Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Terence Hill

• (Mario Girotti) Venezia 29 marzo 1939. Attore. È Trinità nella più famosa coppia western italiana, protagonista di sedici film culto con Bud Spencer. Ha poi rinverdito una celebrità rimasta intatta nei decenni vestendo i panni di Don Matteo in televisione, serie centrata su un prete-investigatore che nel 2014 è record di ascolti: « Il risultato di Don Matteo 9 è stato il più alto degli ultimi dieci anni. Più di uno spettatore su tre è riuscito a vedere l’ultima puntata di Don Matteo. La fiction interpretata da Terence Hill, insieme a Frassica, Montedoro e tutto il cast, riesce a coinvolgere e unire tutti i pubblici» (Eleonora Andreatta, direttore RaiFiction). (Andrea Laffranchi) [Cds 10/3/2014]. Ricevuto in Vaticano, nel 2009, alla riunione degli artisti: «Mi si è avvicinato un cardinale: ”Perché non si è vestito da Don Matteo?”». «Per anni mi hanno detto che avrei fatto il cowboy a vita e invece non è stato così. Ora dicono che resterò a vita Don Matteo. Ma non ho paura».
• Padre umbro-marchigiano (Gerolamo), madre tedesca (Hildegard), infanzia a Lommatzsch, in Sassonia, con i nonni materni. Dice di ricordare i bombardamenti di Dresda. Dai cinque anni in poi ad Amelia, in Umbria, paese del padre. Da ragazzino aveva il complesso delle gambe storte («da quando alle elementari le compagne di classe fecero il mio ritratto con un treno che mi passava sotto le gambe»). Ex atleta di ginnastica artistica, fece controvoglia il suo primo film a 14 anni, Vacanze col gangster, di Dino Risi, nel 52.
Dopo un ruolo piccolo ma significativo nel Gattopardo di Visconti, fu chiamato per Dio perdona... io no in sostituzione di Peter Martell (Pietro Martellanza) rimasto ferito per una caduta da cavallo. Sul set conobbe la futura moglie, Lori Zwicklbauer (americana di orgine tedesca), e Carlo Pedersoli (Bud Spencer) con cui avrebbe formato una delle coppie più fortunate del cinema (non solo italiano). Anche il film del lancio definitivo - Lo chiamavano Trinità - gli capitò per caso: per la sua parte Enzo Barboni voleva Franco Nero che però in quel momento (1967) stava girando Camelot. «Ero introverso, impacciato e triste prima d’incontrarlo: per me è stata una terapia» (a proposito del suo personaggio).
• «Quando giravo i film con Bud Spencer mi fermavano sempre le mamme per strada. Mi dicevano: “bravo, continui così, ai suoi film possiamo portare tranquillamente i bambini sapendo di non avere brutte sorprese”».
• «Chi ne celebrò il matrimonio? Si chiamava Enzo Barboni, era fratello di Leonida, uno dei direttori della fotografia che aveva contribuito alle immagini del neorealismo (In nome della legge e Il cammino della speranza di Germi), e divenne in seguito famoso con lo pseudonimo di E.B. Clucher col quale firmò la regia dei film di Trinità. A Barboni e a Italo Zingarelli, ex pugile ed ex stuntman, ex produttore di film peplum, si deve la messa a punto di quella formula di successo che trasforma lo “spaghetti western” nel “fagioli western”, i legumi che Trinità e Bambino scaraventano avidamente in bocca con il mestolo. Il West barocco di Sergio Leone si trasforma in uno spettacolo di farsa in movimento che ha parentele più con le comiche del muto che con John Ford. Non a caso ne sono protagonisti assoluti due ex atleti: Carlo Pedersoli (che si chiamò Bud Spencer soprattutto per gratitudine nei confronti della sua birra preferita), nuotatore olimpionico a Tokyo e a Melbourne, ex centravanti della Nazionale di pallanuoto, e Mario Girotti (che si chiamò Terence Hill perché il suo agente trovò che richiamare un autore latino come Terenzio in un nome d’arte fosse un tocco di stile), ex atleta di ginnastica artistica» (Mario Sesti).
• «Facevamo un minuto o un minuto e mezzo al giorno di scazzottate. Poiché ognuna dura intorno ai dieci minuti, ci voleva più di una settimana per farne una. Era un balletto. Tanto è vero che, una volta letto il copione di Lo chiamavano Trinità, tutti quanti ci dicemmo che ci doveva essere qualcosa come la scazzottata finale di Sette spose per sette fratelli. Il maestro d’armi, Giorgio Ubaldi, dirigeva sul set a tempo di danza: 1, 2, 3, 4! 1, 2, 3, 4! Ogni pugno aveva un suo tempo».
• Il suo esordio alla regia è nel 1983 con Don Camillo, nel 1994 invece ha diretto e interpretato Botte di Natale, tornando dopo nove anni in coppia con l’amico Bud Spencer.
• Nel 2011 e 2012 interpretò Pietro, ispettore superiore forestale, nella serie Un passo dal cielo, andata in onda su Rai1 e Rai Hd.
• In una puntata di Che tempo che fa mostrò a Fabio Fazio come si spacca una mela con le mani, in un’altra come si muore in un western.
• Ha due fratelli professori: Edoardo insegna Geologia a Roma, Piero ha la cattedra di Italiano a Baden Baden.
• Il figlio Ross, che nel 1987 aveva interpretato con lui Renegade - Un osso troppo duro, morì diciassettenne in un incidente stradale (Stockbridge, Massachusetts, 15 gennaio 1990). Ha un altro figlio, Jess (7 novembre 1969), anche lui attore
• Il suo eroe, da ragazzo, era James Dean nel film Gioventù bruciata [Sito ufficiale].
• Tifoso della Roma. Adora il canottaggio. Nuotava per la squadra romana della Lazio e a 12 anni vinse una medaglia di bronzo nuotando a rana. Oggi pratica la ginnastica e la corsa libera [Sito ufficiale].
• Non fuma, ogni tanto si concede un bicchiere di vino rosso a pasto. Goloso di mandorle e di marzapane. Non ama stare ai fornelli. Se proprio deve prepararsi qualcosa da solo cucina spaghetti aglio olio e peperoncino oppure mangia fagioli e tonno in scatola.
•Colleziona matite colorate (ha cassetti pieni di pastelli da tutto il mondo). Non legge gli oroscopi perché teme di restarne influenzato («mi suggestiono facilmente»).
• «L’unico inconveniente del successo? Ogni tanto mi chiedono di partecipare a una processione, nei paesi. Ma non ho tempo».