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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Roberto D’Agostino

• Roma 7 luglio 1948. Giornalista. Inventore e titolare di Dagospia, sito dove i potenti sono trattati come personaggi da Novella 2000. «Quando il pettegolezzo dura nel tempo, diventa storia».
• «Padre saldatore, madre bustaia. Sono nato in via dei Volsci, quella degli autonomi romani. Ho vissuto in quel quartiere fino a trentasette anni. Sono andato a lavorare a 18 anni, come ragioniere, alla Breda. Mia madre faceva i reggiseni su misura all’amante di un leader socialdemocratico. Ottenne una raccomandazione per la Cassa di Risparmio di Roma. Era il ’68. Avevo 20 anni. L’anno cruciale per me è stato il ’64, Bandiera Gialla, Arbore, Boncompagni, Zaccagnini. Andavamo a via Asiago, nella sede Rai. Stavamo seduti lì, in studio, accanto a Lucio Battisti, Loredana Bertè, Renato Zero... E la sera andavamo al Piper» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Restò in banca 12 anni: «Ma intanto avevo cominciato a scrivere di musica. Ho fatto anche il disc-jockey al Titan, che era la prima discoteca rock per compagni sbandati (’77). Ho lavorato all’estate romana di Nicolini. Ho scritto per Moda, il giornale di Vittorio Corona, dove mi inventai l’edonismo reaganiano».
• Nell’85 Renzo Arbore lo consacrò come “lookologo” di Quelli della notte, nell’88 partecipò all’edizione di Domenica In firmata da Gianni Boncompagni. Nella storia la rissa con Vittorio Sgarbi (cui dette uno schiaffo) durante una puntata de L’istruttoria di Giuliano Ferrara (1991).
• Sulla nascita di Dagospia: «Scrissi che ad Auckland Bertelli aveva detto che “l’Avvocato porta sfiga”. Se avessi scritto “gufare” non sarebbe successo niente. Ma scrissi “porta sfiga”. La parola sfiga è stata micidiale... Fine della mia rubrica sull’Espresso. Barbara Palombelli mi consigliò: apri un sito, ti sfoghi e scrivi quello che ti pare».
• «Io non sapevo nulla di Internet e pensavo solo di aprire uno spazio per un blog, un diario telematico di costume e società che erano gli argomenti miei, dalle mutande alle feste senza alcuna ambizione. Di Dagospia avevano bisogno i naviganti, i lettori, che volevano sapere di più e avevano bisogno d’altro. Lo hanno fatto loro. Quando Dagospia è nato ho ricevuto tante di quelle indiscrezioni che riguardavano politica, finanza, Vaticano, economia. Lo hanno fatto gli altri e io sono diventato il contenitore».
• Con Dagospia affibbia soprannomi a politici e potenti: Bertinight, Piermanzo Casini ecc.
• «Per essere un prodotto fatto in casa, cioè a casa mia e da me stesso, è davvero un bel successo. È che senza pettegolezzo la gente non vive. Hanno ragione gli americani: il gossip è un rito collettivo, è un fenomeno antropologico. Poi l’Italia tra piazze e caffè è il luogo del taglia e cuci per eccellenza»
• Con Umberto Pizzi pubblica il secondo libro fotografico Ultra cafonal. Il peggio di Dagospia (Mondadori 2010), una galleria dissacratoria dei vizi dei potenti.
• Mario Del Viale, imprenditore compagno di banca e d’infanzia di Diego Della Valle, nella ballata Dagostrun’z lo definisce come un «giornalaio viscido e un po’ pazzo» e un «personaggio squallido e schizzato» [Giorgio Dell’Arti, Gds 24/5/2010].
• Su Francesco Cossiga: «Il Gattosardo mi dettava gli scoop. Cossiga era tutto per me. Un padre, una guida spirituale. E lo dico fuori dalla retorica» [Paola Setti, Grn 18/8/2010].
• «Da Bertinotti ai radicali, da D’Alema a Rutelli, ho votato tutti… ma sempre a sinistra».
• Ha molti tatuaggi: «Mi sono fatto incidere nelle carni la croce, Gesù, la Madonna e un teschio sorridente con la scritta «Zeige Deine Wunde»; il logo di Dagospia sull’avambraccio destro; i nomi di mia moglie e di mio figlio sulle mani; una donna nuda con le gambe trasformate in un kriss che ti entra nella pelle sull’avambraccio sinistro; le mani che pregano di Albrecht Dürer, col rosario, sulla spalla sinistra» [Giorgio Dell’Arti, cit.].
• Tra le fonti più accreditate del sito l’amico Francesco Cossiga: «Il Gattosardo mi dettava gli scoop. Cossiga era tutto per me. Un padre, una guida spirituale. E lo dico fuori dalla retorica» [Paola Setti, Grn 18/8/2010]
• Nel 2013, tra i siti d’informazione che hanno solo l’online e non il cartaceo, Dagospia è stato il più letto in Italia (oltre 740 mila utenti al mese) [Sta 4/4/2013].
• Sposato dal 1997 con Anna Beatrice Federici, «erede di una dinastia di costruttori» (Panorama). «Lo stress da sito si ripercuote sulla famiglia. Anna mi sopporta, si tappa le orecchie. È la persona più importante per me. L’unica che in questi dieci anni mi ha portato un bicchiere d’acqua quando mi vedeva stremato» [Dell’Arti, cit.]. Un figlio, Rocco e due labrador, Zen e Pink: «È un diavoletto. La chiamiamo Pink quando è buona, Punk quando è cattiva. Punk Mi ha mangiato i bordi di un arazzo cinese che raffigurava Mao e Zen ci ha fatto la pipì sopra. Forse odiano il Grande timoniere». Prima dei cani aveva la passione per i gatti: «Sono sempre stato gattaro, gattofilo, mejo, gattolico».
• Crede in Dio ma non va a messa: «Sono un cattolico all’italiana. Giusto ogni tanto prendo Zen e ce ne andiamo a visitare le chiese più belle Roma. Il cane entra in chiesa tranquillo, ci mettiamo seduti, pensiamo».