30 maggio 2012
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Biografia di Piero D’Inzeo
• Roma 4 marzo 1923. Ex campione d’equitazione. Secondo nell’individuale alle Olimpiadi del 1960, 3° nel 1956, 2° a squadre nel 1956, 3° nel 1960 e nel 1964; campione del mondo individuale nel 1959 ecc. Fratello di Raimondo (Poggio Mirteto, Rieti, 2 febbraio 1925 – Roma 15 novembre 2013): «Se entrambi sono stati l’Equitazione, facendo innamorare del cavallo l’Italia tutta, Piero rappresentava davvero la classicità e lo stile, il perfetto cavaliere. È il cavaliere che ha vinto più volte a Piazza di Siena: 64 successi, cominciati quando era ancora un Balilla. È in campo per l’Italia Piero d’Inzeo diceva lo speaker (ne trascuriamo il grado perché cresceva con il passare degli anni e degli incarichi); le tribune ammutolivano, ed era un trattenere il fiato ad ogni salto, come anche per Raimondo, o per Graziano Mancinelli. Quante coppe delle Nazioni l’Italia ha trepidato e vinto a quei tempi. Aggiungeva lo speaker “su Uruguay”, o su “The Rock”, o su “Easter Light”, che sono stati i cavalli di maggior successo montati da Piero d’Inzeo. Su “The Rock” poi, e a Piazza di Siena, ha conosciuto la più amara e la più dolce delle “sconfitte”, se tale la si può considerare: quella dei Giochi Olimpici di Roma del 1960. La più amara perché l’argento è quasi l’oro, la più dolce perché l’oro fu proprio del fratello più piccolo, di Raimondo» (Piero Mei).
• Allo scoppio della seconda Guerra Mondiale, i due fratelli erano al liceo: lui andò in Accademia a Modena, scappò dopo l’8 settembre, ottenne documenti dal Vaticano e si chiuse in casa.
• Il padre Carlo Costante D’Inzeo, che cominciò a occuparsi di cavalli a otto anni nella proprietà di famiglia in Abruzzo, non aveva occhi che per lui: «È in prospettiva il cavaliere perfetto che lui intende forgiare; è duttile, acquista carattere, è assiduo, stilista sommo che preferisce il rifuto a richiami violenti. Raimondo parte da dietro, con la segreta ambizione di superare il fratello maggiore, e di smentire il padre; è estroso, sembra improvvisare a ogni percorso, le sue mani irrequiete e la sua gamba che va all’indietro fanno aggrottare le ciglia a papà Costante, che lo ritiene un figlio perduto per l’equitazione» (La Gazzetta dello Sport - 110 anni di Gloria, volume 15 1976-1977).
• Carlo Rossella: «Fra gli italiani (non molti in verità) che ricorda, Elisabetta II cita particolarmente i fratelli Raimondo e Piero d’Inzeo. Carabinieri a cavallo, medaglie d’oro e d’argento alle Olimpiadi, due veri soldati, molto british style» [Fog 5/6/2012].