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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Gianmauro Borsano

• Domodossola (Verbania) 6 settembre 1946. Imprenditore. Politico. Noto soprattutto per essere stato presidente del Torino (1989-1993).
• «Inizia a commerciare in cartoline quando ha appena 12 anni. Cresce, studia al Politecnico di Torino, diventa anche ingegnere. Anche se poi si scoprirà che la sua laurea sarebbe stata “acquisita” in Svizzera. A 19 anni apre una piccola officina a Trofarello, con tre operai che fabbricano silenziatori per marmitte della Abarth. Poi fonda uno studio di perizie, che nel ’71 abbandona per gestire una società di crediti al consumo cedutagli da un amico. È così che Borsano entra nella finanza del “terzo mercato”, abbandona temporaneamente Torino per tuffarsi nella Milano “da bere”, compra e vende beni mobili e immobili, crea e distrugge. Si lega a doppiofilo prima con la Dc e poi con Bettino Craxi. E finalmente arriva il Toro, nel 1989. I granata stanno per retrocedere, Gianmauro da Domodossola li rilancia. A tre anni dal suo avvento il Torino conquista dell’unica finale europea della sua storia, ma perde contro l’Ajax dopo due pareggi, complice un 2-2 casalingo» (Stefano Parola) [Rep 28/3/2011].
• «Borsano era l’emanazione granata del tifoso Bettino Craxi, il quale lo portò in Parlamento alla vigilia di Tangentopoli. Cappotto di cammello, sorrisino ed elicottero personale, divenne deputato dopo un derby vinto in campagna elettorale, con 26 mila abbonati e qualche slogan-patacca che funzionò» (Maurizio Crosetti).
• «In quegli anni il presidentissimo del Toro raggiunge l’apice della popolarità tra i tifosi. Ma anche tra i magistrati. Tra gli anni ’80 e ’90 viene coinvolto in dieci inchieste, colleziona fallimenti a piene mani: prima la Gima, poi la Miller & Benson, la Ipifim, la Bofina, la Partecipazioni Generali, solo per citare le società maggiori. Vanta buchi miliardari e centinaia di creditori. Si sgancia dal Toro, vende Lentini al Milan e anche lì è tutta una storia di denaro in nero. Arrivano le indagini, i processi, le sentenze. Gianmauro Borsano paga i suoi conti con la giustizia, la sua vita pubblica si eclissa per lunghi anni» (Stefano Parola, cit.).
• Rispunta nel 2009 con l’idea di rilanciare la catena di mobilifici Aiazzone, rilevandola dalla vedova del fondatore Giorgio Aiazzone e integrandola con l’altra catena Emmelunga. L’impresa però entra presto in una profonda crisi finanziaria che porta al fallimento. Tredicimila persone denunciarono d’essere state truffatoe : «Abbiamo comprato i mobili, abbiamo chiesto un prestito, ma non ci sono mai stati consegnati e noi le rate siamo obbligati a pagarle ugualmente». Borsano è stato arrestato il 28 marzo 2011 insieme ai soci Renato Semeraro e a Giuseppe Gallo con l’accusa di truffa, bancarotta fraudolenta e evasione fiscale per 50 milioni di euro.