28 maggio 2012
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Biografia di Andrea Bocelli
• Lajatico (Pisa) 22 settembre 1958. Cantante. Ha venduto oltre 70 milioni di dischi nel mondo. «Canta le canzoni come l’opera e l’opera come le canzoni» (Alberto Dentice).
• Ultimo disco: Love in Portofino (2013, «tutte canzoni che cantavo da ragazzo, sono i brani che mi venivano chiesti più spesso quando facevo il pianobar». Il penultimo album, Passione (2013) è arrivato al secondo posto nella classifica americana ed è entrato nella top ten inglese. Contiene duetti con Jennifer Lopez e Nelly Furtado.
• Invitato a Bracciano per le nozze di Tom Cruise e Katie Holmes, non ha cantato l’Ave Maria di Schubert: «Sono cattolico e la loro cerimonia segue il rito di Scientology». Il suo dono agli sposi: un cofanetto d’oro con una compilation incisa in esclusiva (novembre 2006). L’ha cantate, invece, alle nozze tra il principe Alberto II di Monaco e Charlene Wittstock, il 2 luglio 2011.
• Ospite di Fiorello a Viva Radio2 intona My Way di Frank Sinatra, canta in falsetto Anima mia dei Cugini di Campagna, imita Francesco Guccini e interpreta al pianoforte i brani che eseguiva nei pianobar all’inizio della sua carriera (giugno 2007).
• Nel settembre 2007 si esibisce per la prima volta alla Staatsoper di Vienna, uno dei templi mondiali della musica classica e dell’opera lirica.
• Dicembre 2007: nella sua sesta settimana di permanenza nella Uk Album Chart, Vivere – The best of Andrea Bocelli conquista il quarto posto nella hit inglese, superando Eagles e Led Zeppelin (quinta e sesta posizione). La raccolta dei maggiori successi di Bocelli ha venduto nel Regno Unito, mercato quasi sempre inaccessibile per gli italiani, mezzo milione di copie. Nel mondo, le copie vendute sono tre milioni.
• Nel 2009 il regista Franco Zeffirelli lo vuole come protagonista nel suo documentario Omaggio a Roma, nei panni di Mario Cavaradossi della Tosca. Con lui Monica Bellucci (Tosca).
• Il 2 marzo 2010 ha ricevuto una stella nella Hollywood Walk of Fame. È il settimo italiano dopo Arturo Toscanini, Anna Magnani, Bernardo Bertolucci, Sophia Loren, Enrico Caruso e Rodolfo Valentino.
• Già presidente onorario della Fondazione Arpa, nel 2011 ha creato la Andrea Bocelli Foundation.
• Nel febbraio 2013 ha partecipato come ospite al Festival di Sanremo e ha cantato accompagnato al pianoforte dal figlio Amos.
• La sua canzone, Con te partirò, è una di quelle che hanno fatto guadagnare di più alla Siae, dopo Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno e Caruso di Lucio Dalla (Rolling Stone 30/9/2012).
• Vita Nato con un glaucoma congenito, a 12 anni diventò completamente cieco causa un colpo di testa durante una partita di calcio che gli procurò un’emorragia cerebrale.
• Da bambino suonava l’organo in chiesa e cantava ai compleanni. Prima vittoria in una competizione musicale: il Margherita d’Oro di Viareggio dove cantò ’O sole mio. Laurea in Legge a Pisa, lavorò per un anno nello studio di un avvocato. Prime lezioni di canto dal maestro Luciano Bettarini, per arrotondare suonò in pianobar e osterie.
• «Era un oscuro pianista di pianobar, ancorché dotato di laurea in Giurisprudenza. La sua famiglia, dedita al commercio, ne aveva assecondato volentieri la passione per il canto e per la classica; il suo maestro era il tenore Franco Corelli, dal quale andava a prender lezioni a Torino. Si esibiva nei locali della sua Toscana, sorprendeva i clienti con l’uso di un doppio registro, classico e pop. Fra una canzone di Claudio Baglioni e un Nessun dorma, una sera lo ascoltò (e prontamente lo adottò) Michele Torpedine, allora manager di Zucchero» (La Stampa).
• Zucchero gli fece incidere Miserere con lo scopo di convincere Luciano Pavarotti a cantarla (gli rispose di farsi piuttosto accompagnare dallo stesso Bocelli).
• Fosse stato per lui avrebbe iniziato con la musica classica: «Sapevo già la risposta: caro ragazzo, lei non vede la bacchetta del maestro. Sarebbe stato come andare alla Ferrari e dire: buongiorno, mi fate fare un giro con una “rossa”? Mi avrebbero mandato lo psicanalista. Ricordo quando mi informai per prendere lezioni di canto. Mi dicevano: lascia perdere, non è roba per te».
• Esordio nel 1994 al Festival di Sanremo (sezione Giovani), vinse con Il mare calmo della sera. L’anno dopo partecipò tra i big con Con te partirò (la versione inglese, Time to say goodbye, vendette quasi 3 milioni di copie). Nello stesso anno interpretò MacDuff nel Macbeth di Giuseppe Verdi, cantò con Pavarotti a un concerto di beneficenza a Modena, si esibì davanti a Giovanni Paolo II.
• «Quando mi sono affacciato su palcoscenici d’opera ero famoso solo per aver cantato canzoni: molti hanno pensato fossi un avventuriero, un corsaro. In realtà vengo da studi musicali ortodossi: pianoforte e canto. Si possono discutere i risultati, ma io mi sono sempre impegnato affinché la musica trionfasse nella sua integrità e, se c’è un purista al mondo, quello sono io: ho sempre difeso, anche contro i miei discografici, il canto non amplificato».
• Ha inciso varie opere complete (La bohème, Il trovatore, Werther, Tosca, Madame Butterfly, Carmen).
• Sposato dal 1989 con Enrica Cenzatti (orafa all’epoca diciassettenne), separato dal 2002. Due figli: Amos e Matteo. «Convivere con un cantante non è facile: Amos, il mio figlio più grande, quando mi sente cantare mi dice spesso: “Papà, basta!”» (da un’intervista di Pietro Acquafredda del 1998). Il 21 marzo 2012 è diventato padre di Virginia, avuta dalla nuova moglie, Veronica Berti.
• I due si sono sposati il 21 marzo 2014, dopo dodici anni di fidanzamento a Livorno. In chiesa, lei indossava un abito di Ermanno Scervino. Lui ha intonatol’Ave Maria.
• «Mio nonno, che aveva studiato e commerciava in macchine agricole, considerava la terra come la sua vera vocazione. Mio padre ha ereditato la passione, l’azienda agricola e gli infiniti problemi che essa si trascinava dietro. Si è rimboccato le maniche e, con l’aiuto prezioso di mia madre, ha tirato avanti con entusiasmo, idee ed energie fresche. Ha ampliato la proprietà […]. Mio fratello Alberto, che è architetto, ha preso in mano l’azienda e [...] si è appassionato alla viticoltura. Quando torno a casa dai miei viaggi, la bottiglia di vino della mia terra mi rende felice: mi fa pensare a mio padre, che non c’è più» (Mario Feiffer) [Chi 23/3/2011].
• Nella natìa Lajatico organizza dal 2006 il Teatro del Silenzio, una formula che riprende il Pavarotti & Friends. Marinella Venegoni: «Andrea Bocelli è una sorta di Fitzcarraldo. Se il protagonista del film di Herzog era pronto a far passare una nave sulle colline pur di portare, a inizio Novecento, un teatro dell’opera nel bel mezzo della foresta amazzonica e farci cantare Enrico Caruso, il tenore toscano mette in scena il sogno di esibirsi nel minuscolo paese natale fra Pisa e Volterra, in un luogo impervio e irreale per ogni regola di showbusiness: è un anfiteatro naturale raggiungibile solo con una lunga e stretta strada, popolato di campi di grano, sullo sfondo prati e file di cipressi».
• A ottobre del 2013 si è diplomato in canto al Conservatorio Puccini della Spezia, dove studia anche il figlio Amos. Titolo della tesi: “Il valore e il senso del canto lirico agli inizi del terzo millennio”. In passato aveva studiato pianoforte al Conservatorio di Livorno, ma non si era diplomato («Avevo sospeso per motivi logistici: Livorno era distante da casa mia, i miei genitori dovevano portarmi lì due/tre volte alla settimana e diventava complicato. E poi avevo anche dei problemi tecnici perché nessuno all’epoca conosceva il Braille»).
• Ha una villa di quattro piani a Forte dei Marmi (Lucca), «lampadari liberty, colonne di marmo, putti in piscina, uno studio con un immenso pianoforte a coda, tende a righe bianche e celesti, un centinaio di premi, altrettante fotografie, tutte appese alle pareti» (Alessandra Troncana) [Cds 29/9/2012].
• Un rimpianto: non aver risposto a una telefonata di Michael Jackson il giorno prima che morisse (Andrea Scarpa) [Vanity Fair 25/11/2009].
• «Mi piace la musica di... Quello che sembra canti l’opera» (David Beckham al giornalista Alberto Costa, alludendo ad Andrea Bocelli) [Cds 28/1/2009].
• A un’asta di beneficenza organizzata da Muhammad Alì, l’ex campione di pugilato, una cena con Andrea Bocelli e un soggiorno in Toscana sono stati battuti alla cifra di un milione e quattrocentomila dollari (Cds 8/4/2012).
• Critica «Il divo musicale più popolare del nostro tempo, il campione dei dischi best-seller, la star del ponte tra lirica e pop, il tenore-icona struggente e non vedente» (Leonetta Bentivoglio).
• «Il suo canto esprime una metamorfosi profonda, forse senza ritorno, nel carattere “tenorile”, la voce maschile per eccellenza. Un tale successo, certamente dovuto anche alla solidarietà per la sua difficile vicenda umana e per l’indomabile voglia di vivere che ha sempre dimostrato, non sarebbe stato possibile solo una generazione fa. Al tempo di Corelli, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano nessuno avrebbe pensato di definirlo tenore. Nessuno avrebbe avuto l’idea di fargli incidere Bohème e Tosca e di sottoporlo al rischio del confronto con altri interpreti, così più sicuri nel sostegno del fiato, nella potenza, nel colore, in una parola nella qualità della voce che distingue un cantante lirico da uno leggero. E il pubblico sarebbe stato un giudice severo, ascoltando un E lucevan le stelle così levigato e timido, estraneo a quell’impeto di passione e di disperazione che pulsa nel canto di Mario Cavaradossi all’alba del suo ultimo giorno. Nessuno di quella giuria lo avrebbe premiato. Oggi no, oggi la sua voce delicata, non aggressiva, mai perentoria, convince. Il gusto cambia, radicalmente: all’inizio del Settecento piaceva la voce senza sesso degli “evirati cantori”, alla fine li chiamavano “capponi”, e così nacque il bisogno di ascoltare delle credibili voci maschili: i tenori. Un secolo fa se un tenore non esagerava nel singulto verista, erano fischi: adesso, quei suoni ci sembrano muggiti, preferiamo lo stile. Pavarotti è stato la sorpresa di una voce bella, morbida, però ancora possente, sbalzata; Bocelli porta a compimento una progressiva perdita di peso, di autorevolezza specifica della voce virile. Il maschio non batte più i pugni, neppure quando canta. A ogni epoca i suoi tenori, e nella nostra sembra ormai aver perduto ogni senso comune la distinzione tra canto lirico e canto leggero: Bocelli passa da Sentimento alla Gelida manina sempre con la stessa voce, cosiddetta di tenore» (Sandro Cappelletto).
• «Il solfeggio è un optional, l’intonazione è tutta personale, l’accento di un pavarottismo “vorrei ma non posso”» (da una celebre stroncatura di Francesco Maria Colombo sul Corriere della Sera).
• «Mi spiace, ma devo dichiararmi del tutto incompetente. E il motivo è semplicissimo: non ho mai sentito cantare Bocelli» (la volta, era il 1999, che chiesero un parere a Paolo Isotta, critico del Corriere della Sera).
• Frasi «Mi consola che anche la Callas... Di tutto scrissero, certi critici. Di tutto. E su Franco Corelli, Mario Del Monaco. Giorgio Gualerzi arrivò a scrivere: “Del Monaco, che viene dalla scuola del muggito...”. Del Monaco!».
• «La prima volta che vidi Zucchero, una star che nella mia immaginazione di ragazzo di campagna doveva essere al culmine della contentezza, fui stupito di trovare un uomo problematico e infelice. A tanti anni di distanza ho capito perché. La popolarità si nutre di privacy, la pretende e la fagocita. Distoglie dalla vita famigliare e fa fallire i matrimoni. E poi deve sopportare troppi veleni».
• «Io rifiuto di seguire il modo di cantare di oggi, che annulla l’uso del portamento. Seguo la tradizione del periodo d’oro dell’opera, così si arriva dritto al cuore della gente».
• «Ci sono tante partiture che non canterò mai perché non sono adatto. Una volta c’erano maggiori possibilità per i cantanti di provare le opere in teatri di provincia fino a capire bene quali erano le più congeniali alla loro voce. Oggi la frenesia e i problemi economici fanno correre molti più rischi e non sempre si canta quello che ci è più congeniale».
• «Non amo i cantanti che si propongono da soli. Bisogna essere chiamati dagli altri, bisogna sentirsi dire: “Please, sing for us!”».
• A quelli che dicono che ha successo perché è cieco: «Non mi ci metto neanche a spiegare cosa vuol dire esser cieco. Qual è il danno non solo personale ma anche professionale. D’altra parte, se fosse un vantaggio si chiamerebbe vantaggio, non handicap. In questo campo poi! Con il giro d’affari che c’è nel mondo della musica!».
• «Se Dio avesse una voce, sarebbe molto simile a quella di Bocelli» (Céline Dion).
• Vizi Appassionato di cinema: «Quando parla di un film, Bocelli usa il verbo di tutti: “L’ho visto, non l’ho visto”. “I sensi sono cinque e alla fine ad elaborarli insieme è sempre il cervello — sostiene —. Ci sono persone che guardano tutto e non vedono niente e chi, senza guardare, vede tutto”. Perché il cinema è racconto, non solo per immagini. “Ci sono musica, dialogo, rumori. Ciascuno vive un film a modo suo”. Persino quando il caso fa gli scherzi: “A 15 anni capitai con i miei in un cinemino dell’Abetone dove si andava senza neanche sapere cosa facessero. Davano un film muto e a me restava solo la musica. Che si ripeteva uguale nei momenti più comici, quando la gente scoppiava a ridere. Mi abbandonai al ritmo e risi anch’io”» (Giuseppina Manin).
• «Mai fumato, niente alcolici. La voce risente di tutto. Conta anche non sforzare. Il canto non dev’essere mai fatica».
• «Ho un’idea tolstojana della vita. Credo che gli uomini siano strumenti della storia. La storia si fa da sé. Noi decidiamo solo dove posare il piede. Ma la direzione è preordinata».
• Appassionato di cavalli e ciclismo (va in tandem): «Un grande sport per storia e tradizione, amatissimo, epico. Da bambino andavo a vedere il Giro d’Italia: l’attesa dei corridori, il passaggio della carovana, il fruscio delle ruote, poi di corsa a casa davanti alla tv. Sono nato a Lajatico, vicino a Peccioli, la patria della coppa Sabatini. In Toscana si respira ciclismo».
• «Sono insonne, e ho la radio sul comodino. Ascolto, talvolta chiamo, ma spesso quando dico che sono Andrea Bocelli non mi credono».
• «Ricco è una parola che non ha senso. Rispetto ai ricchi della terra sono molto povero, rispetto ai poveri sono molto ricco».