30 maggio 2012
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Biografia di Andrew Howe
• Los Angeles (Stati Uniti) 12 maggio 1985. Lunghista. Campione europeo 2006, vicecampione del mondo 2007. Primatista italiano (8,47 m il 30 agosto 2007 a Osaka). Tra le maggiori delusioni azzurre alle Olimpiadi di Pechino: avuta la bella idea di correre i 200 metri in coppa Europa, ad appena 46 giorni dai giochi fu vittima di una contrattura alla gamba destra (distrazione di primo grado al bicipite femorale). Arrivato in Cina in condizioni disastrose, fu addirittura eliminato nelle qualificazioni (20º su 39 con 7,81 m). «Saltare 9 metri. Prima o poi qualcuno ci riuscirà. Voglio essere io».
• È allenato dalla mamma Renée Felton, buona ostacolista statunitense degli anni Ottanta che lo ebbe dal matrimonio col calciatore tedesco Andrew Howe, conosciuto e sposato a Los Angeles. Divorziata, sposò in seconde nozze Ugo Besozzi, milanese cresciuto tra Svizzera e Francia che studiava a Los Angeles col fratello Mattia, quattrocentista che si allenava al Santa Monica College proprio con la Felton. Andata a vivere a Rieti, ne ebbe il figlio Jeremy (fine della storia nel 2000). «Quando mio padre mi ha portato allo stadio la prima volta, io mi sono innamorata degli ostacoli. Quando io ho portato Andrew, che come secondo nome ha Curtis, come mio padre, ho scoperto che andava pazzo per la buca della sabbia... Era già il segno del destino».
• Andrew arrivò in Italia nel 1992, giornate intere al campo scuola di Rieti, mostrò subito le sue doti: «Non c’era specialità nella quale non eccellesse, dallo sprint agli ostacoli, dalle prove multiple ai salti, alto lungo e triplo» (Il Messaggero).
• «Aveva nove anni e viveva a Contigliano, vicino a Rieti. “Nel portafoglio della mamma, racconta, erano rimaste solo 2000 lire. Le ultime. Avevo fame. Ricordo che in casa c’era solo un pacco di pasta Barilla. Mamma stava male, io mangiai spaghetti crudi. Li spezzai e li masticai. So cosa significa la povertà, ma so anche cosa vuol dire avere dignità ed essere ricchi dentro. Questo è il segreto della vita. Sta anche nella fede. Per questo non mi arrendo mai. Ho vissuto momenti difficili e ho imparato a capire quali sono i veri valori”. La madre dice che pregò a lungo quel giorno, fino a svenire per lo sfinimento. “Chiedevo a Dio cosa stavo sbagliando,rammenta mamma Renée, e poi ho capito. Ero in quella condizione perché non stavo facendo quello per cui Dio mi aveva dato la vita e le qualità. Io avevo studiato psicologia, poi ero fisioterapista. Il giorno dopo ho rivisto la luce, la mia vita è cambiata. Ho ancora quelle 2000 lire, le tengo nella Bibbia”. Che cosa è successo? “Sono andata in piscina. Là ci aiutavano, spesso ci invitavano a pranzo anche. Io ero incinta di Jeremy. Così facevo esercizi pre-parto nell’acqua, perché facevano parte del mio lavoro di fisioterapista. Sui bordi c’era il primario dell’ospedale di Rieti, che mi chiese cosa stavo facendo. Glielo spiegai. Lui era un uomo molto evoluto, che credeva nell’esercizio fisico. Altre donne nelle mie condizioni ascoltarono e fecero ginnastica con me. Avevo trovato un lavoro”» (Gianni Merlo). Il professor Carlo Vittori, il più grande tecnico italiano della velocità: «Quando, a 15 anni, Howe corse i 200 in 20”99 dissi subito che eravamo davanti ad un talento straordinario. Nessuno in Italia l’aveva mai fatto a quell’età, neppure Mennea».
• «Quando salto, tiro fuori tutto quello che ho dentro. Rabbia, potenza, grinta, esplosività. E appena levo il piede dallo stacco capisco se in aria sarò una farfalla o un peso morto. La sensazione del volo è meravigliosa, dà un senso di pace. È come un bell’orgasmo».
• «Se in fase di atterraggio usassi il sedere penso che almeno 40 centimetri potrei aggiungerli. Ci sto lavorando, d’altronde il talento e la velocità me li hanno regalati Dio e mamma, la tecnica la devo imparare da solo» (a Valerio Vecchiarelli).
• «Un corpo da Will Smith con la voce di Martufello» (Nicola Savino), dice che la madre è un incrocio tra Pippi Calzelunghe, Wonderwoman e la Sposa di Kill Bill.
• Calza scarpe n. 46: «Ho due fette gigantesche, onestamente non so se siano un vantaggio».
• Fa parte del gruppo sportivo dell’Aeronautica militare.
• «La sensazione di cosa sia il razzismo l’ho avuta solo le poche volte che sono andato in America a caccia delle mie origini. Là si che c’è la cultura della diversità, è un Paese fondato su quello. In Italia solo in un’occasione mi era capitato di farci i conti: giocavo al calcio e durante una partita in un paesino il mio allenatore fu costretto a sostituirmi per evitarmi gli insulti che arrivavano dagli spalti. Avevo quattordici anni e mi sembrò solo un episodio».
• Fidanzato dall’età di quindici anni con Giuseppina Palluzzi, atleta anche lei (è una centometrista).
• Tifoso della Lazio.
• Suona la batteria, «una Tama Star classic in bubinga», con i Craiving (Stefano Casamica alla chitarra, Lucio Faraglia al basso, Federica De Angelis voce): «Craving è essere affamato, noi, con quella i, cambiamo tutto. No, il nome non vuole dire niente, ma suona bene».