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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Flavio Briatore

• Verzuolo (Cuneo) 12 aprile 1950. Imprenditore. Gestisce noti locali di lusso (tra cui il Twiga di Marina di Pietrasanta in Versilia, e fino al 2012 il Billionaire di Porto Cervo), ha investimenti immobiliari a New York, una quota da co-proprietario nella Pierrel, il 30% della società che gestisce Casinò in Kenya ecc. Ex team manager di Formula 1. Con la Benetton ha conquistato il Mondiale piloti (Michael Schumacher) nel 1994 e nel 1995, con la Renault (Fernando Alonso) nel 2005 e 2006. Quello costruttori nel 1995, 2005 e 2006. «Io sono molto probabile».
Vita È cresciuto a Verzuolo, un paese del Saluzzese a 462 metri sul livello del mare conosciuto per le cartiere Burgo. I genitori erano insegnanti elementari a Montaldo di Mondovì: «Mio padre era il mio insegnante alle elementari. In quinta mi bocciò per darmi il buon esempio».
• «Se nasci in mezzo al Congo mica vorrai dire di essere stato fortunato. Io non sono nato in Congo, ma tra quelle montagne già da bambino avvertivo un certo malessere, sentivo che ero uno senza radici. Quando mi domandavano che cosa volessi fare da grande, se il pompiere, l’avvocato o il notaio, rispondevo che volevo prima di ogni altra cosa andare via di lì, da quelle asperità, da quelle fatiche, da quei sacrifici». «Non mi piaceva dove ero nato e la situazione in cui ero nato. Invece di odiare chi ce l’aveva fatta, volevo essere uno che ce la faceva».
• È il geometra più famoso d’Italia: «Ho preso il diploma di geometra da privatista, dopo essere stato bocciato due volte, in seconda e in terza, nell’istituto pubblico. Non me ne fregava niente, avevo scelto quella scuola perché qualcuno mi aveva detto che era la più facile. Alla maturità ho presentato come tesina il progetto di una stalla, quando sono diventato un manager di successo, quindi antipatico a molti, hanno detto che all’entrata della stalla avevo disegnato anche i gradini. È una balla».
• «La carriera di Briatore comincia al servizio di Attilio Dutto, finanziere di Cuneo che negli anni Settanta rileva la Paramatti (azienda di vernici un tempo nell’orbita di Michele Sindona) e che nel 1979 muore nell’esplosione della sua macchina. Briatore si sposta a Milano, dove viene considerato un discografico, forse perché gira con Iva Zanicchi, e dove finisce per la prima volta sui giornali come imputato nella leggendaria truffa ai danni di ricchi e ingenui giocatori d’azzardo. Gli sequestrano una agendina in cui c’è pure il numero di telefono della G & G dei mafiosi John Gambino e Tony Genovese, a New York. Decine di personaggi più o meno celebri, dal cantante Pupo a Gianfranco Castiglioni della Cagiva, perdono un sacco di soldi in partite a carte truccate. Briatore, che è tra quelli che convincono i potenziali polli a sedersi al tavolo verde, spesso a casa sua a Milano, è condannato prima a Bergamo nel 1984 (un anno e sei mesi) e poi a Milano nel 1986 (tre anni). Non va in carcere perché se la svigna ai Caraibi e poi beneficia di un’amnistia. Tra i due processi, il suo nome finisce pure nelle indagini che portano in galera il libico Gabriel Tannouri, accusato di commerciare materiale per confezionare piccole atomiche. A depositare azioni delle Generali a garanzia del finanziamento dell’operazione, presso la banca Lambert, sarebbero stati Achille Caproni e Flavio Briatore. Il quale oggi dice: “Parliamo di cose di tanti anni fa. Da giovani si può sbagliare. Poi ci si ravvede, no?”» (Maurizio Maggi).
• Nell’estate del 1980, alla discoteca Nepentha di Milano, conobbe Marcy Schlobohm, modella americana allora diciassettenne. Dopo un periodo di convivenza nel lusso della «Milano da bere», nel 1983 si trasferirono alle Saint Thomas, nelle Isole Vergini americane, e lì si sposarono (Briatore ottenne così la Green Card, il permesso illimitato di residenza sul suolo americano). Nel 1987 il divorzio. «Per Flavio ero come un gioiellino, ero la sua fonte di bellezza. Un po’ come tutte le sue donne, del resto» (Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma) [Il Signor Billionaire, Aliberti, 2010].
• Arrivò in Formula 1 da perfetto sconosciuto: «All’inizio mi guardavano tutti storto. Non avevo esperienza e si diceva che era un mondo difficile, per geni. Dopo qualche giorno ho telefonato a Luciano Benetton e gli ho detto: “Mi sa che questi li battiamo tutti”. E così è stato».
• «Vincere in F1 è facile, basta avere elasticità e inventiva, è molto più complicato vendere magliette Benetton a New York».
• «I primi soldi veri Briatore li fa comprando il team Ligier, mentre è a capo della Benetton. “Fu un acquisto obbligato per ottenere i motori Renault – spiega – i Benetton non erano interessati, ma mi finanziarono. Pagai 10 milioni di dollari nel 1994, ristrutturai e vendetti nel 96 a circa 95 milioni. Contemporaneamente lasciai il Team Benetton, di cui nel frattempo avevo il 30% che rivendetti a circa 30 milioni. Con quei soldi iniziai l’attività imprenditoriale”» (Giovanni Paci).
• Inventore e proprietario della discoteca più amata e più detestata dell’estate italiana, il Billionaire, in Costa Smeralda: «È il sogno di migliaia di italiani, e funziona come una sorta di paradiso terrestre: a cerchi sempre più esclusivi. Nel primo, si accede abbastanza facilmente e si può soltanto ballare. Nella seconda cerchia, i fortunati che possono sedere al ristorante, selezionati con cura da guardie del corpo e addetti alle pubbliche relazioni. Nella terza, c’è una piccola pista da ballo che si stringe attorno al trono di Briatore, un posto dove può sedere solo lui… E la sera, in centinaia, partono come per una gita: “Andiamo a vedere chi entrerà al Billionaire”» (Barbara Palombelli).
• «Ero anche io uno di quei ragazzi che andavano in Sardegna per vedere le barche dei ricchi. Partivamo da Cuneo, un posto dove nessuno aveva mai visto né una lira, né un ricco, era il Sessantasette… Dormivamo in sacco a pelo, in campeggio, sulla spiaggia dell’Isola Rossa, guardavamo le barche a vela dei grandi imprenditori. Era come essere al cinema di prima visione, sognavamo di diventare come loro, di avere le donne più belle, le ville, gli yacht. A volte penso che ci divertivamo più allora...».
• «Briatore ha uno slogan personale per spiegare il Billionaire. “Mai vista tanta gnocca al metro quadro”. La signorilità non è elemento fondante del briatorismo. Gli chiedo: perché ha tutte queste case e queste barche se fa solo due settimane di ferie all’anno? “È il mio sogno, il riconoscimento dei miei risultati. Anche se non le uso”. Una casa a New York, una a Londra, una in Kenya. Due barche di cui una di 70 metri con tre ponti. “Da piccoli abbiamo giochi economici. Da grandi i giochi sono più cari”» (Claudio Sabelli Fioretti).
• Nel 2006 ha avuto un tumore a un rene: «Sono entrato in sala operatoria sereno, al risveglio il professore ha confermato: “L’abbiamo preso in tempo, tra sei mesi sarebbe stato molto complicato”. Io ho pensato: “Che culo”».
• Noto dongiovanni, famoso per le sue storie d’amore con Naomi Campbell (che per il suo compleanno tappezzò di manifesti le strade di Mosca per dirgli che lo amava) e Heidi Klum (dalla quale nel 2004 ha avuto una figlia naturale, Helene, mai riconosciuta).
• Quand’era ragazzino, una quindicenne Daniela Santanché, assieme a sua sorella e ad alcune amichette, lo inseguiva in Vespa 50 per le strade di Cuneo: «Era il più bello della città, più grande di noi e già fidanzato. Ma ci dava comunque il contentino, già allora era brillante, invitandoci al bar del Corso dove ci offriva panini e bibite» (Massimiliano Lenzi) [Tmp 11/4/2015].
• Fidanzato dal 2006 con Elisabetta Gregoraci, il 14 giugno 2008 l’ha sposata in seconde nozze (lui con le babbucce sotto il frac, lei con sette metri di strascico) nella chiesa del Complesso Monumentale di Borgo Santo Spirito in Sassia, a Roma (sul matrimonio vedi Elisabetta Gregoraci). Il 18 marzo 2010 hanno avuto un figlio, Falco Nathan (meglio noto come Nathan Falco), «omaggio al cartoon giapponese Ken Falco il Superbolide» (Aldo Grasso) [Cds 17/6/2012]. La Gregoraci: «Su un sito avevo trovato il nome Nathan, che suonava bene. Poi quando ho scoperto che voleva dire “dono di Dio”, l’ho scelto. Ma Flavio mi fa: “Possiamo chiamarlo anche Falco? Mi è sempre piaciuto, fa pensare al volo, alla libertà”. E io: “Ok”. Poi dopo qualche giorno mi fa: “Ti spiace se all’anagrafe lo chiamiamo Falco Nathan Briatore, sai per le iniziali FB…”. E io: “Ok, basta che poi lo chiamiamo Nathan”. Solo che non è stato ai patti e mentre per me è Nathan per lui è Falco, tranne quando piange» (Marco Mensurati) [Rep 14/5/2010]. Adesso «desiderano una bambina, cui la Gregoraci vorrebbe dare il nome India, Briatore Kenya» (Alessandro Penna) [Ogg 10/1/2013]. «In Kenya ogni mattina, io e mio figlio ci svegliamo intorno alle sette, facciamo colazione e andiamo in spiaggia in cerca di granchi».
• Nel 2007, in cordata con altri imprenditori (tra i quali Bernie Ecclestone, patron della Formula 1), acquistò il Queens Park Rangers, club inglese di seconda divisione (ma con un passato nobile: è chiamato anche «la squadra della Regina»): «A dire il vero io e Bernie, tre mesi prima di Abramovich, avevamo cercato di prendere il Chelsea. Sul più bello è arrivato Roman e ha fatto un’offerta molto più interessante della nostra».
• Il 30 luglio 2009 Nélson Angelo Piquet, pilota di Formula 1 appena licenziato dalla Renault, raccontò in una dichiarazione spontanea alla Fia (Federazione internazionale dell’automobile) che l’incidente che il 28 settembre 2008 lo aveva fatto schiantare in gara durante il Gran Premio di Singapore, consentendo così al compagno di squadra Fernando Alonso di aggiudicarsi il primo premio, era stato in realtà precedentemente concordato, e pianificato dal team manager Flavio Briatore e dal direttore tecnico Pat Symonds: è l’inizio del cosiddetto Crashgate. In seguito a ciò, il 16 settembre 2009 Briatore si dimise, e il 21 settembre seguente il Consiglio mondiale della Fia lo radiò a vita dalla Formula 1 e da ogni competizione sportiva sotto l’egida Fia. Briatore fece però ricorso alla magistratura ordinaria, e il 5 gennaio 2010 il Tribunale di Grande Istanza di Parigi lo accolse e, pur senza entrare nel merito, avendo riscontrato irregolarità procedurali da parte della Fia, revocò la radiazione, e gli riconobbe un risarcimento di quindicimila euro per danno all’immagine. Dapprima riluttante, nell’aprile 2010 la Fia stessa revocò la sanzione a vita, rideterminando fino al 31 dicembre 2012 la squalifica.
• Il 21 maggio 2010, al largo di La Spezia, la Guardia di Finanza di Genova (operazione «No boat no crime») circondò e mise sotto sequestro il suo mega-yacht (63 metri di lunghezza, 12 suites, bagno turco, spa, piscine) Force Blue (FB, come le iniziali di Briatore), ordinando alla moglie (con figlio di due mesi in braccio) e all’equipaggio di scendere. Le imputazioni: contrabbando e frode fiscale, per un’evasione complessiva di circa 4,8 milioni di euro. La difesa di Briatore si basò sul fatto che l’imbarcazione, che batteva bandiera delle Cayman, apparteneva a una società di charter con sede nelle Isole Vergini britanniche, la quale l’avrebbe noleggiato a lui come ad altri. Nel mese di luglio Briatore riuscì poi a far dissequestrare il Force Blue, dietro fideiussione di cinque milioni di euro come garanzia e a condizione che l’imbarcazione rimanesse nelle acque del Mediterraneo, per poter rispettare i contratti d’affitto già stipulati per l’estate. La moglie Elisabetta Gregoraci dichiarò di aver «perso il latte» per il trauma del sequestro improvviso, e che il figlio «piange spesso, non è più sereno da quando ci hanno fatto abbandonare lo yacht: era abituato a vivere sulla barca, ora non è più tranquillo, sente la mancanza dei suoi spazi» (Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, cit.). Il processo si è aperto il 13 aprile 2015 al tribunale di Genova. Il 12 maggio i pm hanno chiesto quattro anni di reclusione. Briatore è accusato di avere intestato a una società di comodo il maxi yacht, simulando l’attività di chartering. Secondo l’accusa, avrebbe evaso l’Iva sull’acquisto del natante e non avrebbe pagato le accise sul carburante (Corriere della Sera). Il 28 gennaio 2014, durante l’udienza preliminare, Briatore si era dichiarato innocente: «Lo yacht ha solo fatto attività di noleggio. Non sono un evasore, pensavo di essere in regola. Se la Guardia di Finanza mi avesse detto che dovevo pagare lo avrei fatto senza problemi» (il Fatto Quotidiano).
• Nel giugno 2012 annunciò la chiusura dello storico Billionaire a Porto Cervo, adducendo quale motivo l’eccesso di burocrazia e tassazione presente in Italia, Paese nel quale per lo stesso motivo non avrebbe più investito. «La verità è che il Billionaire non aveva più clienti, e dunque chiude per fallimento il covo della pacchianeria italiana» (Francesco Merlo) [Rep 14/6/2012]. «In realtà, un livoroso Briatore chiude con l’Italia, ma diffonde il suo marchio in tutti i Paesi a pacchianeria in via di sviluppo» (Aldo Grasso) [Cds 17/6/2012].
• Nell’autunno del 2012, e per due edizioni, è apparso in tv in The Apprentice (su Cielo), versione italiana di un programma statunitense con Donald Trump, che «vede due branchi di ipotetici squali in lotta per un osso miserabile: gli si chiede di portare a termine piccoli affari, di risparmiare, di meritarsi il paradiso; ragazze e ragazzi pronti a tutto al solo scopo di servire per un anno Flavio Briatore» (Malcom Pagani) [Fat 20/9/2012]. «Mai vista tanta concentrazione di potenziali coglioni sottoposti a ripetuto esame» (Roberto D’Agostino) [Dag 12/10/2012]. «Gli fanno schifo. Li detesta. Li schiaccerebbe come insetti. (…) Nella realtà, a questa Armata Brancaleone del tutto inadatta alla sopravvivenza, il Flavio di un tempo avrebbe destinato meritati calci in culo. (…) Emozionato e felice nel solo istante del licenziamento. Con il braccio in alto, la fisiognomica imbalsamata e la voce stentorea: “Sei fuori!”» (Pagani, cit.). «Il corto circuito forse involontario tra il massimo cantore della vacanza cafona, il pessimo gusto e la dubbia rapidità di pensiero di chi sogna solo di somigliargli e la prospettiva di un contratto a sei zeri. (…) La riuscita di The Apprentice non è nel registro tenue. È nel fumetto. Nel disneyanesimo briatoresco, dove le segretarie somigliano a Jessica Rabbit e hanno cosce come giraffe, la bellezza è un valore, il cumenda un padre della Patria e l’abito fa sempre il monaco» (D’Agostino, cit.).
• Nell’aprile del 2013 ha ceduto la quota di controllo dei locali a marchio Billionaire al fondo d’investimento Bay Capital, con base a Singapore. «Sa cosa mi fa piacere? Che siano stati loro a cercare me, e non viceversa. Per gli asiatici e per il Medio Oriente siamo il marchio nightlife più importante e riconoscibile al mondo» (Raffaele Panizza) [Pan 2/5/2013].
• Ha un patrimonio che ammonta a 150 milioni di dollari. Dall’89 è tecnicamente cittadino britannico (paga le tasse là): «Non torno più. Sto bene a Londra, e poi non ho più niente in Italia».
Frasi «Il successo si misura con i soldi. Sono i soldi a rappresentare la libertà». «Quanto sono ricco? Abbastanza per non chiedere quanto lo sono. La ricchezza non è solo la ricchezza in denaro, la ricchezza è come stai, come sei, come ti trovi con gli altri, per cui la ricchezza non è solo un fatto materiale. È come uno vive» [Vocearancio 17/3/2010].
• «Gli italiani sono più impressionati da una discoteca che tira che non da una scuderia che vince».
• «La gente pensa che io passi il mio tempo a divertirmi e ballare, che trascorra le giornate sugli yacht, su jet e elicotteri. In verità impiego il novanta per cento della mia vita lavorativa per la Renault. E il resto per fare affari. Però per seguire tutto mi alzo presto la mattina e vado a dormire a notte fonda».
• «L’apparire è il mio lavoro. Che serve poi per possedere» (Sceresini, Scandaliato e Palma, cit.).
• «Il Billionaire è stato un divertimento che adesso non è più un divertimento, perché non è una discoteca, ma è diventato un marchio, un modo di essere, un modo di vivere» [ibidem].
• «In Italia credo che dopo la guerra abbiamo avuto due grandi esempi, tre: per me c’è stato Benetton, ho lavorato con loro, un gruppo completamente apolitico; e poi c’è stato Del Vecchio che è in tutto il mondo – la Luxottica – e c’è stato Berlusconi».
• «Faccio parte anch’io del made in Italy che ha successo nel mondo, l’unica differenza è che mi sono imposto all’estero, non nel mio Paese. Sono un grande prodotto d’esportazione».
• «Quando entro in un posto mi intimoriscono gli sguardi della gente. Porto sempre gli occhiali per difendermi».
• «Se potessi pubblicare un libretto con le istruzioni per conquistare una donna farei fortuna. Ci vuole creatività, fantasia, intuizione, pianificare le mosse come nel business».
• «Io ho faticato parecchio per avere successo. Buttare via 20-30 milioni di euro all’anno e magari trovare uno che per 20 euro ti insulta dicendo che non capisci niente e che sei un ladro, non è nel mio Dna» (dopo le prime sconfitte del Queens Park Rangers).
• «Siamo sempre, e troppo, alla Formula 1 degli ingegneri. Invece ci vuole la Formula 1 dei piloti» (Ottavio Daviddi) [Tts 5/11/2010].
• Sul ritorno di Michael Schumacher in Formula 1 nel 2010: «Sono convinto che Schumacher faticherà molto: sono i suoi 41 anni che pesano, non i tre anni senza correre. E non è che vai più forte se ti tingi i capelli» (Rep 2/2/2010).
• «Il tennis è un ottimo esempio di sport del passato. Vai a vedere una partita e non sai se durerà un’ora o cinque ore. Secondo me dovrebbero fare partite a tempo: alla fine suona la campanella e chi ha più punti vince» (Marco Mensurati) [Rep 14/5/2010].
• «I libri? Non mi interessano, non leggo mai nulla» (Sceresini, Scandaliato e Palma, cit.).
• «Io non ho radici, la vita deve essere gipsy» [ibidem].
• Ai tempi della relazione con Naomi Campbell: «Naomi è tra le donne più famose al mondo, è la terza donna più famosa del mondo. La prima è Marilyn Monroe, la seconda è Madre Teresa di Calcutta, e la terza è lei» [ibidem].
• «Ovviamente usavo lo yacht perché se sei proprietario di un business possibilmente ne scegli uno con il quale divertirti. Altrimenti mi compravo un’impresa di pompe funebri» (Celia Walden & Deborah Ameri) [Ogg 23/6/2010].
• «Ultimamente a champagne e caviale preferisce pane e salame: “Ieri mi sono mangiato un Big Mac per strada, per esempio. Beh no, non sono entrato da McDonalds... Ho mandato il mio autista”» (Walden & Ameri, cit.).
• «Quando ho visto Falco venire al mondo, sembrava un ranocchio» (a Gabriele Parpiglia) [Chi 28/4/2010].
• «Flavio Briatore non cambia i pannolini: “È una roba da donne”» (Walden & Ameri, cit.).
• «Se la organizzassi io, alla Festa dell’Unità farebbero più affari di quelli che fanno adesso» (Cds 21/6/2013).
• «Ma da grande cosa vorrebbe fare? “Io vorrei fare Briatore”» (a Maurizio Costanzo) [Chi 1/4/2009].
Critica «Da un punto di vista umano Briatore non mi piace. Penso a come si comportò nei confronti miei, ma anche al caso Jarno Trulli. La sua politica è quella del terrore. Nei momenti in cui hai bisogno di conforto ti dà una pedata in giù, piuttosto che in su. Però i risultati parlano a suo favore. Sa mettere gli uomini giusti nei posti giusti» (Riccardo Patrese).
• «Briatore è un uomo estremamente pratico. Vai forte? Bravo, ti faccio avere quello che vuoi. Hai un momento di debolezza? Oh, bambino, prendi i tuoi stracci e vattene, non abbiamo bisogno di te» (Alex Zanardi).
• Luciano Benetton: «Flavio? Sarà un po’ teppista, ma è tanto simpatico» (Sceresini, Scandaliato e Palma, cit.).
• «A me Briatore piace. Lo osservo da lontano, come quelli delle ville vicine osservavano il Grande Gatsby» (Carlo Rossella).
• «Lo si può trovare in ufficio di mattina come a sera tardi senza che sbandieri in giro il suo stakanovismo. Anzi, il Briatore noto, su cui i suoi nemici (tanti) spettegolano, è quello esagerato e modaiolo del Billionaire. Attività cui dedica poco tempo e ancor meno presenze, ma che gli rende molto sul piano della popolarità» (La Gazzetta dello Sport).
• «Può non essere d’accordo, eppure incarna e porta fino all’estrema conseguenza la legge filosofica che viene chiamata il rasoio di Occam. Il principio che prese il suo nome da quello di un aristotelico francescano del 1300 dice: “Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem”, non bisogna presumere che esistano più cose del necessario. Briatore ha asciugato il concetto all’essenziale. L’unica cosa che gli è necessaria è il denaro. Tutte le altre sono semplicemente delle derivate» (Dario Cresto-Dina).
• «Più di tanti altri incarna i modelli culturali del centrodestra, è un esempio di successo. Chioma brizzolata, sangue freddo, eterna abbronzatura, sfolgorante capacità comunicativa, disinvoltura etica ai limiti della spregiudicatezza, accentuata ibridazione linguistica in direzione anglo-italiana, dal “team manager” Benetton al “soft drink” del Billionaire, dove peraltro una piccola acqua minerale pare che costi 25 euro. Viene quasi dal nulla, Briatore, e un po’ come Tony Renis ha avuto quasi tutto, secondo un archetipo sociale e perfino antropologico che in Silvio Berlusconi vibra al massimo della sua compiuta risonanza» (Filippo Ceccarelli).
• «“La crisi c’è e si sente a tutti i livelli. Ma a dimostrazione che il mio locale non è un’esclusiva per ricchi, abbiamo deciso di riservare un menu turistico a 200 euro”. Queste parole non fanno che confermare una mia teoria. E cioè che da anni un imitatore di Briatore reciti la parte di Briatore in giro per gli yacht e i box della Formula 1, mentre il Briatore autentico continua ad abitare in un bilocale di Cuneo, dove si dedica a oscuri ma fondamentali studi di filologia bizantina. L’attore che interpreta Briatore (i testi credo siano dei Vanzina, con la supervisione del Bagaglino) sta tentando di realizzare un esperimento interessante: attraversare uno dei passaggi epocali della storia umana senza coltivare il minimo senso del ridicolo e soprattutto senza mai togliersi la camicia hawaiana e gli occhiali da sole, specie di notte. Il menu economico a 200 euro è una battuta straordinaria. Anche perché lui, come solo i grandi comici, mentre la pronuncia riesce a rimanere serio» (Massimo Gramellini).
• «Come adeguarsi al messaggio di semplicità di Francesco? L’eccesso di eleganza, per Flavio Briatore, non è certo un rischio all’ordine del giorno: si è sempre vestito come un prestigiatore di Las Vegas. (…) Quanto alla barca di trenta metri, l’ha ridotta di ben due metri levando dalla prua la polena di plexiglass fosforescente raffigurante una sirena che si tocca le tette. Ora la polena è in posizione verticale. “La barca è più corta e si vedono meglio le tette: due piccioni con una fava, e sia chiaro che la fava è la mia”, ha commentato il simpatico Flavio facendo ridere di gusto le signore di Porto Rotondo» (Michele Serra) [Esp 20/9/2013].
• «Chioma silver alla Richard Gere. Ha avuto le sue Briatore Girls alla maniera di Bond, James Bond. Style life alla Vita Smeralda. Successfull manager e leader a ogni traguardo, come dice nel suo sito. (…) Se sei un selezionatore delle risorse umane e ti trovi a leggere il curriculum di Flavio Briatore, è consigliabile prenderti un mesetto di aspettativa perché c’è di tutto e di più. Dal latin lover al direttore commerciale Benetton e via discorrendo. Inizia con il soprannome di “Tribüla”, nomea di un tempo assai lontano in cui doveva arrabattarsi per costruire il suo domani, e finisce come “Made in Italy da esportazione”» (Matteo Morichini) [Rif 17/9/2009].
• «Noi di Cuneo siamo fatti così, non conosciamo mezze misure: o Luigi Einaudi o Flavio Briatore» (Aldo Grasso) [Cds 17/12/2008].
• All’annuncio della chiusura del Billionaire di Porto Cervo: «Briatore e le sue macchine, Briatore e i suoi trucchi esibiti, Briatore e la sua socia Santanché, Briatore e il rullio dello yacht che addormenta il bambino, Briatore e i buffi spocchiosi riccastri di Porto Cervo, Briatore e l’Italia sardoestiva alle ostriche, allo champagne e 43 metri di barca… Oggi intanto finisce Briatore. E speriamo che da domani, a valanga, scoppieranno tutte le altre rane che volevano fare i buoi» (Merlo, cit.).
• Briatore secondo Luigi Bisignani: «Briatore è un pragmatico. Il Billionaire e il Cipriani sono solo un business per lui, molto redditizio. È un esperto uomo d’affari e un tenero papà in babbucce, con rapporti internazionali che spaziano dagli emirati arabi al re di Spagna. Ed è anche un uomo generoso. Una volta ad esempio voleva fare un regalo a suo fratello (…) un piccolo agricoltore di Cuneo. Flavio ordinò per lui un trattore superattrezzato, con tanto di aria condizionata e annessi ranghini e pala meccanica. Arrivò un mostro talmente imponente che non passava nemmeno dalle porte del paesino. Non credo venne mai utilizzato, ma diventò una specie di attrazione da circo» (Luigi Bisignani) [L’uomo che sussurra ai potenti, Chiarelettere, 2013].
• Politica «Io non sono di destra e non sono di sinistra. Berlusconi è qualcuno da cui si ha sempre da imparare».
• «Sto sempre dalla parte dei più deboli, in una discussione tra un meccanico e un ingegnere io sto con il meccanico».
• «Ammiravo la Dc di Giulio Andreotti e Francesco Cossiga».
• Nel 2007 firmò per il referendum sulla legge elettorale: «Bisogna fare come i tedeschi con uno sbarramento al 4, al 5%. Noi dobbiamo poter scegliere i nostri rappresentanti. Invece siamo governati da gente che nessuno si è scelto. E che costa molto».
• «Non voglio scendere in politica. Ma certo, se qualcuno mi chiedesse una mano, sarei pronto a darla. Penso a un partito di rifondazione dell’Italia. Berlusconi? Lo aiuterei, ma come amico».
• Nel maggio 2013 fece discutere (soprattutto a sinistra) un pranzo tra Briatore, Matteo Renzi e Lucio Presta svoltosi nel ristorante dell’Hotel Four Seasons a Firenze. Briatore ha più volte dichiarato la sua simpatia per Renzi, e anche la sua disponibilità a votarlo, qualora si candidasse alla Presidenza del Consiglio. Ciononostante, continua a considerare Silvio Berlusconi «il migliore»: «Berlusconi non è finito. È come un anziano calciatore che è sempre il migliore in campo rispetto a quelli più giovani di lui. Ciò significa che i giovani sono scarsi. Forse, Renzi un po’ meno» (Mario Ajello) [Mes 19/7/2013].
• Ha sempre guardato Renzi con simpatia «ma bisogna vedere cosa farà. Non l’ho mai sentito parlare di turismo. È la nostra risorsa più importante. Eppure nessuno ne parla. Basta discutere solo di legge elettorale! Spero che Matteo queste cose le capisca!».
• Su Grillo: «Lui dice cose giuste, poi i grillini vanno a Roma e si incartano con i buoni pasto. Pare che chiunque arrivi a Roma si rincretinisca. È successo a Prodi, D’Alema, a Monti e ora succede a Letta».
Vizi «La donna più in là con gli anni che ho avuto aveva 32 anni».
• «La cosa che mi piace di più è la conquista. E poiché a conquistarne una bella si fa la stessa fatica che a conquistarne una brutta, tanto vale conquistarne una bella» (Enrico Franceschini) [Rep 9/6/2010]. «A me piace flirtare, e il movimento di liberazione della donna ha reso tutto più facile, perfino troppo facile. Prima era come pescare in un fiume, tirare su un pesce e considerarlo un bel colpo; adesso è come pescare in uno stagno, gettare l’amo e tirare su 300 pesci» [ibidem].
• «Una bella macchina senza l’optional di una bella donna non ha alcun valore» (Sceresini, Scandaliato e Palma, cit.).
• «Stavamo lì a guardare le barche dei ricchi e mi dicevo: “Voglio essere uno di quelli che scende dalla barca, non uno di quelli che guarda chi scende dalla barca”» (a Dea Verna) [Ogg 25/6/2014].
• «Sporco di tutti i piaceri, magister dell’edonismo» (Pietrangelo Buttafuoco) [Fog 8/6/2013].
Tifo «Sono juventino, ma la mia seconda squadra è il Milan».