28 maggio 2012
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Biografia di Edmondo Bruti Liberati
• Ripatransone (Ascoli Piceno) 10 ottobre 1944. Magistrato. Procuratore capo di Milano. Ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati ed ex presidente di Magistratura democratica.
• «Due volte segretario dell’Anm (nel 1986 e nel 1992) e componente del Csm dall’81 all’86. Ha esercitato le funzioni sempre a Milano: dapprima giudice penale al Tribunale, poi magistrato di sorveglianza, pubblico ministero (ha fatto parte del pool sui reati fiscali e societari) e sostituto procuratore generale (si è occupato soprattutto di rogatorie internazionali ed estradizioni). Negli anni di Mani pulite ha sempre difeso i pm del pool, intervenendo con articoli e pubblicazioni anche sulla stampa francese» (Corriere della Sera).
• «È stato nominato capo della procura di Milano dal Csm all’unanimità con l’appoggio di tutte le correnti che sono in pratica dei partitini. Nelle settimane immediatamente precedenti la nomina avevano fatto visita a Bruti più volte l’avvocato Michele Saponara (al Csm per il Pdl) e Michele Vietti. Nei corridoi del quarto piano ci fu chi interpretò il fatto, in pratica, come una trattativa in diretta. Bruti è un politico che deve garantire un po’ tutti» (Frank Cimini) [Fog 19/3/2014].
• Nel marzo 2014 il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo lo ha denunciato per presunte irregolarità nei processi e nell’assegnazione dei fascicoli ai vari pool e il Csm il 19 marzo ha aperto due istruttorie a riguardo. «Nei comportamenti di Bruti Liberati Robledo ravvede una serie non episodica di trattamenti di favore verso alcuni magistrati considerati affidabili (Francesco Greco e Ilda Boccassini), cui vengono destinati i fascicoli più delicati (da Ruby alla Sea) anche in violazione delle tabelle sui pool specializzati. A Bruti Liberati, Robledo contesta anche di avere dimenticato in cassaforte – per sua stessa ammissione – il fascicolo di indagine sulla privatizzazione di una quota della Sea da parte del Comune di Milano. Quando finalmente il fascicolo uscì dalla cassaforte, la vendita di Sea era ormai cosa fatta» (Luca Fazzo) [Grn 19/3/2014].
• «A ben vedere il vero motivo di attrito con Bruti appare una differente concezione dei limiti entro i quali abbiano asilo considerazioni di opportunità nelle tempistiche e modalità di trattazione dei fascicoli. Lo si intuisce dal riassunto delle divergenze nel luglio 2011 all’inizio del procedimento sul dissesto del San Raffaele di don Verzé, partito come fascicolo di bancarotta su Daccò e sfociato poi nel processo per corruzione al presidente della Regione Formigoni, sempre ad opera del pool finanziario di Greco. Robledo, di fronte ad articoli di stampa che già nel luglio 2011 collegavano un giro di fatture false alla creazione di disponibilità per un importante politico, dice che propose al pool di Greco di coordinarsi subito per indagini urgenti, ma che Bruti, preoccupato che esse potessero influire sulle trattative economiche in corso per scongiurare il fallimento dell’ospedale e il licenziamento di migliaia di persone, il 25 luglio gli ingiunse di non indagare alcuno e di non svolgere alcun atto di indagine “nel frattempo”, e cioè “fino a una riunione in settembre” (poi non più fatta). Questa scelta per Robledo si è posta “in insanabile contrasto con il dettato costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale”, aprendo a “valutazioni di opportunità estranee allo specifico ruolo istituzionale del pm”: soprattutto perché questi “non consentiti spazi di discrezionalità” avrebbero potuto “contribuire a creare zone di opacità”, a loro volta passibili di “consentire una strumentalizzazione del ruolo del pm, sia pure involontariamente subìta”» (Luigi Ferrarella) [Cds 17/3/2014].
• Discendente di una famiglia di marchesi della Marche.
• Sposato con Teresa. Suo figlio Nicola, laureato in Economia e docente alla University of Technology di Sidney, morì in un incidente motociclistico nell’agosto 2007.