30 maggio 2012
Tags : Amir Issaa
Biografia di Amir Issaa
• Roma 10 dicembre 1978. Rapper. Conosciuto anche come Meticcio e Peso Piuma. Debutto nel 2006 con l’album Uomo di prestigio, poi Vita di prestigio (2007) e Prestigio Click Bang: volume 2 (2008). Tra gli ultimi Red Carpet Music (2011) e Grandezza naturale (2012). Dal 2012 ha una propria etichetta discografica.
• «Fino ai diciotto anni tutti mi hanno chiamato Massimo. Sono nato e cresciuto a Tor Pignattara. La mia arma è la parola». Padre egiziano spesso in carcere (il suo arresto è raccontato in 5 del mattino). «Hanno cominciato a parlare di rap per gli immigrati, e la mia etichetta ha cavalcato l’onda. Ma io non sono arabo: è così difficile per voi considerarmi un italiano?» (a Carlo Moretti).
• «“S.o.s. bilancio negativo, se mi chiamano straniero nel posto dove vivo...”: questa è la rima in rap più densa di significato che sia capitato di ascoltare in questi ultimi tempi. Niente storielline adolescenziali, i pezzi di Amir Issaa sono una ventata di aria fresca (e pensante). Il ragazzo è la personificazione “felice-infelice” dell’immigrazione di seconda generazione: figlio di un egiziano e di un’italiana, l’infanzia assai difficile in una borgata romana, ha trovato nell’hip-hop la via di fuga da più pericolose tentazioni, sfornando qualche mese fa un disco d’esordio intensissimo Uomo di prestigio. L’estratto di cui sopra è tratto da Straniero nella mia nazione: “Sono cresciuto a Tor Pignattara eppure se la polizia si avvicina a un gruppo di 50 persone, ferma solo me per chiedermi il permesso di soggiorno. Spero, con il mio successo, di aprire un nuovo capitolo sulla via dell’integrazione...”. Un altro rapper che va ultimamente di moda, Fabri Fibra, qualche giorno fa ha detto “io non voglio parlare a tutti”. “Io invece sì”, controbatte Amir, “non mi interessa diventare il fenomeno dell’estate, i gusti degli adolescenti cambiano da un momento all’altro”. E in effetti i testi di Amir sono nitidi, le parolacce irrompono quando servono, mediate comunque da una simpatica vena romanesca. Il legame con l’Egitto ha una valenza più che altro romantica: “Mi sto riappropriando ora delle mie radici, perché per anni le ho in qualche modo negate, tant’ è che mi facevo chiamare Massimo...”» (Matteo Cruccu).
• Impegnato nel sociale, con l’associazione QuestaèRoma si occupa dei diritti delle seconde generazioni.
• «Spaccone come tutti i rapper: “La differenza fra me e i grandi? Che loro hanno le foto e i video fatti da professionisti famosi”» (Andrea Laffranchi).
• Un figlio.