28 maggio 2012
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Biografia di Donato Bilancia
• Potenza 10 luglio 1951. Serial killer. Autore in gioventù di furti e rapine, tra il 1997 e il 1998 fu colpevole di 17 omicidi tra Liguria e Piemonte (usando sempre la sua Smith & Wesson). Fermato il 6 maggio 1998, incastrato grazie al Dna prelevato da una tazzina di caffè, confessò otto giorni dopo il fermo. Al termine di 36 udienze fu condannato a 13 ergastoli e 28 anni di reclusione (sentenza della Corte d’Assise).
• Per Luciano Garofano, comandante dei Ris di Parma fino al 2009, questo è stato il primo caso in Italia in cui scienza e indagine tradizionale si sono unite nella lotta al crimine. «Grazie alla scienza l’assassino fu individuato nel giro di un mese, quando nei sei precedenti si era brancolato nel buio» (Luciano Garofano) [CdS 31/03/2011].
• Nel 2004 fece molto discutere l’intervista che gli fece Paolo Bonolis per Domenica In.
• «Origini lucane, si trasferisce da bambino a Genova. Celibe, non ha mai avuto lunghi legami sentimentali. Nel 1974 viene fermato per detenzione abusiva d’armi, due anni dopo viene arrestato per rapina. Evade dal carcere in pigiama. Nel 1981 finisce sotto inchiesta per aggressione e, nel 1990, è ancora sotto inchiesta per lo stesso reato dopo aver colpito una prostituta. La catena d’omicidi che gli vengono attribuiti inizia la sera del 17 ottobre 1997: la prima vittima è Giorgio Centenaro, 52 anni, gestore di una bisca clandestina a Genova. Di seguito, ucciderà altre sedici volte. Ad aprile del 1998, poco prima di essere arrestato, uccide due donne nella toilette del vagone dove viaggiavano nel tratto Ventimiglia-La Spezia» (Panorama).
• «Simpatico ed esuberante, ma sotto sotto complessato e chiuso in se stesso. Gradasso, ma anche timoroso e gentile. Nessuna confessata passione per le armi, eppure una vocazione all’omicidio. Ha detto di sé: “Mi accadeva un fatto inquietante. Uscivo di casa e decidevo di ammazzare, come avrei potuto decidere d’andare al ristorante”» (Marcella Andreoli).
• Nel 1987 il fratello si suicidò buttandosi sotto un treno con il figlioletto in braccio. Raccontò la mamma Anna Mazzaturo ai tempi dell’arresto: «Un figlio premuroso, attento, telefonava ogni sera per sapere se stavamo bene. Veniva spesso a trovarci. Da ragazzo era vivace, pieno di vita. Era unito con il fratello. Da piccoli erano però tutti e due delicati di salute, i medici ci hanno consigliato un clima di mare. Per questo mio marito Rocco ha chiesto il trasferimento in Liguria. Prima eravamo arrivati da Potenza ad Asti. Ci siamo rimasti un anno, poi siamo passati a Genova. Lì stavamo bene, i bambini hanno superato tutti i problemi di salute. Crescendo, Donato ha combinato guai, ma cose non gravi. C’è una bella differenza con le accuse di adesso. Aveva il vizio del gioco, questo sì. Ma non è un delitto. Non sapeva smettere. Frequentava tante ragazze, qualcuna la portava anche da noi, per farcele conoscere. Aveva un bel negozio di abbigliamento a Genova. Non riusciamo a capire».
• Nell’aprile 2004 Repubblica pubblicò ampi stralci di una telefonata intercettata tra Bilancia, dal carcere di Chiavari e la madre: «Sanno tutti che sono da solo. Lo sapevano fin dal primo momento che non c’era nessun altro. (…) Per ora non c’è niente da fare, mi devono dare l’ergastolo: se mi prosciolgono, succede un casino... Poi, vedremo di affrontare un percorso di altro tipo. (…) Ti do una dritta: a 53 anni salto il muretto e sono di là. Capisci? Sono a Sanremo, a giocare al Casinò. (…) Le giornaliste mi scrivono per dirmi che sono bello. E gli altri mi dicono “Se lei vuole, parliamo della questione economica”. Mi ha scritto un tg, “Noi saremmo desiderosi di avere un’intervista in esclusiva”. Un miliardo, gli ho chiesto» [la Repubblica 25/4/2004].
• Carlo Cecchi l’ha interpretato nel film-tv L’ultima pallottola di Michele Soavi, dove si adombra l’idea che la voglia di uccidere gli venisse quando perdeva troppo al gioco.