Coppa Volpi come migliore attrice.
• «Il primo film della celebrata regista teatrale conferma i pregi e i limiti del suo lavoro in scena, volto a scandalizzare i pochi borghesi superstiti che ancora si abbonano a teatro» (Curzio Maltese) [Rep 19/9/2013].
•«Via Castellana Bandiera è un capolavoro. Resterà nella storia. Di lei si dice un gran bene in società: la più importante regista contemporanea, sia di cinema che di teatro, tanto è vero che ogni suo titolo risulta capolavoro in automatico. Solo che lei si sente una perseguitata e proprio a Palermo, lei che l’ha celebrata quella città coi suoi allestimenti, ha trovato i suoi carnefici: i blogger. Uno in particolare, Rosalio, dove s’è data notizia di un fatto inaudito: il flop al botteghino. Di lei si dice un gran bene in società, è una personalità complicata, è affascinante, sarebbe perfetta come presidente della regione siciliana e ne farebbe l’isola della legalità e dei diritti, o qualcosa di simile, dove “far tesoro dei disagi e delle provocazioni”, se non fosse che tutta quella umanità di tasci o burini che dir si voglia non la capisce e rivolge a lei solo “cattiveria gratuita e immotivata contro di me”. Al punto di farla sentire – come ha scritto l’artista sulla sua pagina Facebook – “un’ebrea nella Germania nazista degli anni 40” » (Pietrangelo Buttafuoco) [Fog 2/10/2013].
• «Emma, dagli attori, tira fuori dei fantasmi. Evoca cose che io, almeno, non sapevo di avere» (Alba Rohrwacher).
• Da ultimo vista a teatro con Le sorelle Macaluso, storia di una famiglia matriarcale composta da sette sorelle, i loro genitori e un nipote. «Siamo al funerale di una di loro, Antonella, morta qualche anno prima, anche se lei stessa lo ignora, perché è come se i morti non riuscissero a staccarsi dai vivi e i vivi dai morti. Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “In definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “Viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda: “see viva! Avi ca sugnu morta e ’un mi dici’ti niente p’un fa’rimi scanta’ri” (si’i’i’ viva... Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi)» (a Valerio Cappelli) [Cds 2/3/2013].
• Il 18 gennaio 2014 ha inaugurato la stagione del Teatro Massimo di Palermo con Feuersnot di Richard Strauss, la sua prima opera lirica da regista: «Ho giocato sull’identificazione tra il mago protagonista e Strauss che, esattamente come il mago, non si sentiva compreso dalla sua città, Monaco. Così quando nella storia il mago abbandona tutto per amore, nel mio spettacolo lascia spartiti e strumenti musicali. La cosa strana è che di solito i miei lavori sono bui. Qui è tutta una luce, uno sberluccicare…Sarà Palermo» (ad Anna Bandettini) [Rep 30/12/2013].
• Contemporaneamente il nuovo direttore dell’altra istituzione cittadina, il Teatro Biondo, lo scrittore Roberto Alajmo, l’ha voluta al suo fianco per occuparsi della scuola: «Vorrei fare un centro che attiri qui i ragazzi del Nord».
• «Ero abituata a lavorare fuori casa: finita la giornata mi ritrovavo dove la memoria dei sentimenti è astratta. Ora esco dalle prove e sono alla Vuccirìa, tra strade e persone dove sono cresciuta, faccio la spesa, il salumiere mi saluta, mi chiede anche come è andata, se il tenore ha fatto o no i capricci…» (a Anna Bandettini cit.).
• «Per me il teatro è l’unica strada per mostrare la profondità delle cose. Per avere risposte superficiali basta Internet, per capire serve il teatro».
• «Nome di punta della nuova generazione teatrale italiana» (Anna Bandettini), «partendo dalle macerie della sua città, ha conquistato in pochi anni la scena teatrale europea e i consensi della critica internazionale» (Anna Abate).
• «Mentre Roberto Saviano riceve minacce camorristiche per il suo libro Gomorra, a teatro Emma Dante mette a punto un suo spettacolo, Cani di bancata, che è un crudo ed emblematico ritratto della mafia di oggi, del cerimoniale e delle nuove strategie di un suo vertice» (Rodolfo Di Giammarco).
• «Ciprì e Maresco sono più avanti di chiunque altro, sono i veri innovatori del cinema perché hanno inventato un linguaggio nuovo. Non posso essere figlia loro perché la loro arte non crea eredi, è unica, è sterile in questo senso. Anche se poi molte persone guardando le locandine dei miei spettacoli o vedendo certe scene dicono che sanno molto di Ciprì e Maresco».
• «Vent’anni fa c’era Cinico Tv. Perché dovremmo applaudire le pretese di questa pallida e tardiva imitazione?» (Mariarosa Mancuso).
• «Mi interessa la ricerca, non lo stile. Penso anche di poter smettere di far teatro. Inutile ostinarsi se non si cambia l’esistenza di qualcuno».
• «Le camminate dicono tutto delle persone e delle città: a Milano hanno il ritmo del fare, il rincorrere continuo degli appuntamenti e dell’obiettivo. Già a Roma il palpito rallenta, mentre a Palermo, come a Napoli, le persone camminano senza meta, esprimendo il piacere di andare senza sapere dove. (…) La Palermo che amo è quella pubblica, della piazza. La città delle feste e delle cerimonie che non ha timore di mostrarsi in pubblico. Odio invece quella nascosta, dei segreti e delle cose sussurate. Quando la gente urla e mette in mostra ciò che accade, abbandonando paura e diplomazia, ritrovo la mia città» [Danna cit.].
• «Legge grandiosi romanzi, con l’amato Dostoevskij in cima all’elenco delle predilezioni, “perché è il più grande costruttore dell’architettura familiare”. Gode molto del cinema classico, Fellini, Stanley Kubrick e anche Frank Capra: “Il mio film preferito, lo confesso, è La vita è meravigliosa. L’ho visto non so quante volte, costringo Carmine a rivederlo con me. E nei soliti cinque o sei punti scoppio a piangere”. La ragazza cattiva è una romantica» [Bentivoglio cit.].
• Sposata con l’attore napoletano Carmine Maringola.