30 maggio 2012
Tags : Tommaso Inzerillo
Biografia di Tommaso Inzerillo
• Palermo 26 agosto 1949. Mafioso. Detto Masino ’u muscuni. Detenuto dal 26 giugno 2006.
• Cugino in primo grado del fu Salvatore Inzerillo, detto “Totuccio”, capo mandamento di Passo di Rigano, secondo palermitano eccellente ammazzato a colpi di kalashnikov dai corleonesi nella seconda guerra di mafia (il 10 maggio 1981, vedi Salvatore Riina). All’epoca dei fatti era sottocapo della famiglia dell’Uditore, ed essendo un Inzerillo, anche lui scappò in America («degli Inzerillo non deve restare neanche il seme», aveva sentenziato Totò Riina). Gli Inzerillo erano imparentati coi Gambino (la famiglia mafiosa più potente degli Stati Uniti, che spediva ai palermitani quintali di morfina e se la faceva rispedire raffinata), e uno di loro, John, dopo l’omicidio di Totuccio prese il volo per Palermo per capire che stava succedendo, e rientrò portando l’ordine di Rosario Riccobono, padrino di San Lorenzo, di uccidere tutti gli scappati (come dichiarò il pentito Gaspare Mutolo il 17 luglio 1992). Per salvarsi, Masino ’u muscuni non ebbe altra scelta, o così gli parve, di passare dalla parte dei corleonesi, e s’incaricò lui stesso di eseguire l’ordine di Riccobono: portando a chi di dovere lo zio Antonino, fratello del padre, perché lo affogassero (scomparso dopo essere uscito dalla sua casa del New Jersey in data 19 ottobre 1981, il suo cadavere non fu mai ritrovato), e sparando con la propria mano sei colpi di pistola al cugino Pietro (le autorità statunitensi comunicarono per iscritto alle autorità italiane di averlo ritrovato il 15 gennaio 1982 «congelato» e «duro come una roccia» – salvo le ferite –, i polsi ammanettati, una banconota da cinque dollari in bocca e due da un dollaro «sotto il bacino», tra i testicoli – come si capì dalle foto –, in una macchina «rossiccia» del 1982 Mercury Cougar, nel parcheggio all’hotel Hilton di Mount Laurel, ricoperta di neve).
• Le fonti non dicono quando, sta di fatto che rientrò in Italia e fu subito incarcerato per vecchie pendenze, e mentre era in carcere la sua famiglia riceveva la “mesata”, un assegno mensile di 500 euro dalla famiglia mafiosa dell’Uditore. Nel 2005 stava per essere scarcerato, che fuori era già al centro delle conversazioni dei mafiosi che più contavano a Palermo (a loro volta ascoltati dalle microspie installate dai poliziotti). Mentre Francesco Bonura (vedi scheda), non vedeva l’ora che uscisse («Masino ora me lo metto a fianco, (...) perché questo è servito per una causa giusta», riferendosi al servizio fatto ai corleonesi), Antonino Rotolo (vedi scheda), diceva che a costo di andare in galera l’avrebbe ammazzato («preferisco andarmene in galera e non nella cassa! Poi, se tu te ne vuoi andare nella cassa io non sono d’accordo con te»), e giù a dire che Masino era un cane e traditore: «Gli fece la base al fratello di Totuccio, per salvarsi lui! Perciò vedi che uomo, ah (...) In America... gli hanno fatto fare il cambio (...) Ha preso il fratello di suo padre, glielo ha portato e glielo ha fatto affogare e a suo cugino gli ha sparato lui (...) Fiducia ne possiamo avere? (...) S’è venduto il suo sangue e a noi... e tu pensi che ha riguardi per noi?».
• Va detto che Rotolo aveva ucciso Totuccio Inzerillo, e che a Palermo, oltre a Masino, erano rientrati altri Inzerillo (Francesco u truttaturi, Giuseppe, Rosario, e perfino Giovanni, l’unico figlio ancora vivo di Totuccio), e insomma, un po’ si scantava, un po’ sapeva che gli Inzerillo se la facevano con Lo Piccolo (vedi scheda), il suo rivale nella successione a zu Binu (Provenzano).
• Il 5 ottobre 2005 Masino viene finalmente scarcerato dal Pagliarelli di Palermo e ammesso al regime di semilibertà (quelli dell’Uditore gli trovano pure un lavoro), ma prima che scoppi un’altra guerra di mafia, il 20 giugno 2006 la procura di Palermo lo arresta (Operazione “Gotha”, 44 le ordinanze di custodia cautelare eseguite, tra gli altri anche a carico di Rotolo), con l’accusa di associazione mafiosa, provata dal fatto che in carcere riceveva la “mesata”. Processato e condannato (Cassazione, 12 novembre 2011).
• È ancora in carcere, quando, il 7 febbraio 2008, gli notificano un’altra ordinanza di custodia, proprio per gli omicidi di Pietro e Antonino Inzerillo, commessi quasi trent’anni prima (operazione “Old Bridge”, in tutto 90 ordinanze di custodia cautelare, 60 eseguite dal Federal Bureau of Investigation a Cherry Hill e a Brooklyn, e 30 nelle borgate palermitane di Passo di Rigano, Cruillas, Boccadifalco, e nei paesi di Torretta e Carini). Condannato in primo grado, in appello è stato assolto (11 novembre 2010) (a cura di Paola Bellone).