30 maggio 2012
Tags : Michele Dancelli
Biografia di Michele Dancelli
• Castenedolo (Brescia) 8 maggio 1942. Ex ciclista.
• «La carriera del velocista e passista Michele Dancelli decolla con la vittoria alla seconda tappa del Giro 1964, all’esordio tra i professionisti. È il 17 maggio e si corre la Riva del Garda-Brescia, caratterizzata da una lunga fuga a cinque: sulle rampe del Castello l’atleta di casa stacca di prepotenza gli avversari e toglie il primato a Vittorio Adorni, staccato col gruppo di oltre un minuto. Mentre taglia l’arrivo ha l’espressione incredula di chi vede avverarsi un sogno e ancora non sa se crederci...Quella doppia vittoria di tappa e di classifica lo distoglie dall’avvenire di muratore (è settimo figlio di una famiglia di lavoratori), per lanciarlo ai vertici del ciclismo internazionale» (Mimmo Franzinelli) [Cds 20/5/2013].
• Grande finisseur, «amava attaccare spesso da lontano per far esplodere la corsa e dar spettacolo» (Beppe Conti). Successi più importanti: la Freccia-Vallone del 1966 e la Milano-Sanremo del 1970, 17 anni dopo l’ultimo successo italiano (Loretto Petrucci nel 1953). Medaglia di bronzo ai Mondiali del 1968 e 1969.
• «Ci sono ricordi indimenticabili. Ogni mattina, in fondo alla discesa dov’era casa mia, mi fermavo a leggere i titoli dei quotidiani che il giornalaio appendeva con le mollette a delle listarelle di metallo. Quel titolo di Tuttosport è indelebile nella memoria: “Din-Don-Dancelli”. Era il 20 marzo del 1970 e Michele Dancelli da Castenedolo, il giorno prima aveva ottenuto la vittoria più importante (con la Freccia Vallone del 1966) di una serie numerosa (73 successi), conquistando la Milano-Sanremo dopo 17 anni dell’ultimo italiano (Petrucci)» (Roberto Perrone) [Cds 12/3/2013].
• Biglie «Il più amato di tutti era per noi Michele Dancelli, maglia marrone e nera della Molteni con sotto la scritta Arcore. Forse la faccia triste di Michele nella pallina aveva un nobile motivo, prefigurava il declino morale del nostro paese già trent’anni prima» [monsieurmabeuf.wordpress.com].
• Si ritirò dalle corse nel 1974. Quarant’anni dopo ha risalito la penisola con la carovana del Giro d’Italia 2013, presenziando in qualità di convitato d’onore all’ultima tappa nella “sua” Brescia. «Oggi è tutta strategia. I corridori sono radiocomandati dalle ammiraglie, in fuga ci vanno solo quelli che io chiamo "l’armata Brancaleone", fuori classifica. Fosse per me, abolirei le "radioline" e i rifornimenti nei finali di tappa. È giusto che chi si sa gestire meglio sia premiato. Insomma, ho nostalgia dei miei tempi: c’era più spazio per la fantasia del ciclista» (a Luca Angelini) [Cds 27/5/2013].
• «Per una decina di stagioni non c’è stata corsa senza la tua impronta. Certo, ti si può imputare un modo di gareggiare senza tatticismi, un dispendio di energie che ti ha danneggiato in diverse occasioni. Irrequieto, ho scritto, e mi correggo: esuberante, generoso ad oltranza, combattente di prima grandezza, a ben vedere. Eh sì, caro Michele: mi sei piaciuto.Tanto» (Gino Sala) [Tuttobici, I, 2000].
• Ama definirsi “un attaccante garibaldino”.
• «Un sognatore nomade» (Gianni Mura).