28 maggio 2012
Tags : Giampiero Boniperti
Biografia di Giampiero Boniperti
• Barengo (Novara) 4 luglio 1928. Ex calciatore ed ex presidente della Juventus. Dal 2006, dopo Calciopoli, presidente onorario della squadra bianconera.
• Vita privata «Nato in una famiglia di solidi mezzi economici, il fratello Gino, amatissimo ed egli stesso atleta, diviene medico affermato, morendo ancora giovane; la sorella sposa un politico di rilievo. Lui si diploma geometra, in funzione dell’impegno fondiario della famiglia, che sarà parte non indifferente della sua vita, specie dopo aver chiuso con il calcio... Niente avventure, lui con quel fisico da attore del cinema, un solido matrimonio con una donna intelligente e tutt’altro che subalterna, non certo la solita ragazza di copertina, pur nel suo fascino» (Claudio Gorlier).
• La moglie si chiama Rosi. Hanno avuto tre figli.
• Calciatore (1947-1961) Esordì in serie A il 2 marzo 1947, Juventus-Milan 1-2. Ultima partita il 10 giugno 1961, Juventus-Inter 9-1 (l’Inter giocò per protesta con una squadra di esordienti). Vinse cinque scudetti (1950, 1952, 1958, 1960, 1961) e due coppe Italia (1959, 1960). Capocannoniere (27 gol) nella stagione 1947/48, fino al 10 gennaio 2006 fu in testa alla classifica dei marcatori juventini di tutti i tempi (record battuto da Alessandro Del Piero).
• 38 presenze e 8 gol in Nazionale, fu l’unico italiano convocato per la partita del Centenario della Football Association (Londra, 21 ottobre 1953): impiegato come ala destra, segnò due gol. La partita finì 4 a 4, l’Inghilterra pareggiò per un favore fatto dall’arbitro agli inglesi: «Ricordo bene quella circostanza, e la risposta del commissario tecnico inglese, Winterbotton, alla domanda su chi sarebbe servito per rafforzare la sua squadra: “Undici Boniperti”».
• Sull’origine del soprannome Marisa: «Nel precampionato un’amichevole Novara-Juve c’era sempre. La rivalità era grandissima con l’aggiunta di un po’ d’astio nei miei confronti, novarese traditore che aveva scelto Torino. Erano sfide che richiamavano tanto pubblico. La popolarità della Juve era enorme e il Novara non era una squadretta, giocava in serie A e si faceva rispettare. Fu in una di quelle amichevoli che all’ingresso in campo delle due squadre si presentò anche Marisa, avvenente miss Piemonte, pure lei in calzoncini e maglietta bianconera. Mi porse un mazzo di fiori, ero il capitano, ci fu lo scambio di baci e il pubblico cominciò a urlare: Marisa, Marisa. Il coro poi cambiò destinatario e con cattiveria continuò; ogni volta che toccavo palla i tifosi mi beccavano: Marisa, Marisa» (da Una vita a testa alta, scritto con Enrica Speroni, Rizzoli, 2003).
• Il suo numero di maglia era l’8, come precisò sdegnato una volta che la Gazzetta dello Sport, volendo fare una squadra composta dai più forti juventini della storia, gli assegnò il 10.
• Salvatore Accardo: «Boniperti come calciatore ha avuto la stessa grandezza di Bach».
• Presidente (1971–1990; 1991-1994) Come presidente della Juventus vinse nove scudetti (1972, 1973, 1975, 1977, 1978, 1980, 1981, 1984, 1986) e tutte le coppe: Campioni (1985, nella tragica notte dell’Heysel), Uefa (1977, 1993), delle Coppe (1984), Intercontinentale (1985), Supercoppa (1985). Famoso come manager per astuzia, umanità, toni spicci. Teneva appesa in ufficio (come metodo pedagogico) le foto della squadra avversaria che aveva vinto l’ultimo scudetto o quella con cui la Juve aveva perso una partita decisiva: in questo modo scoraggiava le pretese dei giocatori.
• Domenico Luzzara presidente della Cremonese per 34 anni: «Mi arriva voce che Mantovani vorrebbe Gianluca Vialli per la Sampdoria, offre 2 miliardi. Ci accordiamo, con la promessa che Gianluca me lo avrebbe lasciato ancora un anno. Io però mi sento in debito con la Juve, quindi telefono a Boniperti. Giampiero, dico, guarda che a te Vialli lo do anche per un miliardo e ottocento. No, grazie, mi risponde, i miei osservatori mi hanno detto che non è da Juve. Vialli, in quell’anno, letteralmente esplode. Mi richiama Boniperti, si lamenta che l’Avvocato (Gianni Agnelli) gli dà il tormento perché vuole Gianluca. E mi offre due miliardi in più di Mantovani. Ammutolisco. Dopo dieci secondi di silenzio, Boniperti mi dice: “Scusa Domenico, fai conto che non ti abbia detto niente”».
• Frasi «Io, così tedesco».
• «Del Piero mi assomiglia nell’amore per la squadra, nella fedeltà, credo anche nella serietà. Anche se io ero molto più carogna di lui. Ma avevo un vantaggio: non c’era la televisione, e potevo menare come e quanto volevo. Però ne prendevo anche un sacco, devo dire».
• «Platini è stato carino, mi ha eletto juventino della storia».
• «Cosa può avere di così straordinario che alla sua età non avessi io?» (a Omar Sivori che gli segnalava il quindicenne Maradona).
• Politica A Moreno Torricelli, che appena arrivato dalla Brianza si faceva chiamare “Bossino”: «Moreno, tu facevi il falegname è meglio se ti fai chiamare Geppetto».
• È stato parlamentare europeo per Forza Italia.
• Tifo Celebre per l’abitudine di lasciare sempre lo stadio alla fine del primo tempo. Ai tempi della Triade (Bettega-Moggi-Giraudo) non ci andava proprio.
• «Io, nato juventino, apprezzo tutti coloro che, juventini, diventano: lo fanno perché stanchi di soffrire, come li capisco...» (prima di Moggiopoli).
• Vizi Grande fedeltà agli Agnelli: «Il 17 febbraio 1952 la Juventus affrontò a Roma la Lazio. Pochi giorni prima la squadra era stata ricevuta da Papa Pio XII che, dopo aver confessato ai giocatori di essere juventino, li esortò: “Cercate di vincere”. Finita la partita 2-0 per i biancocelesti, il danese Praest negli spogliatoi non si dava pace, “Che vergogna, che vergogna! E adesso che penserà di noi, che dirà il Santo Padre?”, finché Boniperti lo rimbrottò: “Che penserà il Papa? Che dirà il Papa? Ma è di ciò che dirà l’Avvocato che ti devi preoccupare!”» (Marco Sappino).
• Fama di avaro. Pietro Vierchowood: «Nella mia carriera ho stabilito un record: sono riuscito a farmi pagare un caffè da Boniperti». Chiedeva che i premi-partita gli venissero dati in bovini, preferiva mucche gravide che sceglieva lui stesso andando una volta l’anno nella fattoria dell’avvocato Agnelli.