30 maggio 2012
Tags : Filippo Inzaghi
Biografia di Filippo Inzaghi
• Piacenza 9 agosto 1973. Ex calciatore. Allenatore. Attaccante (181 cm), con la Nazionale ha vinto i Mondiali del 2006 (in gol contro la Repubblica Ceca) ed è stato vicecampione d’Europa (2000, in gol con Turchia e Romania). Dal 2013 allena la Primavera del Milan, subentrando a Massimiliano Allegri con il quale i rapporti si sono deteriorati anche in seguito ad un diverbio molto acceso avvenuto pochi mesi prima del passaggio. «Come allenatore ho dovuto ripartire da zero, ma ho imparato a fare autocritica e a farmi aiutare dai miei collaboratori. Il mio primo obiettivo è rendermi credibile agli occhi dei ragazzi». «Uno dei miei allenatori, Gigi Cagni, una volta disse che la differenza fra me e gli altri cannonieri è rappresentata dai tempi di gioco. L’istinto mi porta ad arrivare per primo sulla palla, quasi prevedendo quello che potrà succedere. A volte questa premonizione spaventa anche me».
• Dal 2001 al 2012 al Milan, con i rossoneri ha vinto due Champions League (2003 e 2007, quando segnò la doppietta che decise la finale col Liverpool), un Mondiale per club (2007, altra doppietta nella finale col Boca Juniors), due scudetti (2004 e 2011) due Supercoppe europee, una coppa Italia e due Supercoppe italiane. Lanciato da Verona e Piacenza, già in A con Parma e Atalanta (capocannoniere del campionato 1996/1997), con la Juventus vinse lo scudetto del 1998 (e arrivò nello stesso anno fino alla finale di Champions League). Secondo l’Uefa è il giocatore cha ha segnato più gol nella storia delle coppe Europee (primato stabilito il 4 dicembre 2007 contro il Celtic ma contestato da molti statistici perché al tedesco Gerd Müller non vengono contati i gol nella vecchia coppa delle Fiere). 16° nella classifica del Pallone d’oro 2007, 22° nel 2003, 24° nel 2002, nomination anche nel 1997, 1998, 1999, 2000.
• «Un indemoniato. Un solista efferato in uno sport di squadra. Per questo non sempre apprezzato. Emiliano Mondonico, suo allenatore all’Atalanta, ne parla ancora oggi come di un talento esoterico. “Metti una palla, una porta e cento persone in un cortile, stai sicuro che nella mischia a buttarla dentro spunterà sempre lui, Pippo Inzaghi”. Si chiama killer instinct» (Giancarlo Dotto).
• «Quelli come Pippo Inzaghi hanno lo scatto della zitella che brucia le amiche al lancio del bouquet nuziale. Arrivare primi è una questione di felicità. Un secondo prima del difensore sei un dio, un secondo dopo sei un fallito; un secondo prima che il guardalinee possa alzare la bandierina sei un eroe, un secondo dopo sei un fuorilegge. Quelli come Pippo Inzaghi non rubano solo il tempo ai difensori, rubano tutto ciò che brilla in area, anche ai compagni, tutto ciò che serve per fare un gol. Stanno agli antipodi dei centravantoni che fanno la torre per gli altri. Là muscoli e generosità, qua velocità e sano egoismo» (Luigi Garlando).
• «Ha segnato in ogni modo: di testa, di destro, di sinistro, in acrobazia, di opportunismo, su rigore e su punizione. Già, anche su punizione: era il 24 novembre 1996, giocava con l’Atalanta ed entrò a Bologna solo nella ripresa perché influenzato. Palla sopra la barriera e all’incrocio, una prodezza da specialista, che è rimasta unica, come una farfalla dai colori speciali. Quell’anno Pippo vinse la classifica cannonieri e poi passò alla Juve. Proprio in bianconero ha realizzato alcuni gol stupendi. Uno su tutti: la rovesciata contro il Galatasaray, il 16 novembre 1998, la sua più bella rete in acrobazia. La Champions League evidentemente ispira SuperPippo che in Europa ha segnato tante reti, alcune delle quali davvero spettacolari. Tra i suoi gol di sinistro, ad esempio, merita la vetrina quello del 3 marzo 1999 all’Olympiakos, sempre con la maglia della Juve. E tra le prodezze di testa, invece, il primo posto spetta alla torsione in Milan-Lens del 18 settembre 2002. Ma anche in campionato Pippo ha lasciato il segno con gol bellissimi. Il destro che decide il derby del 13 aprile 2003 sembra uscito dal manuale del grande attaccante. E il modo in cui beffa Buffon, Thuram, Ferrara e Montero in Milan-Juve del 22 marzo 2003 è un inno al senso del gol e all’opportunismo. Ce n’è per tutti i gusti» (G.B. Olivero).
• «Annota maniacalmente tutti i suoi gol ed è un computer vivente di se stesso. Se gli chiedi a bruciapelo quando e come segnò un gol in una partita di sette anni fa, lui ti snocciola gli sviluppi dell’azione, chi gli servì l’assist e il modo in cui lui calciò in rete, tutti i particolari. Vive per il gol, forse più di altri suoi colleghi, basta vedere il modo frenetico con cui festeggia dopo una rete, come vivesse una liberazione da un peso insopportabile: è sempre la stessa esaltazione» (Andrea Sorrentino).
• «È un giocatore particolare, deve sempre andare alla conclusione, in maniera quasi ossessiva, a costo di calpestare e travolgere i compagni di squadra. È il classico re dell’area di rigore, finisce quaranta volta in fuorigioco ma alla quarantunesima ti fa vincere la partita. Mi ricorda Paolo Rossi, altro opportunista, poca partecipazione alla manovra ma indispensabile terminale di ogni trama» (Alessandro Altobelli).
• «Io giocavo di più per la squadra, ero diverso. Pippo invece è unico, è un atipico. Vive soprattutto per sé in area di rigore ed è la fotografia della praticità, difficile che si perda in giochini. Cerca il gol e basta, attende l’errore degli avversari e con lui anche il difensore più esperto non si può mai rilassare. Un giocatore del genere dà sicurezza: sai che prima o poi un gol te lo segna» (Paolo Rossi).
• Secondo Giorgio Rondelli, tecnico della nazionale di atletica (fondo e mezzofondo), la grande dote fisiologica di Inzaghi è la resistenza lattacida, cioè la capacità di eseguire una lunga serie di spostamenti a velocità medio-elevata recuperando lo sforzo in tempi brevissimi: «Con il suo movimento incessante sia per linee orizzontali sia verticali, in alcune partite, calcoli alla mano, SuperPippo è riuscito a percorrere oltre dieci chilometri. Di fronte a questo suo continuo tourbillon, diventa normale che, nell’arco dei 90 minuti di gioco, il difensore avversario di turno, sempre più frastornato, prima o poi finisca per abbassare la guardia e venga così sistematicamente castigato».
• «La presunzione dell’uomo è pari solo alla sua capacità di fare gol» (Gianni Agnelli).
• Fama di playboy: «Resto scapolo ma non per vocazione. È che non ho ancora trovato la ragazza della vita. In amore sono come nel lavoro, un perfezionista maniacale. Se non sono sicuro non mi sposo. Sono stato innamorato un paio di volte, la prima di Silvia, una ragazza di Piacenza, poi di Francesca a Verona. Con Samantha De Grenet siamo stati felici finché è durato, qualche mese» Già noto per le storie con alcune donne dello spettacolo, in testa quella con Samantha De Grenet, nel 2008 s’è messo con l’ex letterina Alessia Ventura (intervistato da Chi, ha detto di essersi per la prima volta innamorato).
• Frasi «Ho imparato molto dagli allenatori che ho avuto, soprattutto da Ancelotti, poi però ho le mie sensazioni. Non si possono copiare gli altri, ognuno deve essere se stesso».
• «I soldi non sono mai stati la mia priorità. Baratterei tutto quello che ho per avere quindici anni di meno e rigiocare senza avere la certezza di guadagnare quello che ho ora» [a Monica Colombo, Cds 17/6/2010].
• Calciatore anche il fratello Simone (Piacenza 5 aprile 1976), campione d’Italia con la Lazio nel 2000 (noto anche per aver fatto un figlio con Alessia Marcuzzi): il 15 novembre 2000 giocarono insieme per 11 minuti in un’amichevole della Nazionale contro l’Inghilterra, evento verificatosi in precedenza solo con i fratelli Milano (1912-1913) e i Cevenini (1915), impresa che non riuscì neanche a Giuseppe e Franco Baresi (che non giocarono mai insieme).