30 maggio 2012
Tags : Roberto Innocenti
Biografia di Roberto Innocenti
• Bagno a Ripoli (Firenze) 16 febbraio 1940. Illustratore. Primo italiano dopo Gianni Rodari, nel 2008 ha vinto l’H.C. Andersen Award, sorta di Nobel della Letteratura per ragazzi («illustratore magistrale, capace di rappresentare in modo formidabile i vari generi. Le sue storie di guerra, e in modo specifico la sua rappresentazione dell’Olocausto, invitano i giovani a riflettere sui seri problemi del mondo. Il potere narrativo delle sue immagini è impareggiabile», si leggeva nella motivazione del riconoscimento).
• «Roberto Innocenti è come si disegna. Rotondetto, capelli con la riga da una parte, camicia azzurra, sguardo mansueto che a tratti si illumina di sano scetticismo fiorentino. Come illustratore è autodidatta: “Ho sempre lavorato, da quando avevo 11, 12 anni. I pittori li ho scoperti facendo il commesso in un negozio d’ arte. Ho fatto le commerciali serali, studiavo computisteria e cose del genere. Poi in fabbrica, metalmeccanico. Ma l’illustrazione e la grafica sono sempre state il mio interesse. Facevo i manifesti per la Regione Toscana, per il cinema, per i festival, per il teatro”» (Cristina Taglietti) [Cds 31/1/2010]. «Al grande editore americano che ha fatto conoscere le sue moderne favole dalla Corea alla Georgia, Innocenti è arrivato grazie all’appoggio di John Alcorn, celebre graphic designer inglese, e di Etiènne Dellessert, uno dei padri dell’illustrazione per ragazzi, che gli commissionò Cenerentola» (Chiara Beria Di Argentine) [La Stampa 1/12/2012].
• «Anche se facessi il pittore, leggerei libri per dipingere, perché non ci sono molte altre cose che mi ispirano».
• «Non è che, siccome disegno, sono un artista. All’arte preferisco la comunicazione: Preferisco un bel manifesto riprodotto in centinaia di copie, che va in giro per la città, che viene visto da migliaia di persone a un dipinto bellissimo chiuso dentro una stanza, che nessuno vede» (a Cristina Taglietti, cit.)
• Definito “archeologo dell’immagine”, considerato fra i trenta illustratori più bravi del mondo, ha iniziato la sua attività come disegnatore di cartoni animati, grafico e designer e possiede una straordinaria padronanza tecnica e un eccezionale gusto per il dettaglio che gli permette di raccontare cose disegnate che assomigliano a inquadrature cinematografiche. «I suoi libri, da Rosa Bianca allo Schiaccianoci, da Pinocchio a Cenerentola, sono sempre stati pubblicati prima in Paesi stranieri... Perché è stato costretto a rivolgersi all’estero? O è stata una sua scelta? “L’apprendistato l’ho fatto con gli editori italiani, ma le regole erano inaccettabili: per quattro soldi dovevo rinunciare ai diritti ed anche agli originali, e questo valeva per tutta la “professione”. Il precariato ha radici lontane... L’estero è arrivato per caso, una salvezza inaspettata, altrimenti non avrei realizzato né pubblicato niente, non farei illustrazione. Dopo il rifiuto del mio primo progetto, Rosa Bianca, che è del 1979, e la sua affermazione all’estero, ho un certo sospetto sulle condizioni reali della libertà nell’editoria del Paese che inventò il fascismo”. A cosa sta lavorando ora? “Ho finito un libro sulla storia del Novecento vista da un luogo soltanto, ad acquerello. Sto aspettando il testo che lo racconti con le parole, secondo una procedura inversa a quella classica dell’illustrazione. Mi rendo conto che lo scrittore può sentirsi prigioniero o sacrificato, perciò ho deciso che i prossimi libri li scriverò io, prima di illustrare, o mentre illustro, perché farlo dopo sarebbe faticoso. Ora lavoro a tempera su una versione eccentrica di Cappuccetto Rosso che intitolerò forse Tempo variabile, con forti allusioni sia alla meteorologia che all’epoca”» (Roberto Denti).
• «“Pinocchio è stato un problema: già centinaia di artisti lo avevano disegnato. Come potevo illustrarne un altro? Così l’ho fatto rinascere in Toscana”. Un’autentica storia parallela, una ricostruzione sociale e architettonica dell’epoca impressionante. Piazze, strade, campi, tetti... “Un’architettura secondaria, spontanea, che si trova ancora ma con difficoltà... Il paesaggio non è mai preso in considerazione come bene dell’umanità, anche quello povero. Se ho la possibilità vado sul luogo a vedere il colore dei mattoni» (Fiorella Iannucci).
• «Cenerentola era una favola talmente usata, banalizzata direi, che bisognava inventarsi qualcosa. Così l’ho ambientata in Inghilterra nel ’29 e l’ho interpretata in chiave comica, cercando un po’ di ridicolizzare la morale della favola che non è certo l’emancipazione della donna. Si prestava a diventare una cosa divertente, un po’ alla maniera di Billy Wilder» (a Cristina Taglietti) [Cds 31/1/2010].
• Ha illustrato anche Cappuccetto Rosso, in chiave moderna. «Il bosco è una periferia come tante, il lupo s’aggira su una potente moto nera, la nonna vive in una baracca ma ha la parabolica per vedere le fiction: “I pochi boschi rimasti non devono far paura. Oggi il pericolo è nei sobborghi delle città, dove vive la gente costretta a lasciare il centro. Luoghi dove tutto luccica ma tutto è plumbeo. Luoghi brutali dove la realtà è totalmente deformata. Spero che i ragazzi capiscano che questa distorta idea di modernità è violenza, è barbarie”. Su un cartellone della periferia mi sembra di riconoscere un volto noto: “È Berlusconi, l’ho disegnato ben prima del bunga bunga! Lui è una figura ambigua, un lupo dominante destinato a comandare in un territorio senza identità”» (Chiara Beria Di Argentine, cit.).
• A lasciato Firenze nel 2001. Vive con la moglie Roberta a Montespertoli, nel Chianti.