28 maggio 2012
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Biografia di Paola Binetti
• Roma 29 marzo 1943. Neuropsichiatra. Direttore del dipartimento per la Ricerca educativa e didattica presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, presidente della Società italiana di pedagogia medica, membro del Comitato nazionale di bioetica, dal 1973 al 1990 diresse un Centro di orientamento per adolescenti con servizio di consulenza ai genitori. Deputata dell’Udc. Già senatrice della Margherita (teodem) nella XV legislatura e deputata del Pd nella XVI. Il cambio di partito è avvenuto in seguito alla candidatura di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio che, secondo la Binetti, «ha messo in luce tutti i limiti del Pd (…) è un segno evidente che il Partito democratico rischia di consegnarsi nelle mani della cultura radicale, qualcosa di molto distante da quella che è la mia vita, il mio pensiero e la mia esperienza».
• «Una cattolica apostolica ruiniana presidentessa del comitato Scienza & Vita o, come la chiamano tout court, il braccio armato della Cei che abbatté il referendum sulla fecondazione, l’ultracattolica che voleva l’indagine conoscitiva sulla 194» (Francesco Battistini).
• «Ultracattolica. Di tanto in tanto porta il cilicio (l’ha detto lei) per mortificare il corpo e offrire a Gesù il suo sacrificio. Questa prassi, ormai desueta, suscita rispetto ma fa anche impressione. Nello smaliziato mondo di oggi può perfino provocare comicità. Infine la Binetti è seguace dell’Opus Dei. Ma si è iscritta al Partito democratico o meglio: viene dai Popolari di Franco Marini, quindi dalla Margherita, per avvenuta fusione è infine approdata al partito di Walter Veltroni» (Eugenio Scalfari).
• È o no la quinta colonna di Camillo Ruini? «Falso. Su vita, famiglia, scienza, libertà, dialogo la pensiamo allo stesso modo. Ma noi non siamo l’armata di nessuno, perché nessuno fa una guerra a nessuno. Il cardinale non è mai stato né di qua, né di là. E nemmeno io, che un tempo votavo la Dc di Aldo Moro e Carlo Donat-Cattin, non ho mai avuto tessere di partito. Io vengo dalla scienza e quello che vorrei portare è una politica meno da talk-show, senza aggressività reciproca».
• Ospite di Tetris (il “surreality” della politica italiana condotto nel 2007 su La7 da Luca Telese), parlò di «omosessualità come devianza», da qui lo stupore di molti quando si seppe della sua amicizia con la diessina Anna Paola Concia, copresidente di Gayleft da lei assistita quando fu operata per un tumore alla tiroide: «Dopo essere caduta come una stupidona nel trappolone dello show tv, quello dove ho definito “malati” i gay, sono diventata l’icona negativa per la comunità omosessuale. Binetti uguale diavolo. Anna Paola scrisse un articolo su di me su l’Unità: “Cara Binetti, guariscici”». La Concia: «E il risultato è che lei mi telefonò: “Scusa, non avevo capito la sofferenza che potevo provocare. Sono stata travisata”. Allora ci siamo viste e abbiamo parlato. Volevo farle capire chi sono gli omosessuali. Devo dire che ci ho messo meno a spiegarlo a lei che a tanti dirigenti del mio partito».
• «Ai gay riconosco doti umane non comuni. Prenda gli stilisti: prenda il povero Gianni Versace, o Domenico Dolce e Stefano Gabbana e Valentino... Non sono grandiosi? Una sensibilità tutta femminile e un pragmatismo tutto maschile».
• Nuove polemiche quando (6 dicembre 2007) facendo mancare il suo voto sul decreto legge sulle espulsioni mise in forte pericolo la sopravvivenza della maggioranza di centro-sinistra e di un governo che proprio sul pacchetto sicurezza aveva posto la 24esima fiducia. Franco Garelli: «Ciò che ha messo in fibrillazione lei e altri esponenti teodem è l’articolo che ha inserito nel decreto le norme antirazzismo, con riferimento al trattato di Amsterdam del 1997, che dà libertà agli Stati comunitari di prendere opportuni provvedimenti per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza, l’origine etnica, la religione, e così via. Si tratta di un riferimento fortemente voluto dalla sinistra radicale, con l’intento di riequilibrare una legge considerata liberticida, troppo sbilanciata sull’ordine e sulla sicurezza a tutti i costi, eccessivamente punitiva nei confronti degli immigrati, nata più come una reazione emotiva di fronte ad avvenimenti straordinari (l’uccisione di Giovanna Reggiani a Tor di Quinto a Roma, da parte di un romeno) che per un’analisi approfondita delle questioni in gioco. Di qui il compromesso di un voto di scambio, con la sinistra radicale che vota il pacchetto sicurezza ma ottiene la norma contro l’omofobia. Ma la Binetti e i teodem prendono subito le distanze. Le norme antirazzismo sono per loro un terreno pericoloso, una sorta di cavallo di Troia che può esporre chiunque al reato di opinione. Dagli immigrati a chi vive condizioni diverse, e ai gay in particolare, il passo è breve, per cui chiunque – ad esempio – si pronunci contro le rivendicazioni di diritti degli omosessuali rischia di esporsi a condanne pesanti. È l’ennesima battaglia per affermare i valori irrinunciabili, per ribadire la distinzione “cattolica” in politica». In molti chiesero la sua espulsione dal Pd. Vladimir Luxuria: «Mi aspetto che il Partito democratico cacci la deputata Binetti». Amedeo La Mattina: «Anna Finocchiaro si morde la lingua. Fa sapere di essere “molto irritata” per l’atteggiamento della senatrice; e qualcuno racconta che l’altra sera, al colmo dell’ira, avrebbe volentieri preso a schiaffi la Binetti». Alla Stampa che le chiedeva «se le avessero detto, “guarda che senza il tuo voto il governo va sotto”, lei avrebbe votato la fiducia?» rispose: «Non l’avrei votata lo stesso. Se un governo deve stare in piedi strangolando le coscienze, allora non ha motivo di esistere. In quel momento ho pensato: “se io cedo, quale ragione mai avrò per non cedere la prossima volta?”. La coerenza è un bene deteriorabile».
• Cancellate per un incredibile errore tecnico le norme antirazzismo, non escluse un intervento della Provvidenza (da lei invocata al momento del voto). Barbara Spinelli: «Dice che una mano è di sicuro scesa in Parlamento, grazie alle sue preghiere, conducendolo alla giusta decisione. Una decisione che concerne gli omosessuali e le idee che la senatrice, forte del suo sapere, si è fatta di essi: sono malati, da curare. Se così stanno le cose, il Parlamento non è il suo posto ma anche la sua religiosità suona falsa. Non è un atto di fede ma un atto di forza, che esclude chi non appartiene alla sua Chiesa e alle sue persuasioni. La mano di Dio, per il credente autentico, non la si percepisce e ancor meno la si capisce». Lucetta Scaraffia: «Sembra che lo sport più diffuso sui giornali sia attaccare e deridere Paola Binetti: dagli editoriali pomposi alle vignette umoristiche, senza provare il minimo imbarazzo a seguire tutti la stessa onda e aggredire una delle poche persone che – si sia d’accordo o no – ha il coraggio di esprimersi in modo non politicamente corretto».
• «Non mi sono sposata e non ho avuto figli. Ma ci sono tanti modi di amare e sentirsi amate. Non ho mai sentito il desiderio della gravidanza» [Donna Moderna 3/6/2009].
• Da giovane era bionda, ora non si tinge i capelli: «Il brizzolato è più riposante» [Donna Moderna 3/6/2009].