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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Dino Boffo

• Asolo (Treviso) 19 agosto 1952. Giornalista. Ex direttore di Avvenire (dal 1994 al 2009). Dall’ottobre 2010 al febbraio 2014 è stato direttore di rete di TV2000.
• «Così bianco, raccontano ridendo gli amici, che il padre camionista (coincidenza: come il papà di Angelo Scola) era l’unico a girare con l’autocarro tappezzato con una sola donnina: la Madonna. Nato nel borgo di Onè di Fonte, adagiato sotto i colli asolani, crebbe attaccato alle tonache dei preti: chierichetto, dottrina, processioni, ping pong all’oratorio, novene mariane, cori in latino (“Eia ergo, advocáta nostra, / illos tuos misericórdes...”) e scuola dai preti al mitico istituto Filippin di Paderno del Grappa. Mandato a farsi le ossa a Roma, dove finì ancora giovanissimo a capo dell’Acr (Azione cattolica ragazzi) che allevava i lupetti, i pionieri dell’associazionismo religioso. Nella sua chiesa è rimasto sempre. Salendo di gradino in gradino, di sagrato in sagrato, di pulpito in pulpito. Prima responsabile trevisano dell’Azione cattolica, poi direttore del diffusissimo settimanale diocesano La vita del popolo, poi vicedirettore di Avvenire e infine direttore» (Gian Antonio Stella).
• Durante la campagna elettorale del 2008 andò al Tg1 per perorare la causa di Casini, con cui Berlusconi non intendeva imparentarsi sulla scheda elettorale (pretendeva la confluenza). Il gesto fu interpretato come una pressione di Ruini sul Cavaliere.• Nel 2009 scoppiò il caso che lo portò alle dimissioni da direttore di Avvenire. «Nell’estate del 2009 iniziarono a circolare racconti e testimonianze riguardo le frequentazioni dell’allora PresdelCons con alcune prostitute, e Avvenire fu uno dei quotidiani che più criticò il suo stile di vita. Il direttore di Avvenire era allora Dino Boffo, che scrisse alcuni editoriali molto pesanti contro Berlusconi. Il 28 agosto del 2009 Vittorio Feltri sul Giornale accusò Boffo di essere “incoerente” pubblicando un documento – presentato come un’informativa della polizia – nel quale si leggeva che Boffo era stato “querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione”. Ne nacque un gran caso: Boffo definì il documento “una patacca”; il gip di Terni smentì l’autenticità del documento pubblicato dal Giornale; venne fuori che Boffo nel 2004 era stato effettivamente condannato per il reato di molestia alle persone; Boffo disse che la vicenda era stata causata da altri e non si dichiarò responsabile delle telefonate. Il 3 settembre Boffo si dimise dalla direzione di Avvenire. Tre mesi dopo, a dicembre, Feltri scrisse sul Giornale riguardo il caso Boffo: “La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali”. Feltri fu poi sospeso per tre mesi dall’ordine dei giornalisti. Dino Boffo un anno dopo fu nominato direttore della tv vaticana TV2000. L’espressione “metodo Boffo” è entrata da allora nel lessico della politica italiana, diventando sinonimo di campagna di stampa basata su illazioni e bugie allo scopo di screditare qualcuno per ragioni politiche» (Ilpost.it). • «Caso Boffo, parte seconda. L’ irritazione che trapela dai piani alti del Vaticano dopo il pranzo riparatorio (e pubblico, in un ristorante milanese) dell’ex direttore di Avvenire con il direttore del Giornale Vittorio Feltri – che a settembre lo aveva attaccato e costretto alle dimissioni – è tutta in un passo evangelico (dal processo a Gesù) citato con sarcasmo a mo’ di commento: “In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici, prima infatti c’era stata inimicizia tra loro”. Tira di nuovo un’aria pesante [...] il pranzo milanese ha riaperto le ostilità. Epicentro, stavolta, il Foglio di Giuliano Ferrara, che ieri, ricostruendo il famoso pranzo tra Feltri e Boffo, ha tirato le fila di ciò che aveva già scritto nei giorni scorsi e indicato in un “mandante istituzionale” la mente delle accuse che lo stesso Feltri ha poi ammesso false: la “velina” contro Boffo sarebbe stata mandata al Giornale da una “personalità della Chiesa” di cui “ci si deve fidare istituzionalmente”, recapitata dalla “gendarmeria vaticana”, con tanto di telefonate fatte “dal direttore dell’Osservatore Romano Gian Maria Vian” per “avvalorare il documento falso”. Dulcis in fundo, il riferimento al “diretto superiore del direttore dell’Osservatore”, cioè il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone» (Gian Guido Vecchi) [Cds 3/2/2010]. La smentita della Segreteria di Stato della Santa Sede con un comunicato del 9 febbraio 2010: «Dal 23 gennaio si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano Avvenire, con l’evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore de L’Osservatore Romano, arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato. Queste notizie e ricostruzioni non hanno alcun fondamento. In particolare, è falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore de L’Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire; è falso che il direttore de L’Osservatore Romano abbia dato – o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo – informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate».• Nel 2012 uscì il libro di Gianluigi Nuzzi, Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI (Chiarelettere), che riportava una lettera inviata per fax da Dino Boffo a padre Georg Gänswein dalla sua casa di campagna di Oné di Fonte, in provincia di Treviso: «Sono venuto a conoscenza di un fondamentale retroscena e cioè che a trasmettere al dottor Feltri il documento falso sul mio conto è stato il direttore dell’Osservatore Romano, professor Gian Maria Vian, il quale non ha solo materialmente passato il testo della lettera anonima ma ha dato ampie assicurazioni che il fatto giudiziario da cui quel foglio prendeva le mosse riguardava una vicenda certa di omosessualità...». «Senza entrare nel merito del contenuto della corrispondenza Boffo ha prima difeso la sua strategia del silenzio ai tempi dello scandalo esploso per via di un documento diffuso da Il Giornale su presente molestie e poi rivelatosi falso (“Scelsi di non rispondere agli attacchi perché parlare per metà sarebbe stato un parlare non giusto”) e poi esprime profondo dispiacere per la pubblicazione delle carte segrete vaticane “perché anche se io sono beneficiato da questa operazione, l’immagine della Chiesa ne viene sporcata e la Chiesa è mia madre e mia madre è bella”» (Giovanna Cavalli) [Cds 20/05/2012].