28 maggio 2012
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Biografia di Enzo Boschi
• Arezzo 27 febbraio 1942 - Bologna 23 dicembre 2018. Fisico. Vulcanologo. Membro dell’Accademia nazionale dei Lincei. Già presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (dal 1982 al 2011), l’organo di consulenza dello Stato per le questioni geofisiche che svolge, tra l’altro, il servizio di sorveglianza sismica 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno. «La sismologia ha accantonato, per ora, la speranza di poter prevedere i terremoti, cioè di poter dire esattamente quando si verificheranno in una certa località. Ma con i nostri studi siamo ora in grado di formulare almeno una probabilità di accadimento degli eventi distruttivi, con l’obiettivo di dare un contributo ai governi locali, alla Protezione civile, alle forze dell’ordine e ai cittadini, i quali tutti devono giocare d’anticipo, attrezzandosi per minimizzare i danni alle persone e alle cose, prima che il terremoto accada».
• «Abbiamo studiato tutte le faglie attive della Penisola, ossia quelle che possono originare terremoti, e il risultato è che, entro trent’anni, tra la Campania meridionale e la Calabria vi siano le condizioni perché si verifichi un grande terremoto. Diciamo superiore al sesto grado della scala Richter» (nel 2008).
• Laurea in Fisica. Si è formato tra l’Inghilterra (Università di Cambridge), la Francia (Laboratoire des Hautes Pressions del Cnrs a Parigi) e gli Stati Uniti (California Institute of Technology di Pasadena e Università Harvard). Dal 1975 docente di Sismologia all’Università di Bologna, membro dell’Accademia nazionale dei Lincei, già presidente della Commissione grandi rischi della Protezione civile, del Consiglio nazionale geofisico ecc.
• Nel 2007 il suo nome era tra quelli in cui il ministro della Ricerca Fabio Mussi e il presidente di commissione Giorgio Parisi avrebbero scelto il presidente del Cnr. «(...) Mi arrabbiai perché Parisi, a cui non sono mai stato simpatico, rilasciò un’intervista al Corriere della Sera dicendo che mi aveva bocciato. Sembravo il solo ad essere stato bocciato. Il Corriere diede risalto alla cosa addirittura con una mia fotografia molto grande e io andai su tutte le furie. Mi sembrò addirittura che tutto fosse stato fatto per dileggiarmi» (Enzo Boschi).
• Il 3 giugno 2010 la Procura dell’Aquila iscrisse nel registro degli indagati Boschi e altri sei membri della Commissione Grandi Rischi della Protezione civile (il presidente vicario Franco Barberi, il vice capo settore operativo Bernardo De Bernardinis, il direttore del Centro nazionale terremoti Giulio Selvaggi, i professori Gian Michele Calvi e Claudio Eva e il direttore dell’Ufficio rischio sismico Mauro Dolce), imputandoli di omicidio colposo per aver sottovalutato, nel corso della riunione da loro tenuta il 31 marzo 2009 nel capoluogo abruzzese, certi fenomeni naturali che, secondo la tesi del tecnico di ricerca presso i Laboratori nazionali del Gran Sasso Giampaolo Giuliani (il quale il 29 marzo 2009 aveva profetizzato che «entro poche ore» un grande sisma avrebbe colpito l’Abruzzo: previsione rivelatasi fallace, che gli era pertanto valsa la denuncia per procurato allarme del capo della Protezione civile Guido Bertolaso), avrebbero consentito di prevedere con alcuni giorni di anticipo il terremoto che avrebbe poi colpito L’Aquila il 6 aprile 2009, provocando 309 vittime, oltre 1500 feriti e ingentissimi danni. Tutti gli imputati furono dunque accusati di «“negligenza, imprudenza, imperizia” per aver “effettuato, in occasione della detta riunione, una valutazione dei rischi approssimativa, generica ed inefficace in relazione alle attività e ai doveri di previsione e prevenzione” e per aver fornito “alla cittadinanza aquilana informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosità e sui futuri sviluppi dell’attività sismica in esame”» (Fabrizio Caccia) [Cds 4/6/2010]. «In un carteggio di fuoco con Guido Bertolaso in cui rifiuta il ruolo di “capro espiatorio”, il 16 settembre 2009, Boschi la bolla come “riunione del tutto irrituale”, “nella quale non si discusse su quali azioni intraprendere” e non si “fece riferimento all’altissima pericolosità sismica dell’Abruzzo” e “agli edifici pubblici ad alto rischio”. Evidenzia che si concluse “senza verbale”, stilato a posteriori e poi fatto firmare “nella caotica serata del 6 aprile”. Il 21 settembre Bertolaso replica duro. Prima dei “luttuosi accadimenti l’Ingv non aveva palesato né un innalzamento della soglia di rischio da terremoto di forte intensità, né la ragionevole prevedibilità”, fa notare. E lo accusa di “tentativo tardivo di esonero” di responsabilità» (Virginia Piccolillo) [Cds 21/9/2011].
• Il 25 maggio 2011 il gup dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella dispose il rinvio a giudizio per Enzo Boschi e gli altri membri della Commissione Grandi Rischi con l’accusa di omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose. Boschi: «Penso di aver fatto sempre il mio dovere e credo che nessuno possa dire il contrario. Non me l’aspettavo. Sono molto colpito».
• Il 21 ottobre 2012 la sentenza di primo grado: dopo quattro ore di camera di consiglio, il giudice unico del Tribunale dell’Aquila Marco Billi ha giudicato Enzo Boschi e gli altri membri della Commissione Grandi Rischi colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose, condannandoli a sei anni di reclusione (contro i quattro anni richiesti dall’accusa) con risarcimento di sette milioni e ottocentomila euro e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per aver rilasciato informazioni «inesatte, incomplete e contraddittorie» circa l’eventualità che si verificasse un terremoto più forte. Boschi: «Dopo due anni di calvario mi ritrovo condannato come Galileo, assieme ai miei colleghi, come scrisse il New York Times» (Virginia Piccolillo) [Cds 23/10/2013]; «Sono frastornato, devastato, ero convintissimo che sarei stato assolto perché non ho mai rassicurato nessuno. Sfido chiunque a trovare scritta, detta a voce, su tv o da qualsiasi parte una mia rassicurazione concernente il terremoto dell’Aquila. E questo perché nessuno è in grado di prevedere terremoti quindi io non rassicuro nessuno. La qualità degli edifici in Italia è tale che anche una piccola scossa può causare un disastro». «E pensare che proprio Boschi nel 1985 fu indagato per procurato allarme dopo aver previsto un sisma nella Garfagnana che non si verificò. Mai è accaduto che qualcuno, invece, fosse colpevole di non aver evacuato un territorio perché a rischio sismico. Dei terremoti non si possono prevedere né il giorno né l’ora. E forse il giudice Billi ha confuso la parola previsione con prevenzione» (Fog 23/10/2012). Incredulità, indignazione e solidarietà ai condannati da parte della comunità scientifica, italiana e internazionale. Luciano Maiani, già presidente del Cnr e allora presidente della Commissione Grandi Rischi (dimessosi in segno di protesta dopo la sentenza): «È la morte del servizio prestato dai professori e dai professionisti allo Stato. Non è possibile fornire allo Stato una consulenza in termini sereni, professionali e disinteressati sotto questa folle pressione giudiziaria e mediatica. Questo non accade in nessun altro Paese al mondo».
• Il 18 gennaio 2013 sono state depositate le motivazioni della sentenza. «Nelle 940 pagine depositate oggi a L’Aquila, il giudice Marco Billi chiarisce: non fu un “processo alla scienza”, “è pacifico che i terremoti non si possono prevedere”. Ma a sette funzionari che hanno violato le regole: “Sulla corretta analisi del rischio andava calibrata una corretta informazione”. Invece si minimizzò lo sciame sismico in corso, inducendo alcune delle vittime a rimanere a casa anche dopo la prima scossa, (…) mentre con una corretta analisi del rischio “si sarebbero potute salvare vite”» (Piccolillo) [Cds 18/1/2013]. Boschi: «Io non ho dato alcuna rassicurazione, non mi sento colpevole».
• Nel novembre del 2014 la Corte d’appello lo assolve con formula piena insieme agli altri condannati in primo grado (con l’esclusione di De Bernardinis, l’unico che aveva rassicurato gli aquilani senza consultarsi con gli altri prima della riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009). Due le ragioni dell’assoluzione: il 17 febbraio e il 12 marzo 2009 dall’Ingv, di cui Boschi era presidente, avevano inviato al Dipartimento della Protezione civile due comunicati, ignorati in primo grado, evidenziando l’alta pericolosità della zona pur senza far previsioni in senso stretto, peraltro impossibili (sulla base di un accordo ferreo, solo la Presidenza del Consiglio poteva rilasciare comunicazioni pubbliche su eventuali rischi); in Appello si tenne anche conto della testimonianza del sindaco de L’Aquila, Massimo Cialente, ignorata in primo grado (quest’ultimo era presente alla riunione del 31 marzo della Commissione Grandi Rischi. Sulla sua testimonianza Cialente rilasciò poi varie interviste: «Ho ricevuto domande precise e avendo io giurato di dire la verità, ho detto la verità: che io dalla riunione della Commissione Grandi Rischi uscii affatto tranquillizzato... Boschi si espresse in maniera tutt’altro che rassicurante. Da parte di qualcuno si è voluto fare un uso non corretto di quello che era emerso in sede di riunione... Come sindaco scelsi di dichiarare lo stato di emergenza e misi in moto la macchina comunale di Protezione civile, non ho partecipato a rassicurare la città» [Agi 9/12/2011]. Il giorno dopo la riunione, chiese formalmente lo stato di emergenza che non fu concesso). Un anno dopo, il 21 novembre 2015, anche la Cassazione conferma l’assoluzione.
• «Si calcola che in Italia ci siano stati una cinquantina di Big One, eventi superiori al X grado della scala Mercalli, capaci di radere al suolo qualunque edificio che non fosse costruito con i più avanzati sistemi antisismici. La Calabria (da un punto di vista sismologico appartiene a questa regione anche la punta nord-orientale della Sicilia) è la regione più sismica d’Italia. In appena 125 anni vi si sono verificati ben sette Big One: nel 1783, 1832, 1835, 1836, 1870, 1905 e 1908» [E. Boschi e F. Bordieri, Terremoti d’Italia, Baldini Castoldi Dalai 2009].
• «Sono convinto che Roma, come Reykjavik, la capitale dell’Islanda, potrebbe raggiungere la pressoché totale indipendenza energetica dagli idrocarburi, grazie allo sfruttamento dell’energia del sottosuolo, diventando la capitale più pulita d’Europa. Non vorrei sembrare eccessivamente ottimista ma, data la relativa semplicità degli impianti, già in dieci anni si potrebbe disegnare il nuovo volto energetico della capitale» (Franco Foresta Martin) [Cds 10/2/2009].
• «Stiamo valutando di smettere di informare, e di non rendere raggiungibili i nostri dati via web, perché vengono usati per arrivare a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra. Ogni volta che c’è un terremoto c’è la solita sceneggiata. Basterebbe verificare la tenuta degli edifici, abbandonare quelli che non resistono al sisma e ristrutturare quelli per cui è possibile intervenire, oltre a costruire gli edifici nuovi in maniera antisismica. In Italia invece si costruisce male, perché tutto diventa un affare, e non si fanno i controlli» [Cds 7/9/2010].
• «“Nell’intero pianeta registriamo una scossa di magnitudo sei almeno due volte al giorno. Sarebbe impossibile lanciare ogni volta un allarme”. (…) Dopo quarant’anni di studi “siamo in grado di sapere con precisione dove avverranno i terremoti, quanto saranno grandi, quale sarà la loro magnitudo massima”, ma c’è un dettaglio che ancora ci sfugge: “Non sappiamo dire quando si verificherà il terremoto”. Si può soltanto attrezzarsi per la difesa. (…) Un’azione tempestiva può darci, secondo Boschi, “qualche decina di secondi di vantaggio”. È il massimo che può offrire una scienza giovane, che “non sa ancora spiegare perché la faglia si rompa e perché lo faccia in questo modo”» [Fog 12/3/2011].
• «Ci sono interventi semplici, e non tanto onerosi per le casse dello Stato, che da soli basterebbero a ridurre di molto i rischi. Per esempio, tenere pulito un fiume, fare gli scolmatori, i canali che servono a ridurre la portata di piena di un fiume. Ma c’è anche un’altra cosa necessaria: impedire che si costruisca dove non si può. Abbiamo sulle spalle la responsabilità di una colpevole incuria che purtroppo appartiene alla nostra storia, alla nostra mentalità. (…) Una buona prevenzione non si vede, e rende anche meno simpatici i politici perché si tratta di mettere paletti, di vietare, di impedire mentre lasciar fare rende i politici più simpatici, e crea consenso. Inoltre dopo le disgrazie in Italia scatta la solidarietà, l’onda emotiva che coinvolge la gente. Ci sono gli eroi, i volontari e la riconoscenza della gente. Ripeto, se continuiamo così non cambierà mai niente» (Mariolina Iossa) [Cds 7/11/2011].