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 2012  maggio 30 Mercoledì calendario

Biografia di Pietro Ichino

• Milano 22 marzo 1949. Giuslavorista. Nel 2008 eletto al Senato col Pd. Ex dirigente della Fiom-Cgil (1969-1972), ex parlamentare del Pci (1979-1983), avvocato giuslavoristico (studio Ichino-Brugnatelli del quale dal 1946 al 1977 è stato contitolare il padre Luciano), ordinario di Diritto del lavoro all’Università Statale di Milano, editorialista del Corriere della Sera dal 1997. Negli ultimi anni hanno fatto molto discutere le sue proposte in materia di: a) Riforma delle amministrazioni pubbliche (rete di valutatori indipendenti dal potere politico per misurare efficienza e produttività così da «far sentire il più possibile e con ogni mezzo ai politici e ai dirigenti delle strutture pubbliche il fiato dell’opinione pubblica sul collo»); b) Riforma del diritto del lavoro (esclusi stagionali e occasionali, tutti a tempo indeterminato, con un contratto più flessibile e meno costoso, ma con indennizzo e copertura assicurativa nel caso di perdita del posto e un controllo giudiziale, il famoso articolo 18, limitato solo a licenziamenti disciplinari e per motivo illecito); c) Riforma del sistema di rappresentanza sindacale (individuazione del sindacato che raccoglie la maggioranza dei consensi nell’ambito di competenza e a questo attribuire il potere di stipulare contratti collettivi con efficacia generale) e della contrattazione collettiva (attivazione di un filtro per limitare la derogabilità del contratto di livello superiore da parte di quello di livello inferiore). Proposte argomentate nei libri Il lavoro e il mercato (Mondadori, 1996) A che cosa serve il sindacato? (Mondadori, 2005) cui sono seguiti I nullafacenti (Mondadori, 2006). Da ultimo anche Il diritto del lavoro nell’Italia repubblicana (Giuffrè, 2008). «La sicurezza è un bene della vita. Il problema è come conciliarla con la flessibilità del sistema produttivo».
• «Rivendica con puntiglioso orgoglio la sua carriera di eretico, nel Partito comunista e nel sindacato. E anche il “dovere” di essere eretico, ma da studioso, senza asprezze. Spiega cosa vuol dire essere eretici nel sindacato. E lo fa partendo da quel primo lavoro, Il collocamento impossibile, che lo fece bollare come provocatore. Sosteneva la necessità di farla finita con il monopolio pubblico del collocamento. Lo scrisse nell’82, da giovane parlamentare del Pci: “Dopo fui accompagnato alla porta”. “Provocatore? Sì, ma non sbagliavo. Sbagliavo semmai a farlo da parlamentare comunista”» (Carlo Cinelli).
• La sua attività forense davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità europee ha determinato la fine del monopolio statale dei servizi di collocamento (sentenza Job Centre II).
• Dal marzo 2002 vive sotto scorta. Era fra i primi obiettivi delle Nuove Br sgominate nel febbraio 2007 dalla Digos di Milano e Padova. Il brigatista Alfredo Davanzo: «Gli operai muoiono sul luogo di lavoro grazie alle leggi fatte da gente come Ichino...».
• «Sono 30 anni che i brigatisti se la prendono con chi studia il mondo del lavoro: da Tarantelli a Giugni, a Peschiera, a D’Antona, fino a Marco Biagi. Odiano chi progetta le riforme che possono far funzionare meglio il mercato del lavoro, il sistema delle relazioni industriali. Evidentemente pensano che la lotta armata trarrebbe giovamento da un sistema che funziona male».
• Il 19 marzo 2007 gli fu affidato il compito di ricordare Marco Biagi a cinque anni dalla morte: «Qualcuno ogni tanto mi chiede: “ma perché ti esponi tanto, affidando le tue idee al tritacarne mediatico che le semplifica, le banalizza, talvolta le distorce? Perché lasci che la tua immagine divenga bersaglio di contumelie da ogni parte? Perché rinunci alla vita serena dello studioso, dal momento che non hai ambizioni politiche di sorta?”. A queste domande oggi rispondo: prima e più di me lo ha fatto Marco, che è arrivato a sacrificare la sua vita per questa battaglia. A me è stato dato in sorte di sopravvivergli; ma proprio per questo la mia vita non è soltanto mia: è per una parte importante dedicata a lui, a quella sua battaglia».
• L’8 settembre 2007 fu tra i principali bersagli del “Vaffaday” di Beppe Grillo: «Tutti coloro che si chiedono perché in Italia, unico Paese dell’Occidente industrializzato, il mestiere del giuslavorista sia così pericoloso, e il dibattito sulle politiche del lavoro resti tuttora inquinato dalla violenza terroristica, sono serviti. Se un parlamentare (Francesco Caruso di Rifondazione, ndr) e un attore comico popolarissimo (Beppe Grillo, ndr) sono capaci di indicare, pur senza alcun fondamento, nel giuslavorista assassinato (Marco Biagi, ndr) il responsabile dei mali peggiori del mondo del lavoro, perché mai non dovrebbe trovarsi in giro una testa calda capace di sparare di nuovo contro un bersaglio simile?».
• «Non sempre sono d’accordo con Te. Soprattutto non sempre posso dirlo. Perché a volte tu sei troppo avanti» (da una lettera di Massimo D’Alema).
• Appassionato di montagna e bicicletta (ha tenuto per 5 anni una rubrica di mountain bike e trekking sul mensile Versilia oggi). Sposato dal 73 con Costanza Rossi, due figlie: Giulia (editor presso Mondadori) e Anna (studentessa di filosofia).