Rassegna, 28 maggio 2012
Gabriele in camera di sicurezza comincia a parlare
• Paolo Gabriele è sempre in camera di sicurezza, ha parlato con i suoi avvocati e ieri sera filtrava la voce che avesse cominciato a dire infine qualcosa, a fare nomi dopo tre giorni di silenzio e preghiera nella cella di quattro metri per quattro. Dal punto di vista formale, per ora è accusato soltanto di furto aggravato. Ad incastrarlo, si spiega, sono state delle carte che potevano trovarsi solo nello studio privato del Papa perché non erano state ancora archiviate nella segreteria di Stato: come un documento di bilancio della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI appena pubblicato nel libro di Gianluigi Nuzzi Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI. Non sono invece considerate rilevanti le apparecchiature fotografiche e di ripresa, «strumenti che hanno tutti, una falsa pista». La fase di «istruttoria formale», condotta dal giudice istruttore Piero Antonio Bonnet, comincia di fatto oggi. Ma Paolo Gabriele non è l’unico ad essere messo sotto torchio. Nonostante la festa di Pentecoste, il lavoro e gli interrogatori sono andati avanti anche ieri. Quando le indagini si sono concentrate sull’Appartamento, sono state ascoltate (e subito escluse) perfino le quattro Memores Domini. [Vecchi, Cds]