28 maggio 2012
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Biografia di Gianni Boncompagni
• Arezzo 13 maggio 1932 - Roma 16 aprile 2017. Regista e autore televisivo. «Aspetto ancora di fare qualcosa per cui essere ricordato».
• Vita Protagonista, accanto a Renzo Arbore negli anni Sessanta e Settanta, dei programmi radiofonici Bandiera gialla e Alto gradimento. Nel 1977 l’esordio in tv con il programma musicale Discoring. Poi fu autore e regista di Pronto, Raffaella? (1984), condotto dalla Carrà, e di Pronto, chi gioca? (1985), condotto da Enrica Bonaccorti. Dall’87, per tre anni, gli fu affidata l’ideazione e la realizzazione di Domenica In. Nel 1991 passò a Mediaset, dove realizzò Primadonna condotto da Eva Robin’s e soprattutto Non è la Rai, programma con cui lanciò Ambra Angiolini. Tornato alla Rai, nel 1996-97 fu autore e regista di Macao (con Alba Parietti) e Macao 2 (senza), che chiuse in anticipo per mancanza di ascolti. L’anno dopo la Rai gli chiuse Crociera per il linguaggio troppo sboccato. Nel 2002 il rilancio con Piero Chiambretti (Chiambretti c’è). Tra il 2007 e il 2008 dirige e conduce Bombay su La7, «una sorta di inno alla tv come sottrazione» (Dipollina) stroncato però da Aldo Grasso («mi sono addormentato»). Nel 2008 è autore del programma condotto da Raffaella Carrà Carramba che fortuna in onda su Rai1.
• Dal 2004 al 2008 ha collaborato con Il Foglio, poi ha curato una rubrica sul Messaggero (Via Boncompagni) e una sul Fatto Quotidiano.• Tre figlie (Barbara, Paola, Claudia), cresciute da solo dopo che, lasciato dalla moglie svedese, tornò in Italia e vinse la battaglia per averle con sé.
• «Nella mia città, Arezzo, negli anni Cinquanta non c’erano nemmeno i semafori. Erano tutti comunisti e si sposavano tutti in chiesa».
• Iniziò «alla radio svedese. Andai in Svezia a 18 anni con un mio amico e ci rimasi otto anni, spesso facevo lo chaperon agli italiani importanti che arrivavano. Quando Salvatore Quasimodo venne per il Nobel lo accompagnai dovunque. Musei, gallerie. Alla fine, distrutto, mi disse: “Ma qua non si fotte?”».
• Su Bandiera gialla: «Proponevamo canzoni che normalmente la Rai non mandava in onda, avevamo creato un gruppo di ragazzi niente male (Loredana Bertè, Renato Zero, Mita Medici). E poi dimostravamo che se uno aveva un’idea, la poteva anche realizzare».
• Su Alto Gradimento: «Nella prima puntata, lessi l’elenco di parole sconsigliate alla radio: sudore, inguine, amante, ernia, piedi, divorzio, membro. Cosa successe? Niente. Però i primi giorni tutti in via del Babuino mi consideravano come un marziano, anche Corrado mi guardava allibito. I personaggi di allora nascevano dall’improvvisazione, sul filo del cazzeggio. Vivevano fin quando i loro modi di dire funzionavano».
• Non è la Rai, programma cult dei primi anni Novanta (in onda dal 9 settembre 1991 fino al 1995), era una diretta con cento ragazzine che, senza saper far nulla, si provavano a cantare, ballare, giocare. Presentato nella prima edizione da Enrica Bonaccorti, poi da Paolo Bonolis, infine da nessuno. O meglio dalla quindicenne Ambra Angiolini, ben presto star assoluta del programma, che Boncompagni teleguidava – nelle risposte e nelle movenze – con un auricolare. Le selezioni provocavano ogni anno un’invasione di adolescenti accompagnate dalle madri. «La più famosa è diventata Ambra, rapida, brava, simpatica e poi Claudia Gerini, la quindicenne Nicole Grimaudo da Caltagirone, Miriana Trevisan, Laura Freddi, Alessia Merz. Tutte avevano qualcosa di speciale. Erano normali».
• Passa per il padre di veline e letterine: «Noi le abbiamo anticipate, infatti Antonio Ricci ci seguiva moltissimo e ci ha sempre tributato gli onori della primogenitura». Differenza tra le sue ragazze e quelle di oggi: «Quelle di oggi d’essere delle “markette” ce l’hanno scritto in fronte. E poi sono tutte uguali. E per giunta, a differenza delle mie, parlano. E questo Dio non glielo perdonerà mai. Le mie erano mute, le chiamavano “sorcomute”».
• «Ambra era bravissima. Capì il gioco, lo assimilò subito, lo metabolizzò immediatamente. La trovata fu che una ragazzina di 15 anni dicesse cose che ignorava. Facevo le citazioni più impossibili. Lei le sbagliava e si metteva a ridere. Ci siamo divertiti molto. Era simpaticissima».
• «Ho scritto Il mondo, la canzone di Jimmy Fontana. Ci ho comprato una casa. Venti milioni. Tutte le canzoni di Raffaella Carrà ancora mi rendono un sacco di soldi».
• Frasi «Chi sa fare fa, chi non sa fare fa la tv».
• «Questa tv è terribile, però anche i varietà di una volta facevano spavento. Tolto Antonello Falqui, il resto era inguardabile».
• «A me la prima serata non piace. È preda dei format. Io sono un regista-autore. I format li può fare chiunque».
• «Io sono un animale daily calibrated. Sono tarato per i tormentoni, le cazzate quotidiane da propinare alla gente. Io sono quello di Non è la Rai, di Pronto Raffaella e Macao, tutta quella robaccia là».
• «Non sono così venale. Mi faccio ben pagare quando mi rendo conto che faccio guadagnare molto. Ho avuto grossi contrattoni giusto con Silvio Berlusconi».
• «In televisione passa solo robaccia. Che si divide in due categorie: robaccia con ascolti alti e robaccia con ascolti bassi».
• «Il mio sogno è una polizia televisiva. Guidata da me, naturalmente. Un gran monitoraggio delle stronzate con seguito di manette, arresti e ai recidivi pene in un carcere speciale, vediamo, ecco sì: Guantanamo».
• «Per fare tv uno deve essere un figlio di puttana mica una mammoletta».
• «I ragazzi son destinati a rincoglionirsi. Li frequento e li trovo indietro. Non vanno mai da nessuna parte, figliano, si annoiano, si tradiscono, vanno a Ibiza in vacanza. Dovrebbero istituire una legge: “Vietato andare a Ibiza salvo permessi speciali per malattie incurabili”» (a Malcom Pagani) [Fat 11/5/2012].
• Politica Per Non è la Rai venne violentemente attaccato dai cattolici: «I cattolici che vogliono? Sono i principali responsabili della rovina del paese».
• «Alla Rai sono sempre passato per comunista. Quando ti attribuiscono una patente è come un marchio. Comunista? Comunista. Ma comunista all’acqua di rose. Mica un attivista. Ho sempre votato comunista, frequentavo Giorgio Amendola, ed ero amico di Giorgio Cingoli, direttore di Paese Sera. Laureato comunista. Ma non facevo le manifestazioni».
• «Sono sempre uno di sinistra, però è una cosa così vaga. Quelli di sinistra sono noiosi, religiosi. Ma sono noiosi anche quelli della sinistra che vanno a destra. Io in ogni caso ho anche amici a destra. Il mio più caro amico è un senatore di An, Giuseppe Consolo».
• Scriveva (quasi) tutti i giorni una letterina al Foglio: «Avevo visto a cena Giuliano Ferrara, che rideva a qualcuna delle mie battute. Tanto che aveva fatto scrivere a uno dei suoi giornalisti più bravi, Stefano Di Michele, una mia biografia in un’infinità di puntate che aveva avuto un certo successo. Poi è venuta la collaborazione. Ci lavoro parecchie ore al giorno».
• Religione «Mi stupiscono quelli che ancora credono nella religione. I cattolici ridono dei musulmani, dei loro paradisi con le vergini, dei loro digiuni, ma la nostra religione non ha meno follie. C’è gente che fa ancora la comunione».
• Vizi Le ragazze giovani. Tra i suoi amori, Raffaella Carrà: «Con lei sono stato dieci anni. Tre anni più che con mia moglie»; Claudia Gerini: «Con lei mi sono divertito molto. Era spiritosa, simpatica, intelligente. Aveva un grande senso dell’umorismo. Ha avuto un grande maestro, me»; Isabella Ferrari: «Una che è diventata un’attrice famosa. È diventata anche colta. Io non c’ero riuscito a farle leggere i libri. Le si chiudevano gli occhi alla prima pagina».
• «Anche se volessi andare con una mia coetanea sarebbe difficile perché sono quasi tutte morte» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Guardava pochissima televisione: «Già il farla mi sembra abbastanza grave».
• Ritoccava col pc opere pittoriche di artisti riconosciuti.
• Appassionato di cibi surgelati.
• Suo motto: «Presto e male».