Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Damiano Damiani

• Pasiano di Pordenone (Pordenone) 23 luglio 1922 – Roma 7 marzo 2013. Regista.
• «Friulano figlio di friulani, trascorre l’infanzia a Bologna e l’adolescenza a Milano per trasferirsi a Roma alla fine degli anni Cinquanta e seguire la sua passione per il cinema. Milano, però, dove ha lavorato come illustratore (la prima locandina del Piccolo Teatro, con Arlecchino e Pulcinella in un teatrino settecentesco, è opera sua), come disegnatore di fumetti per l’Asso di picche su cui esordiranno anche Hugo Pratt e Dino Battaglia, ma soprattutto diventando il regista di punta dei fotoromanzi di Bolero Film, gli deve aver lasciato un’impronta indelebile se Flaiano era disposto a riconoscergli quei tratti di orgogliosa immediatezza che riteneva peculiari del parlar franco meneghino. Difficile da incasellare è stato anche per il pubblico e per la critica. Certo, Damiani è il regista della prima serie della Piovra, che nell’84 inchiodava 15 milioni di spettatori davanti alla tv. E prima, aveva firmato film popolarissimi come Quién Sabe (1966) con Gian Maria Volonté, Il giorno della civetta (1968) dall’omonimo romanzo di Sciascia, Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica (1971) e L’istruttoria è chiusa: dimentichi (1971) entrambi con un ottimo Franco Nero. Ma “il più americano dei registi italiani”, come è stato definito, è anche l’autore di gialli fuori dalle regole come Il rossetto (1960) o Il sicario (1961), di commedie dure e insolite come La rimpatriata (1963, che regala a Walter Chiari il miglior ruolo della sua carriera), di riduzioni letterarie di insolita sensibilità come L’isola di Arturo (1962) o La noia (1963), o di una eccentrica, e laica, riflessione sul Cristo (L’inchiesta, 1986). Per prima cosa “narratore di storie”, che rifugge dalle leziosaggini e dall’ornato (“il male di tutti i nostri registi” sosteneva Flaiano) per privilegiare essenzialità ed efficacia, Damiani sconta il peccato - imperdonabile in anni di eventi e iperboli - di non essere “abbastanza autore per le celebrazioni ufficiali e i restauri sponsorizzati, ma non abbastanza basso per godere di resurrezioni trash, cult o affini” scrive Alberto Pezzotta nel volume che gli ha dedicato» (Paolo Mereghetti).
• Anche pittore.
• Damiano Damiani è morto il 7 marzo 2013, in casa sua, a Roma, per insufficienza respiratoria.